Figuranti, claqueur, scaricati, fulminati: figure da campagna elettorale

Questa campagna elettorale tristissima mette sotto i riflettori personaggi tra i più vari. Figuranti, claqueur, scaricati, fulminati: figure da campagna elettorale. Eccone una rassegna

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

L’Ufficio scritture “Figuranti/Claqueur” della Rai è il settore della Struttura Personale della Direzione Produzione Tv che contrattualizza, su richiesta degli Editori televisivi, claqueurs, comparse, figuranti, figuranti speciali, indossatori, acrobati, giocolieri, mimi, animatori, nani, ballerine…

Ho sempre trovato affascinante questo specifico settore dello spettacolo. Un crogiuolo di personaggi in cerca d’autore che cercano attraverso la partecipazione a questo o quel programma di essere notati. O comunque di sentire il brivido della partecipazione.

Cosa sarebbe la tv senza i claqueur. Pronti a riempire le fila ed attribuire il giusto applauso ai personaggi dei programmi. Ricorderete che mortorio i programmi dell’era covid senza publico e clacques.

I claqueur dei comizi

Anche la politica una volta era così. I comizi andavano riempiti e soprattutto la folla andava esaltata coinvolta caricata. Le clacques erano fondamentali, applaudire, ma non solo: occorreva sapere quando farlo, al punto giusto nel climax del discorso.

Peccato che i comizi non si facciano più e con loro scompaiono anche i gruppi di sostenitori rumorosi e festanti. La politica non è più comunicazione reale, non c’è più il pathos, il confronto, lo scontro verbale. Oggi i Partiti non sfidano più le piazze non si esibiscono anzi si nascondono.

Viene un politico candidato in città, un deputato, un senatore? La scelta è fra portarlo al comitato o per i più poveri al bar. Ed il pubblico, i sostenitori, le claques? Scomparsi. Pochi giorni fa un candidato alla Camera accolto in pompa magna in un comitato fiammante, dieci persone compresi i parenti stretti precettati per l’occasione. La soluzione? Il selfie solo del tavolo della presidenza e dichiarazioni roboanti che poco hanno a che fare con la realtà. Ci fosse stato ancora l’ufficio clacques politico sarebbe davvero servito.

Il bar del paese è il vero refugium peccatorum. Li già sai che non hai gente che ti viene ad ascoltare, allora provi la mossa estrema speri che ci sia qualche avventore già presente al bar che almeno ti aiuti a fare presenza. Per disperazione inviti anche i tuoi maggiori nemici interni pur di fare numero ed anche qui riprese di faccioni che parlano in primi piani da concorsi bimbi belli così che non si veda il contorno che svelerebbe il vuoto pneumatico di pubblico. Siamo talmente al paradosso ed alle truppe cammellate che al passaggio di un importante senatore romano l’altro giorno sono stati precettati un paio di politici locali che, terminato l’incontro al bar col centro destra, erano talmente convinti dal discorso che dopo poche ore partecipavano a pieno titolo alla riunione del centro sinistra. Voti sicuri diciamo. 

Il ruolo delle comparse

Foto © Jeanne Menjoulet

Però la figura del mese è il figurante. L’enciclopedia Treccani la definisce così: “Comparsa di modesto rilievo scenico o coreografico; personalità, specialmente politica, di secondo piano”.

Bellissimo il riferimento diretto alla politica ecco in queste settimane abbiamo visto più figuranti che politici veri battere il territorio.

Qualcuno è fantastico, non avendo la capacità di fare riunioni partecipate nella propria città va a fare il figurante nelle manifestazioni degli altri. Lo trovi appollaiato all’ultimo posto a sinistra del tavolo e parla poco ma parla bene: che tu lo senti e dici ma questo è uno bravo complimenti. Peccato che per farsi sentire da una platea debba emigrare nelle manifestazioni degli altri: a casa propria invece è “nemo propheta”.

Ve li ricordate quei personaggi del napoletano che venivano pagati per fare discorsi pubblici o per la maggior parte orazioni funebri, con quei toni forbiti e roboanti, con la voce suadente, che poi nella commedia napoletana dismesso il panciotto ed il vestito elegante si scopriva che facevano la fame e tornati a casa campavano di espedienti.

Con binocolo e Pantera Rosa

Ecco io ne conosco qualcuno. In aggiunta c’è anche la versione de luxe quella “homo sapiens” che in preda al masochismo, non avendo mai raggiunto le dieci presenze nei propri incontri, si dedica ad andare a contare le persone agli incontri degli altri. Li vedi parcheggiati nei supermercati al di la della strada con binocolo da teatro come le signore romane dell’Ottocento intenti a sbirciare o con i loro collaboratori che vestiti in mimetica camouflage si appropinquano ai luoghi del delitto, dove gli altri organizzano riunioni folte e partecipate,  con la stessa grazia della pantera rosa nei film con Peter Sellers. Alcuni hanno anche la musichetta col sassofono che li accompagna.

Tutti questi lo sappiamo presto scompariranno dalla politica e per farsi vedere dovranno fare la stessa carriera di Paolini il disturbatore: per farsi notare non gli resterà che mettersi dietro a dei politici veri. Qualcuno meno dotato farà la fine di Fortini quello che si mette dietro sempre con la penna in bocca pensoso.

Gli scaricati

Foto: Erik Schepers © Erikschepers.com

Ma bando ai personaggi ridicoli occupiamoci di quelli depressi e deprimenti. Gli scaricati.

Certo in epoca di dibattito energetico il verbo scaricare mette paura a tutti contemporaneamente. La mancanza di fonti energetiche mette ansia. Le trattative estenuanti in Europa non decollano soprattutto quella sul price cup sulla quale praticamente tutta l’Europa ci ha scaricato non sostenendoci in questa battaglia.

Ecco i veri scaricati siamo noi e dall’Europa prima ci chiedono di fare cartello contro i terribili russi rinunciando al comodo gas sovietico poi quando arriva il momento del sostegno spariscono più veloci di Speedy  Gonzales. Amiconi non c’è che dire. La Germania? No al price cup. La Francia? Ci scarica per davvero, annuncia che non ci potrà più vendere energia per i prossimi due anni. E lo stesso stanno per fare Svizzera, Austria e Slovenia.

Non c’è che dire scaricati davvero. Mentre Putin suadente sussurra “basterebbe togliere le sanzioni per riaprire il normale flusso del gas”. Morire eroi ma infreddoliti e tutti insieme per lo stesso principio è una cosa. Morire di freddo da soli è cosa diversa. Sulla quale una riflessione andrebbe fatta. L’Europa rischia di avere con noi lo stesso atteggiamento di quell’amico che ti tiene mentre gli alti ti menano. Ci tiene fermi a prendere gli schiaffi mentre si fa gli affari propri.

I fulminati

Enrico Letta (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ma i peggiori in classifica questo mese sono i fulminati.

Anzi prima c’è una figura mitologica metà scaricato e metà fulminato. L’homo Lettensis. Enrico Letta.

Ricorderete che sprezzante del periglio aveva annunciato che avrebbe girato l’Italia con il suo nuovo bus elettrico appositamente attrezzato per l’occasione. Niente a che vedere con la grandeur di Renzi che prendeva i treni interi ma c’è l’austerity accontentiamoci.

Insomma il povero Letta come prevedibile al secondo giorno è rimasto a piedi col pulmino perché scarico. Ma dico due calcoli sull’autonomia no? Ma soprattutto perché scegliere l’elettrico con questa crisi energetica. E non basta, passato qualche altro giorno esce la notizia che il pulmino è in avaria perché colpito da un fulmine. Che poi che percentuale c’è di essere beccati da un fulmine? Comunque al di la dei colpi di fortuna Letta diventa così l’unico scaricato e fulminato insieme. Un precursore.

Non è stato da meno il suo collega di partito Michele Emiliano che, fulminato dalla imminente presenza di Giorgia Meloni a Bari, preso da un impeto tra lo storico ed il bellico annuncia che faranno sputare sangue alla leader della destra e che per lei Bari sarebbe stata la Stalingrado d’Italia.

Risposta della Meloni arriva a Bari trova un bagno di folla ed alla fine del comizio tra migliaia di militanti festanti si fa un video nel quale urla “ Emiliano guarda un po’ la Stalingrado d’Italia” zoomando sulla immensa folla presente.

La lezione di Zarathustra

Fiorito e Calenda

Insomma anche i fulminati non mancano di fare sentire la propria voce eppure oggi l’accezione sembra negativa quasi uno sfottò. Ma un tempo il fulmine era precursore di grandi cambiamenti, anche filosofici. Chi non ricorda la frase di Nietzsche in “Cosí parlò Zarathustra”: “Io amo tutti coloro che sono come gocce pesanti che cadono a una a una dalla nera nube che sovrasta all’uomo: essi annunciano che sta per venire il fulmine e periscono come annunciatori. Vedete, io sono un annunciatore del fulmine, sono una di quelle gocce che cadono dalla nube: quel fulmine si chiama Superuomo”.

Una frase bellissima. Se capitasse oggi potresti stare sicuro che si alzerebbe in piedi Carlo Calenda e direbbe: “io ce l’ho il superuomo! Si chiama SuperMarioDraghi” mentre in sottofondo la folla composta da scaricati, figuranti e clacque urlerebbe in pieno romanesco popolare: “a furminatoooo”.

(Leggi qui tutte le opinioni di Franco Fiorito).