Fischi e fiaschi della II settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della II settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della II settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

FISCHI

SILVIO BERLUSCONI

Berlusconi
Silvio Berlusconi © Imagoeconomica / Livio Anticoli

Alla fine potrebbe anche non essere eletto presidente della Repubblica, ma indubbiamente è stato l’unico grande protagonista politico di questa fase. Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia, è riuscito ad ottenere la consacrazione da parte di tutti gli alleati del centrodestra.

Perfino da Matteo Salvini, che non si era fatto problemi a portare la Lega al Governo con i Cinque Stelle dopo aver concorso con il centrodestra nel 2018. Perfino da Giorgia Meloni, alla ricerca di una legittimazione nazionale ed europea per sdoganare definitivamente Fratelli d’Italia. Perfino da tutti gli altri.

Berlusconi ci crede e sta contattando i singoli parlamentari: del Pd, dei Cinque Stelle, del Gruppo Misto. Sicuramente una campagna elettorale anomala se parliamo di Quirinale, ma in ogni caso Berlusconi dimostra volontà e spirito di iniziativa.

Guerriero.

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

Il premier vuole traslocare da Palazzo Chigi al Quirinale e ha capito che per farlo deve dare l’impressione di non volerlo. Sono le regole non scritte dal galateo ipocrita della nostra politica, ma funzionano.

La candidatura di Silvio Berlusconi indubbiamente divide il panorama politico in Parlamento e fuori. Ed è esattamente in questo contesto che Mario Draghi può giocare le sue carte. Puntando sul sostegno del Partito Democratico ma anche del Movimento Cinque Stelle. A questo punto potrebbe perfino trovare molti voti nel Gruppo Misto.

Senza mai dimenticare la Lega e Fratelli d’Italia, che hanno sì indicato Berlusconi ma non a cuor leggero. Certamente comunque, se Mario Draghi dovesse essere eletto presidente della Repubblica, segnerebbe un record difficilmente superabile premier e Capo dello Stato in dodici mesi.

Super Mario.

ANTONELLO ANTONELLIS

Antonello Antonellis

Il neo segretario provinciale di Azione ha fatto una sorta di miracolo. Non per l’elezione (era scontata), ma per i temi affrontati nella relazione: gestione del servizio idrico, rifiuti, impianti di compostaggio e trattamento, ambiente, cultura, Pnrr.

In un quadro politico dove tutti si scannano su chi sta con chi e su chi non pone omaggio a chi, lui ha deciso non soltanto di volare alto ma di far capire che in realtà questo territorio avrebbe bisogno di scelte coraggiose, concrete e realistiche. Mettendo insieme le intelligenze e le competenze migliori, provando perlomeno ad avere un’idea di governance all’altezza delle sfide e dei tempi.

Naturalmente non si fa illusioni sulla riuscita, considerando come stanno le cose in Ciociaria. Però il fatto solo di averci provato è sicuramente un segnale che, vivaddio, c’è un giudice a Berlino.

Competente e preparato.

FIASCHI

ENRICO LETTA

Enrico Letta (Foto: Raffaele Verderese / Imagoeconomica)

Il segretario del Pd è diventato monotematico e ripetitivo. Continua a ripetere che il nome di Silvio Berlusconi è divisivo, ma al tempo stesso si guarda bene dal proporre un nome del suo schieramento, della sua cultura politica. Non mancano personalità all’altezza che potrebbero ottenere voti anche da settori del centrodestra.

Enrico Letta continua a puntare tutto su due nomi: Sergio Mattarella e Mario Draghi. Il bis del primo è ai confini dell’impossibile, mentre l’obiettivo di eleggere il premier al Quirinale non è scontato. E se si arriva alla quarta votazione, allora saltano tutti gli schemi. Come fa il principale Partito della sinistra a non avere un nome alternativo a quello di Berlusconi, magari con un profilo istituzionale forte?

C’è il rischio che possa andare a finire come qualche anno fa, quando i candidati del Pd, giganti del calibro di Romano Prodi e Franco Marini, furono impallinati dai franchi tiratori. E questo perché gettati nella mischia senza alcun preavviso e senza alcun tipo di mediazione.

Troppe incertezze.

LUIGI DI MAIO-GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

La logica è quella del marito che per fare dispetto alla moglie decide di… Il Movimento Cinque Stelle in questi quattro anni ha perso decine e decine di parlamentari, ma resta comunque il gruppo parlamentare di maggioranza relativa.

Giuseppe Conte ha ragione quando dice che soltanto se procede unito il Movimento potrà essere l’ago della bilancia. Ma dovrebbe poi fare il passo successivo e scavalcare perfino le titubanze del Pd, indicando formalmente Mario Draghi per il Quirinale. Certamente ci sarebbero scossoni nel Movimento, ma quella soluzione aprirebbe gli spazi per nuove maggioranza al Governo. Con la prospettiva di rimettere i pentastellati al centro.

Luigi Di Maio, invece, è troppo preso dal ruolo di ministro degli Esteri: all’inizio è stato l’unico a lavorare sull’opzione Mario Draghi, quindi si è fermato. E in questo modo è stato risucchiato nel mare delle polemiche a Cinque Stelle. Conte e Di Maio non si sopportano e questo è evidente. Ma sul piano politico non possono fare a meno l’uno dell’altro, almeno in questa fase. Invece continuano a marcarsi stretto.

Senza visione.

DURIGON-TRANCASSINI-FAZZONE

Durigon, Trancassini, Fazzone

Tra un anno mancherà poco più di un mese alle elezioni regionali per il dopo Zingaretti. E il centrodestra non ha ancora uno straccio di idea e di strategia su come procedere e su chi candidare alla carica di presidente. Nel centrosinistra si parla di primarie e circolano già diversi nomi: Daniele Leodori, Alessio D’Amato, Enrico Gasbarra, Roberta Lombardi.

Nel centrodestra nulla e forse i responsabili regionali di Lega (Claudio Durigon), Fratelli d’Italia (Paolo Trancassini) e Forza Italia (Claudio Fazzone) dovrebbero cominciare a porsi il problema seriamente. Dodici mesi passano in fretta e considerando il grado di conflittualità che c’è nel centrodestra regionale, il rischio è quello di ripetere il patatrac del 2018, quando Stefano Parisi venne candidato all’ultimo istante utile, con mezza coalizione contro. Nonostante questo riuscì comunque a fare una campagna elettorale all’altezza della situazione.

Nei mesi scorsi si erano avanzate diverse opportunità per la candidatura alla presidenza: Claudio Durigon (Lega), Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia), Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia), Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia), Maurizio Gasparri (Forza Italia). Ma poi è calato il silenzio. Se il centrodestra continuerà a perdere tempo andrà incontro all’ennesima sconfitta annunciata.

Indifferenti.

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