Figuraccia o sintomo? Meloni inciampa sul suo Def

L'assunzione di responsabilità fatta da FdI a Montecitorio. L'approvazione con 221 voti. Ma cosa è accaduto nelle ore scorse. I numeri del Ko. E la reazione immediata

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Le 9.30 del mattino sono passate da poco quando il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Tremaglia, chiede la parola al presidente di turno a Montecitorio. Interviene in Aula durante la discussione generale sul Def e sulla nuova Relazione al Parlamento. Fumano ancora le macerie della votazione di giovedì che hanno visto il Governo andare sotto. E nella truppa di FdI suonano ancora gli strilli arrivati da Londra dove la premier Giorgia Meloni al momento del voto era in visita di Stato.

«Ieri eravamo qui, non eravamo a casa. Non c’era nessuno a spasso» esordisce Tremaglia: come a dire, gli assenti non eravamo noi. «Noi ieri eravamo presenti in Aula, avevamo 5 assenti come Fdi, la maggior parte dei quali per ragioni di salute. Detto questo, noi ci dobbiamo assumere le nostre responsabilità. Dobbiamo chiedere scusa ai nostri elettori e al Governo, che sta lavorando bene. Dobbiamo chiedere scusa, io personalmente, al presidente Meloni, la quale a noi di Fdi ha dato sempre esempio di umiltà e di serietà“.

Cosa è accaduto giovedì. E perché?

Il classico dei classici

Giorgia Meloni a Downing Street con il Primo Ministro Rishi Sunak

Il classico dei classici è quel laconico “ero al bagno”. E l’epica parlamentare ci ha consegnato fior di casi in cui ai Partiti sono mancate le stampelle giuste. Voti mancati causa improvviso ricorso alla carte igienica per far passare le loro linee e sedimentarle in azione ufficiale di governo o in dinieghi alla stessa. Nomi come Ciampolillo e Nencini sono stati totem di situazioni analoghe a quella che ha vissuto Giorgia Meloni ieri. Tutto come da copione, con motivi, moventi e letture che nel merito sono inoppugnabili ma che rimandano ad un dato consolidato.

Vuoi per mandare segnali, vuoi perché la portata dell’oggetto sfugge, a volte il parlamentari fanno “sole” clamorose ai loro team di riferimento. Domenico Scilipoti disse che “mamma stava male” ed oggi gli fa eco il giovane Francesco Maria Rubano. Lui però, in punto di candore, ha accusato quel che accade all’improvviso quando le prugne vanno a meta, considerando il timing e deducendo in libertà. E ha detto: “Mi sono recato in Aula, ho preso regolarmente la scheda dai commessi, poi sono andato in bagno e non sono riuscito a raggiungere in tempo l’emiciclo. Sono arrivato, purtroppo, a operazioni di voto concluse”. Insomma, da “come natura crea” a “quando natura chiama” è un attimo.

I numeri del Ko

L’Aula della Camera dei Deputati a Montecitorio

Conti alla mano al governo Meloni che doveva far passare il Def modificato alla Camera con almeno 201 voti ne sono mancati sei. Ma alla coalizione ne mancavano in tutto 45 su 4 gruppi. Così distribuiti: 14 di Fdi, altrettanti di Forza Italia, 15 della Lega e 2 di Noi Moderati.

Il pattuglione è poi diviso in due sotto categorie: chi era in missione, chi aveva il termometro sul comodino a prima e chi per motivi contingenti maturati al momento non ha partecipato al voto sullo scostamento di bilancio.

Un segnale politico? Difficile che sia stato quello ad innescare l’inerzia che ha fatto prendere d’aceto la Meloni e diventare idrofobo Giancarlo Giorgetti. A contare per esempio che mancavano 14 forzisti su un documento che metteva in spunta il loro vecchio cavallo di battaglia sulle pensioni minime la cosa torna poco. Gli azzurri ci avevano provato da subito a mantenere la promessa elettorale con cui Silvio Berlusconi aveva inaugurato la sua surreale stagione di consenso su TikTok.

Poi erano arrivati i conti della serva e da Arcore ci si era dovuti ridurre a promettere che il punto sarebbe andato a meta nell’arco della legislatura. Insomma, quei numeri sono sufficientemente alti per far presagire un sintomo ed abbastanza dispersivi per suggerire uno scivolone.

Subito rimedio

Giorgia Meloni

Un refuso imprevisto a cui stamane l’esecutivo mette rimedio con una nuova relazione ma senza alcun modifica sostanziale. Perché adesso è diventato un punto di onore far passare tutto com’era. E far capire che non ci sono sabotatori da processare ma pivelli da cazziare. Prima di mezzogiorno viene messo riparo. Seppure tra le polemiche: Foti (FdI) attacca l’opposizione e il Pd insorge per poi abbandonare l’Aula. In seguito il voto: la risoluzione di maggioranza passa con 221 a favore, 115 i contrari. 

Nel pomeriggio toccherà al Senato e la sensazione è che oggi Giorgia Meloni farà serrare i ranghi dei parlamentari talmente tanto che la coscrizione obbligatoria alla vecchia naja al confronto sembrerà un invito della Pro Loco per il calendario estivo.

E le opposizioni? Neanche loro lo hanno capito subito che ce l’avevano fatta e che davanti a loro erano spiattellati i numeri di una vittoria che per Meloni sa di fiele. La riprova? L’applauso in aula è scattato con quel tanto di ritardo da lasciar intendere che la “sorpresa” sia stata ecumenica e non studiata, magari con qualche chiacchierata in bouvette fra amici con tessere differenti.

L’eziologia di Elly

Elly Schlein (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Meglio di tutti forse l’ha messa proprio Elly Schlein, che essendo intelligente e verbosa si è giocata l’eziologia duale, quella che insinua due scenari e che per entrambi ha la chiosa mesta del “poveracci”. E ha detto: “Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza”.

Ovviamente serviva una summa e che fai, su un cross così non ci vai di testa? “In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo Governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese. Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l’Italia e la sua credibilità”.

Giorgia Meloni ha parlato di “incidente”. E con i pasticcini inglesi di traverso nella strozza ha risposto da Londra ai cronisti: “È stato un brutto scivolone ma non un segnale politico“. Probabilmente ha ragione lei, ma in politica quando fai una figuraccia è difficile che individuarne le cause serva a depotenziarla.

E questo Meloni lo sa benissimo, perciò per oggi girerà negli androni dei bagni con il lazo, un megafono ed una scatola di Imodium.