Fischi e fiaschi della settimana XLI 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

MAURIZIO LANDINI

Maurizio Landini (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Il segretario della Cgil ha riunito nella stessa piazza Cgil, Cisl, Uil, forze politiche di sinistra, Pd e Movimento Cinque Stelle. Lo ha fatto con una semplice manifestazione in risposta alle violenze della settimana precedente.

Ha detto che non era una manifestazione di parte, ma inevitabilmente chi ci si è riconosciuto lo ha fatto sulla base di alcuni valori condivisi. In ogni caso in piazza c’erano Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede e Paola Taverna. Cioè Landini è riuscito a riunire i vertici del Movimento su un argomento dirimente. Aprendo un’autostrada che Pd e altri non erano riusciti neppure a vedere.

Questo a dimostrazione che una coalizione di centrosinistra che voglia essere credibile, autorevole e competitiva non può prescindere dalla saldatura tra le istanze politiche dei partiti e quelle sociali dei sindacati. Il leader della Cgil ha ricucito uno strappo importante.

Pacificatore.

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

Sul Green Pass ha tirato dritto. Da più parti gli erano arrivate richieste di abbassare il prezzo dei tamponi, poi è scoppiata la situazione di possibili blocchi che potevano in qualche modo mettere in difficoltà il Paese.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri non si è scomposto. Dimostrando ancora una volta come intende esercitare il ruolo. Cioè con decisione e senza deroghe. D’altronde il capo dello Stato Sergio Mattarella lo ha chiamato per mettere a posto l’Italia, non per fare il grande mediatore democristiano. E lui quello sta facendo: campagna vaccinale, redazione del Pnrr, ma anche riforma della giustizia e delega fiscale.

Qualcuno deve aver pensato che la politica potesse smussarne gli angoli, trasformandoli in curve. Non è stato così. Mario Draghi va avanti come un carro armato.

Fuori concorso.

DANIELE NATALIA

Foto: Ettore Cesaritti

Il passaggio di due consiglieri dell’opposizione in maggioranza è soltanto l’ultimo segnale della determinazione e della lucidità del sindaco di Anagni, che è anche sub commissario provinciale di Forza Italia. (Leggi qui E Natalia resta con una mini opposizione).

Daniele Natalia è un amministratore in carriera, nel senso che sta dimostrando non soltanto di saper guidare un Comune complicato come Anagni. Ma pure di avere una caratura politica di un certo livello. E’ sicuramente uno degli esponenti più importanti del centrodestra provinciale. Ne sentiremo parlare in futuro, magari anche per il livello regionale. O chissà, nazionale.

Ma intanto perché non prevedere un impegno sul piano provinciale?

Poliedrico.

FIASCHI

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

È bastato che la pressione mediatica salisse in maniera forte che la leader di Fratelli d’Italia, primo partito italiano secondo i sondaggi, andasse in tilt. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: venerdì 15 ottobre 2021).

Perché quando si parla di complottismo e di false inchieste giornalistiche è sempre un segnale di debolezza. Per rimanere nel centrodestra: quanti attacchi, ben più forti, ha dovuto sopportare Silvio Berlusconi, che però per più di venti anni ha dato le carte della politica nazionale?

Giorgia Meloni può anche avere molte ragioni, ma questo significa poco sul piano della leadership politica. Perché alla fine il punto è solo quello. Si è chiusa a riccio, quando invece era il caso di rispondere colpo su colpo. Come ha fatto Silvio Berlusconi con Michele Santoro e Marco Travaglio.

Inoltre, tutti sono consapevoli che Fratelli d’Italia non c’entra nulla con il fascismo. Ma esistono realtà come Forza Nuova che invece a quei valori si richiamano esplicitamente. Che problema c’è a prenderne le distanze in modo netto?

Sorpresa in contropiede.

BEPPE GRILLO

Beppe Grillo e Vito Crimi (Foto: Daniele Stefanini / Imagoeconomica)

Fu lui a dare il via all’accordo tra Pd e Movimento Cinque Stelle per il semaforo verde al Governo Conte bis. Arrivando perfino ad un’intesa con Matteo Renzi.

Da quel momento sono successe tante cose, ma quando si è arrivati alle comunali di Roma, Grillo non ha esitato a schierarsi con Virginia Raggi, contraria ad ogni ipotesi di dialogo con i Democrat. Al punto che gli addetti ai lavori e i ben informati sono pronti a scommettere che la Raggi è più orientata su Michetti rispetto a Gualtieri.

Ma il punto non è solo questo. L’ingresso di Roberta Lombardi e Valentina Corrado nella giunta di Nicola Zingaretti e la linea di Giuseppe Conte vanno nella direzione di un’intesa sistematica con il Pd. Ma adesso a Beppe Grillo non sta bene.

Gelosia (politica) canaglia.

GIANCARLO GIORGETTI

Giancarlo Giorgetti (Foto: Imagoeconomica, Livio Anticoli)

Lo scontro con i Cinque Stelle in consiglio dei ministri sul reddito di cittadinanza dice chiaramente che il potentissimo ministro per lo sviluppo economico si è riallineato completamente sulle posizioni del Capitano Matteo Salvini. Il che va bene, se non fosse che fino a qualche settimana fa si alimentavano ricostruzioni di un ribaltone nel Carroccio. Voci che mai Giancarlo Giorgetti, Luca Zaia o Massimiliano Fedriga hanno smentito.

Alla fine però è tornato tutto come prima. Nella Lega ci sono sicuramente due anime, quella di lotta e di piazza di Matteo Salvini e quella di governo e di testa di Giancarlo Giorgetti. Ma alla guida poi rimane Matteo Salvini. E allora tanto vale non alimentare ipotesi differenti, perché alla fine se non cambia nulla, le stesse vengono interpretati come segnali di debolezza.

Carro davanti ai buoi.