Fischi e fiaschi della L settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della L settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della L settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

FISCHI

ANTONIO GUERRIERO

Il procuratore Antonio Guerriero

Fendenti da sciabola ma portati con l’eleganza del fioretto. Il procuratore della Repubblica di Frosinone Antonio Guerriero ha aspettato il giorno dello scambio degli auguri di Natale in Prefettura per fare la sua tirata d’orecchie ai sindaci. Dicendogli che non possono scaricare tutto sulla Giustizia. (Leggi qui: La stoccata del Procuratore ai sindaci, prima del brindisi).

Ha detto che “il re è nudo”. Il messaggio tra le righe è per i molti che non firmano nella paura di sbagliare ed allora trovano il modo per scaricare la questione alla Procura. E per i troppi che pensano di proseguire nelle Aule di Giustizia lo scontro elettorale perso alle urne. Sono i numeri a spiegare la rampogna del procuratore Guerriero: l’Abuso d’Ufficio è diventato un freno agli amministratori locali, a Frosinone come in tutti i distretti giudiziari d’Italia. Dove, nel solo 2021 ha prodotto 5.400 processi ed appena 27 condanne. La maggioranza delle accuse sono fuffa.

Voi cari amministratori – ha sottolineato Guerriero – avete la possibilità ed il dovere di controllare da soli ciò che accade nel vostro comune. Dovete farlo, perché ne avete gli strumenti. Se avete ulteriori dubbi chiamate il Prefetto, sono certo che saprà aiutarvi, ma basta scaricare ogni cosa sulla Magistratura”.

Che in un ambiente conformista come quello di Frosinone è stato come annunciare il Concilio Vaticano II ad una curia rimasta al millennio precedente. E infatti, di fronte al richiamo del Procuratore, tutti non sanno cosa replicare. C’è chi si guarda la punta delle scarpe, chi fissa il soffitto, chi rimane con lo sguardo tra l’inebetito e lo stupito.

Andava detto. I Tribunali sono i luoghi in cui si amministra la Giustizia. Non quelli dove si portano le beghe personali sperando che sia il papà con la toga a risolverle. Anche perché, per occuparsi di improbabili abusi d’ufficio, si perde il tempo per occuparsi di una criminalità finanziaria che fa già sentire tutto il suo potere di condizionamento. E se si ha paura di sbagliare, non si ha il coraggio di mettere una firma, o non ci si candida o si chiama il Prefetto. Non il Procuratore.

Bendato ma preciso.

MARCO CODOGNOLA

Marco Codognola

È il principio cardine della circular economy: tutto prima o poi torna, seppure sotto forma diversa. Un concetto che sa molto di fenice e della filosofia che stava dietro al suo mito, presente in molte culture; la più antica è quella egizia che la sintetizzava nella corona Atef con un airone che risorgeva dalle acque; a differenza dei greci che la rappresentavano con una fenice che usciva dalle fiamme dopo esserne stata ridotta in cenere.

E Marco Codognola, amministratore delegato del gruppo Itelyum, dell’economia circolare ne ha fatto una ragione di vita. E di business. La sua ormai è una global company che si occupa a 360 gradi di creare nuova materia prima partendo da quello che è già utilizzato. Il suo core business è il settore dei fluidi. Ha saputo trasformare un comparto tra i più rognosi in Italia nell’eccellenza della ricerca applicata. In pratica? Prende gli olii industriali esausti (l’olio del motore quando ha fatto allegramente 20mila chilometri a lubrificare i pistoni, avete presente?): invece di buttarlo di nascosto nelle fogne come si faceva una volta il suo gruppo lo ritira e nel recupera oltre il 90%, trasformandolo. In cosa? Basi dalle quali ottenere nuovi lubrificanti.

E la parte centrale di tutto questo sta a Ceccano in uno stabilimento al confine con Frosinone che da anni nessuno ricorda più perché a differenza dei decenni scorsi (con Clipper Oli ed Agip) ora non puzza. Ma ricicla, rigenera, bonifica.

Il 2022 è un altro anno di crescita per Itelyum che ora è controllata dal fondo di private equity Stirling Square Capital Partners (SSCP). Ha consolidato la sua posizione su uno scenario che non è più nazionale ma europeo. E c’è riuscita nonostante l’esplosione dei prezzi del gas e la guerra nell’Est. Marco Codognola ha deciso che per Natale ci dovesse essere nelle buste paga dei suoi mille dipendenti un segno con cui dimostrare che fanno parte di un progetto, sono all’interno di una grande squadra.

Ha varato così l’operazione 1.000 per 1.000. In pratica, un bonus straordinario di mille euro per i collaboratori e le collaboratrici per far fronte al caro energia e all’inflazione, “nel segno della vicinanza e dell’inclusione. Riteniamo giusto e doveroso – ha detto l’AD Itelyum Marco Codognola – essere al fianco dei nostri dipendenti in questo periodo critico e supportare almeno in parte il loro potere d’acquisto”. La cifra sarà erogata sotto forma di fringe benefit nella busta paga di dicembre, come rimborso per le utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale, oltre che delle spese di trasporto personale.

Un’operazione con la quale Codognola ha riciclato anche un concetto antico di fabbrica che poi dagli anni Settanta in poi era stato superato ed abbandonato. L’azienda torna così ad avere un concetto di famiglia, comunità, condivisione; non è più solo il posto dove lavorare otto ore per lo stipendio. Un modello dimenticato. Ed ora rigenerato. Come tutto nella circular economy.

Liscio come l’olio.

FIASCHI

MARCO FIORI

Marco Fiori

Mai “and the winner is…” fu più azzeccato e mai Oscar con segno meno andò in mani più degne. Le mani sono quelle del consigliere leghista del comune romagnolo di Santarcangelo Marco Fiori. Il tipo e le sole gesta per cui il medesimo è divenuto mainstream sono noti: Fiori è quello che con due distinti post poi cancellati da Facebook ha dato delle “scimmie urlatrici” ai tifosi del Marocco che festeggiavano nelle piazze italiane gli splendidi risultati calcistici del loro undici di bandiera in Qatar prima di incocciare contro la roccia transalpina.

La denuncia social era arrivata ad opera di un incazzatissimo sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, che magnanimo aveva scritto: “Non so se a una persona, a qualsiasi persona, capace di scrivere cose come queste debba essere rivolta più indignazione o pietà umana. E il dubbio diventa enorme se, nel caso di specie, questa persona rappresenta il quarto Partito italiano nel consiglio comunale di Santarcangelo“.

Fiori è stato eletto nelle file del Carroccio e senza voler additare alcun nesso eziologico fra quel che è e quel che ha studiato, resta un magone grosso come una casa per i suoi post. L’ultimo dei quali risale al 10 dicembre, data in cui il Marocco ha raggiunto la storica semifinale mondiale.

Ma cosa aveva scritto (e cancellato) Fiori? “Spero il Marocco venga eliminato dal Mondiale, così finalmente smetteremo di vedere scimmie urlatrici far casino per strada. Poteva mancare il bis dopo il successo per 1-0 contro il Portogallo? “Attenzione, previsti assembramenti di scimmie urlatrici anche stasera“.

Sarebbe fin troppo facile additare il consigliere di condotta intollerante e becera. Facile e giusto. Ma a noi piace giocare fino ed oltre a quella patente di razzista gliene vogliamo dare un’altra: quella dell’ignoranza perfino nel fare accostamenti incivili e nello scegliere i termini agghiaccianti dei medesimi.

Già, perché le scimmie urlatrici, “platirrine” con coda prensile, non vivono in Africa, ma in Sud America. Il che vuole dire più o meno che anche per essere incivili bisogna studiare.

Figura di Wikipedia.

SILVIO BERLUSCONI

Silvio Berlusconi Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica

Mugugni e qualche fischio dalla piazza. Una di quelle che per anni lo ha osannato. E che lui, in scioltezza assoluta, ha sempre dominato. Con la sua ineguagliata capacità di sintonizzarsi sulla pancia della gente. Ed accarezzarla con frasi ad effetto. Ma nelle ore scorse, per Silvio Berlusconi sono partiti io fischi dai militanti di Fratelli d’Italia riuniti in Piazza del Popolo per il decennale del partito di Giorgia Meloni.

Hanno iniziato a rumoreggiare verso la fine della proiezione del video-saluto del leader azzurro. “Vogliamo Giorgia…“, ha urlato qualche militante, spazientito dai tempi lunghi dell’intervento del Cavaliere. Mai accaduto. Prima le piazze pendevano dalle sue labbra e più parlava più il suo potere di sedare le masse si manifestava.

I fischi sono stati talmente evidenti che in collegamento con la kermesse, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ha scherzato: “Ho preparato un intervento di 56 minuti…“. Giorgia Meloni dal palco ha poi ‘redarguito’ i suoi militanti con una battuta: “Da quando non ci sono più siete diventati indisciplinati…“.

È il secondo scivolone in una settimana per Silvio Berlusconi. Segue il video che lo mostra claudicante ed incerto, mentre va all’Agribrianza di Concorezzo come un Giorgio Mastrota qualsiasi impegnato in un tour da testimonial sul viale del tramonto. Assolutamente fuori luogo per un uomo del suo spessore e del suo passato. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 16 dicembre 2022).

Sono quel video ma più ancora quei fischi partiti dalla piazza a rappresentare il passaggio di testimone con Giorgia Meloni.

Titoli di coda.