Fischi e fiaschi della settimana XLII 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

NICOLA OTTAVIANI

(Foto: Stefano Strani)

Appena ha sentito puzza di bruciato ha rotto gli indugi e da Matteo Salvini è andato lui, dimostrandogli che ad Alatri e Sora la Lega aveva aumentato i voti e che quindi il risultato elettorale era stato positivo. Mettendo a tacere in modo preventivo le contestazioni che erano già arrivate dai deputati Francesco Zicchieri e Francesca Gerardi. (Leggi qui “Bravo Nicola”: Salvini mette fine alla fronda nella Lega).

Ora il chiarimento ci sarà, ma intanto è stato il Capitano a delimitare i confini. (Leggi qui La frusta di Salvini: “Chi attacca i coordinatori andrebbe espulso”).

Poi ieri ha proceduto al riequilibrio delle deleghe in giunta, assegnando l’assessorato ai lavori pubblici all’avvocato Angelo Retrosi dopo aver revocato Fabio Tagliaferri. Un’operazione pesantissima sul piano politico perché va ad intaccare i rapporti tra la Lega (partito del quale lui è coordinatore provinciale) e Fratelli d’Italia. (Leggi qui Niente timeout, effetto opposto: Ottaviani cambia l’assessore).

Lo ha fatto per sottolineare ancora una volta che il sindaco è lui e che quindi decide di conseguenza sul piano amministrativo e politico.

Qui comando io. 

MASSIMO RUSPANDINI

Non è stato a guardare. Il senatore e commissario di Fratelli d’Italia ha detto ad Ottaviani che la revoca di Fabio Tagliaferri finirà con l’innescare inevitabilmente una miccia nei rapporti tra Lega e Fratelli d’Italia. Soprattutto dopo quanto è accaduto a Sora. (Leggi qui Sora, il centrodestra rompe le righe. In ordine sparso al ballottaggio).

Inevitabilmente della vicenda di Frosinone è stata investita anche Giorgia Meloni, leader del partito. Il clima è pesantissimo. Ruspandini non intende mettere in discussione gli spazi di autonomia amministrativa di Nicola Ottaviani, ma il centrodestra o è coalizione sempre o non lo è mai. Vedremo quale sarà la decisione finale di Fratelli d’Italia. Se cioè procederà con lo strappo o se invece alla fine verrà trovata una soluzione.

Intanto però ha tenuto botta, facendo capire che se non si saranno cambiamenti nell’atteggiamento nei confronti di Fratelli d’Italia, il Partito procederà da solo alle comunali di Frosinone. Magari aggregando altre civiche. E’ uno scontro molto forte quello in atto e il senatore di Ceccano ha lasciato intendere che è pronto ad andare fino in fondo.

In trincea.

ANTONIO POMPEO

Ha detto alla Regione Lazio che serve un’ordinanza per risolvere il problema del blocco della raccolta indifferenziata, che è destinato a determinare l’emergenza rifiuti in provincia di Frosinone. Lo ha fatto annunciando una convocazione della conferenza dei sindaci per decidere il da farsi.

La cosa che stupisce è che l’impianto Saf di Colfelice da anni accoglie l’immondizia romana per evitare il collasso della Capitale. Poi, nel momento in cui accade un problema a Frosinone, nessuno prende davvero in mano l’iniziativa.

E’ il momento delle decisioni forti, nette e coraggiose, anche nei confronti della Regione se serve. Non è che la Ciociaria è di serie B rispetto ad altri contesti. Il richiamo alla mobilitazione dei sindaci va nella direzione di Pompeo di esaltare il ruolo degli amministratori locali. Anche in prospettiva futura.

Rapido.

FIASCHI

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Il Movimento Cinque Stelle è letteralmente scomparso dalla carta geografica dell’Italia delle comunali. Le sconfitte di Roma e Torino sono le più eclatanti, ma da nessuna parte è stato lasciato un segno.

In questo contesto, nessuna seria analisi di una sconfitta enorme e definitiva. Anzi, il neo capo politico Giuseppe Conte ha nominato la sua segreteria come se nulla fosse.

Nel silenzio assoluto e tombale di Beppe Grillo e Luigi Di Maio.

Ma il Movimento come pensa di rialzarsi da questa sconfitta e cercare di recuperare un minimo di consenso nel Paese reale? Perfino sulla storia delle alleanze ancora non c’è chiarezza. E’ fin troppo evidente che Giuseppe Conte ha una visione completamente diversa rispetto a quella del fondatore e dei leader pentastellati. Quindi, delle due l’una: o prova ad imporla oppure meglio cercare un altro partito.

Negazione della realtà.

VINCENZO ZACCHEO

Ha sfiorato la vittoria al primo turno, poi è franato al ballottaggio consentendo a Damiano Coletta una rimonta storica. Tra le spiegazioni date di una sconfitta che non sarà mai digerita sul serio c’è quella di un calo di concentrazione perché magari in tanti nel centrodestra avevano pensato di aver già vinto al primo turno. Se anche fosse così, uno del calibro di Zaccheo doveva prevederlo.

A Latina (città simbolo del centrodestra) i Partiti non hanno “tirato” come dovevano. E neppure i consiglieri comunali e i candidati nelle liste. Non è stata una questione di rilassamento, la realtà è che sono venuti fuori tutti i limiti di una coalizione nella quale l’unità è soltanto di facciata e viene sbandierata quando  bisogna votare alle comunali o alle politiche.

Il punto è che Vincenzo Zaccheo non è uno qualunque e un tale scenario avrebbe dovuto non solo prevederlo ma evitarlo. Quanto successo dimostra che è stato un errore accettare la candidatura a scatola chiusa. Poteva farlo uno alle prime armi, non un politico con il cursus honorum di Zaccheo.

Agnello sacrificale.

TERSIGNI-PAVIA

Enrico Pavia

Hanno perso al ballottaggio, ma entrambi hanno fatto una campagna elettorale importante. Dopo però dovevano perlomeno analizzare seriamente e nel dettaglio una sconfitta non proprio scontata.

Per la seconda volta consecutiva Enrico Pavia si è fermato ad un passo dal traguardo. Il bicchiere mezzo pieno è che ha orami un pacchetto di voti significativo, quello mezzo vuoto è che però manca lo scatto finale.

Da civico poteva provare ad aggregare le forze rimaste fuori al ballottaggio. Anche quelle di sinistra. Non è accaduto.

Eugenia Tersigni aveva le carte in regola per vincere: liste forti, alleanze importanti, profilo civico marcato. Ma alla fine il sorpasso a Luca Di Stefano non è riuscito.  A quasi una settimana dal risultato un’analisi a tutto campo potrebbe essere fatta.

Serve il coraggio di guardare in faccia la realtà.