Forza Italia, «Ognuno per conto suo»

Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Berlusconi nomina un nuovo Coordinamento a 5, escludendo Toti. C'è Mara Carfagna, ma si sfila: "Così si uccide il partito". Palozzi: "Via da Farsa Italia". Quadrini: "Noi di Fazzone restiamo"

Silvio Berlusconi frega tutti ancora una volta. Esce da Forza Italia prima che lo facciano gli altri, fonda un nuovo contenitore chiamato L‘Altra Italia, lascia tutti a discutere asserragliati tra le macerie del vecchio Partito. Nel pomeriggio esamina le bozze per la riforma di Forza Italia e nomina un comitato: Giovanni Toti saluta dicendo “Mi pare che ci siano le condizioni affinché ognuno se ne vada per conto suo“. Ma non se ne va. Mara Carfagna ha tutta l’impressione di essere stata nominata in un comitato di liquidatori e si sfila subito dal progetto.

Il nuovo contenitore

In mattinata il Cavaliere lancia L’Altra Italia. Lo fa con un’intervista al quotidiano di famiglia, Il Giornale. Dichiara:

“Nella situazione in cui siamo ridotti, di fronte al deteriorarsi della situazione politica nel nostro Paese, sentiamo il dovere di dare una struttura a quella che abbiamo chiamato l’Altra Italia, la ‘Vera Italia’, e di realizzare una federazione dei partiti, dei movimenti e delle realtà civiche di centrodestra o vicine al centrodestra“.

Progetto e formula sono quelli messi a punto dal sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani un anno fa. Poi non se n’era fatto più nulla. «Colpa del cerchio magico» commenta ora l’ideatore.

Ottaviani sconfessa subito la sua invenzione. Ad Alessioporcu.it che un anno fa aveva anticipato quel piano, dice «Ormai è tardi, sono cambiate le condizioni. Il nostro elettorato è andato già via. Andava fatto un anno fa se si voleva avere ancora qualche speranza». (leggi qui L’ideatore boccia l’Altra Italia: «È troppo tardi, non può funzionare, tutto è cambiato»). È andato via anche lui, da qualche mese è salito sul Carroccio della Lega.

Il tavolo delle riforme

Alle 16 si consludono i lavori del tavolo delle regole riunito per mettere a punto le possibili modifiche allo statuto di Forza Italia. Viene partorita una bozza da sottoporre a Silvio Berlusconi in vista dei congressi del Partito che si dovranno tenere entro l’anno. La proposta è approvata a maggioranza.

È una bozza con molti compromessi. Come quello per la partecipazione alle Primarie: Toti le vuole aperte a tutti (come fa il Pd), gli altri le vogliono limitate agli iscritti. La Bozza prevede che votino gli iscritti ma ci si può registrare anche una settimana prima.

Silvio Berlusconi legge ed annuncia la nomina di un Coordinamento di Presidenza: un nuovo organismo direttivo a 5. Tra i nomi non c’è quello di Giovanni Toti. Il Coordinamento sarà costituito dalla senatrice Annamaria Bernini, dalla vicepresidente della Camera dei deputati onorevole Mara Carfagna, dagli onorevoli Mariastella Gelmini, Sestino Giacomoni e dal vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani.

In realtà però non cambia niente: una norma dello Statuto prevede che sulla linea politica e le candidature decide Silvio Berlusconi.

Toti non se ne va

È la goccia che fa traboccare il vaso. Giovanni Toti nei fatti è stato esautorato. Lui lascia il tavolo e se ne va. Alle 16:35 detta alle Agenzie di Stampa:

“Mi pare che ci siano le condizioni per cui ognuno vada per conto suo. Semmai è Forza Italia che esce da se stessa… Buona fortuna a tutti!”.

In pratica, saluta ma per ora resta. «Siamo sull’orlo del tribunale del divorzio…». Il governatore ligure è pronto a dimettersi da coordinatore nazionale, abbassa il finestrino dell’auto blu prima di correre a Genova e spiega all’Adnkronos che ormai la scissione è inevitabile.

Sui tempi del distacco però resta vago, lasciando intendere che, per ora, preferisce restare dentro Forza Italia. Per logorarla dall’interno. Toti pensa di far più male all’interno: ma diventa sempre più forte il pressing dei suoi, che lo invitano a lasciare una volta per tutte Forza Italia e dar vita a un nuovo soggetto politico moderato, che copra a sinistra la Lega salviniana e si allei con Fdi di Giorgia Meloni.

Mara dice no

C’è la reazione di Mara Carfagna. Non ci sta.

Apprendo dalla stampa di un superamento delle decisioni assunte dal Presidente Berlusconi il 19 giugno innanzi ai gruppi parlamentari di Forza Italia e dell’insediamento di un coordinamento di presidenza.

Coordinamento del quale nessuno mi ha chiesto di far parte e di cui non intendo far parte.

È una scelta in direzione esattamente contraria alle intenzioni che mi ha manifestato Berlusconi.

Credo che questo sia il modo migliore per uccidere Forza Italia e io non farò parte del comitato di liquidazione”.

Esplode lo scontro

Inizia la girandola di reazioni. Giovanni Toti dice «Non si ha intenzione di cambiare alcunchè, dunque, credo che questa avventura, cominciata il 19 di giugno per provare a cambiare qualcosa, onestamente finisca qua. Buona fortuna a tutti…».

Il senatore Paolo Romani denuncia che «Il tavolo delle regole che doveva condividere le proposte dei coordinatori sembra aver prodotto la soppressione dei coordinatori stessi e soprattutto del percorso di rinnovamento e di ristrutturazione».

Non ci sta nemmeno Michaela Biancofiore, parlamentare FI e coordinatrice regionale del Trentino Alto Adige. «Ha ragione Mara Carfagna a non accettare di far parte di un comitato che ha il sapore della ridotta di Salo’: basta esporsi al ridicolo».

Parla di esito fallimentare del Tavolo, Renato Brunetta. «Un esito totalmente inadeguato rispetto al mandato ricevuto dal presidente Berlusconi oltre che insufficiente a risolvere i problemi di Forza Italia. Pertanto chiedo al presidente Berlusconi di convocare al più presto un Comitato di presidenza di Fi e il Consiglio nazionale».

Palozzi: Farsa Italia

Tra i più duri c’è Adriano Palozzi, l’ex vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio che porta la bandiera dei tre consiglieri regionali del Lazio decisi insieme all’ex presidente d’Aula Mario Abbruzzese a seguire Toti.

«Ieri ‘l’Altra Italia’, oggi ‘Farsa Italia’. L’odierno tavolo delle regole di FI e il conseguente pseudo coordinamento di presidenza – che già perde i pezzi in seguito al rifiuto di Mara Carfagna – sono la dimostrazione lampante e impietosa di quello che già da tempo diciamo insieme al presidente Giovanni Toti: Forza Italia è ormai ai titoli di coda e non intendiamo partecipare al de profundis di un partito che ha voluto suicidarsi, non accogliendo le istanze di rinnovamento richieste a gran voce dai territori“.

Tommaso Ciccone, coordinatore provinciale di Frosinone è amareggiato. «Ormai siamo di fronte all’imponderabile. Silvio Berlusconi con la nomina del nuovo coordinamento nazionale, dimostra di non voler cambiare nulla. Riesuma un progetto vecchio più di un anno, ormai fuori tempo, che non potrà essere la risposta alle istanze di un elettorato che sta abbandonando Forza Italia».

«Una decisione, quella di oggi, che non può essere condivisa soprattutto perché dimostra la totale mancanza di rispetto nei confronti di chi – pensandola diversamente dal capo – ha la presunzione di voler proporre linee politiche e progettualità diverse. Sono profondamente deluso».

Quadrini: Noi di Fazzone restiamo

Non si sposta invece l’area di Claudio Fazzone. Non adesso. Lo annuncia il vice coordinatore del Lazio Gianluca Quadrini, fedelissimo del senatore Fazzone.

«Credo e auspico che proprio da questa giornata frenetica possa iniziarne il rilancio. Ognuno è libero di prendere la strada più congeniale, nonostante abbiano avuto tanto dal Partito, ma chi rimane deve essere profondamente convinto dei valori e delle istanze che Forza Italia ha tradizionalmente sostenuto».

«Rimango, con fermezza e convinzione, sulla barca che molti vorrebbero vedere affondare e che, invece, io sono convinto ci porterà lontano. E se dovesse trasformarsi, strada facendo, in qualcosa di diverso, continuerò comunque a tener fede ai principi e alle convinzioni che hanno ispirato la mia azione politica».

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