Filippo, l’iceberg messo sulla strada del Titanic teologico romano

Non è stata soltanto la nomina di un nuovo preside. E’ stata la sfida lanciata dalla chiesa di provincia ai seminari delle grandi università cattoliche romane. C’è questo dietro la scelta del professor Filippo Carcione come direttore dell’Istituto Teologico Leoniano di Anagni.

E’ questa la chiave per comprendere cosa c’è dietro la nomina del primo direttore laico nel seminario voluto da Papa Leone XIII per uniformare i preti delle province intorno ed a sud di Roma.

La sfida è di tipo dottrinale e sociale. E rappresenta un fortissimo segnale lanciato alla curia romana. Infatti, fino a questo momento, a capo della formazione nei seminari c’è sempre stato un religioso. Con la scelta del professor Carcione invece, i vescovi di ben 13 diocesi dicono a Roma che bisogna dare seguito ai principi delle encicliche Gaudium et Spes (la quarta costituzione apostolica conciliare promulgata da papa Paolo VI e uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II) e Lumen Gentium (la seconda delle quattro costituzioni dogmatiche conciliari). Insomma: il laicato va promosso, solo così ci può essere quella contaminazione e quella fusione che diffonde ancora meglio la Parola nel gregge.

Sollecitazioni contenute in quei documento fondamentali ma mai praticate nei seminari delle pontificie università romani, dove la direzione delle scuole è sempre stata lasciata nelle mani di vescovi e cardinali.

La scelta di Filippo Carcione è una risposta anche a quelli che hanno ipotizzato la chiusura del Leoniano di Anagni, sostenendo «Ma che ci fa un seminario alle porte di Roma, quando ne abbiamo tanti a pochi chilometri di distanza?». La risposta è proprio nella stessa decisione di Leone XIII che il 22 agosto 1897 lo volle affinché formasse i sacerdoti per le diocesi di quella che all’epoca era la provincia di Campagna e Marittima, affidandone la responsabilità ai padri gesuiti. Voleva che ci fosse una sensibilità diversa da quella urbana, vicina alle esigenze della gente, più a contatto con il mondo reale, capace di ricordare all’Urbe le vere esigenze del popolo di Dio.

A lanciare quel segnale di apertura, rinnovamento della chiesa scegliendo il professor Filippo Carcione, sono stati l’arcivescovo di Gaeta, i vescovi di Latina, di Palestrina, di Albano, di Velletri – Segni, di Frosinone – Ferentino, di Sora – Cassino – Aquino, di Anagni – Alatri, di Tivoli, della diocesi suburbicaria di Porto e Santa Rufina, di Frascati, di Sabina Poggio Mirteto.

Hanno messo in campo quello che viene considerato un iceberg della teologia: nel senso che quanto si vede è solo una parte della immensa scienza conosciuta.

Cinquantanove anni, docente dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, dal 1996 è stato affidatario di insegnamenti istituzionali in Storia bizantina, Civiltà bizantina, Storia del cristianesimo e delle chiese, Storia della cultura benedettina, Storia delle religioni, Storia moderna, Storia contemporanea e della comunicazione. Attualmente è affidatario degli insegnamenti di Storia del cristianesimo e delle Chiese; Storia della cultura benedettina; Storia moderna.

Laureato nel 1983 in Lettere presso l’università di Roma – Tor Vergata, discusse con il relatore Francesco Pericoli Ridolfini una tesi intitolata: “Giustiniano nelle controversie cristologiche del suo tempo”. L’anno successivo conseguì con lode il Magistero in Scienze Religiose presso la Pontificia Università Lateranense, discutendo con il relatore Marcello Bordoni, una tesi intitolata “Sergio di Costantinopoli ed Onorio I nella controversia monitelita del VII secolo”.

Il Leoniano era già da allora nel suo destino. Nel 1985 il professor Carcione fu il primo laico ad essere nominato docente nell’Istituto Teologico di Anagni. E ora è il primo laico ad esserne il direttore. Affianca il rettore don Leonardo D’Ascenzo che sovrintende all’ordinamento ed all’organizzazione del seminario.

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