Fischi e fiaschi della settimana XLIX 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana XLIX. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana XLIX. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

TAGLIAFERRI-TRANCASSINI

Fabio Tagliaferri (Foto: Stefano Strani / Imagoeconomica)

La mossa di Fratelli d’Italia a Frosinone è stata di natura politica. Non si è trattato di uno sbaglio o di una ingenuità. Il portavoce Fabio Tagliaferri ha voluto far capire che esiste un altro modo per presentarsi alle prossime elezioni comunali nel centrodestra. Mettendo l’accento sul fatto che il sindaco Nicola Ottaviani, pur bravissimo, non gode dell’infallibilità papale. (Leggi qui Piccola guida per capire se Tagliaferri è uno sprovveduto).

La reazione dell’intera maggioranza di centrodestra era stata messa in conto. Il coordinatore regionale di FdI Paolo Trancassini sapeva bene cosa sarebbe successo.

Adesso si è aperta una fase completamente nuova: Ottaviani andrà avanti con le Primarie, Fratelli d’Italia valuterà scenari diversi senza perdere di vista la possibilità di una riunificazione del centrodestra. Ma alle proprie condizioni. La nomina del direttivo cittadino è un altro segnale di come il partito di Giorgia Meloni abbia voltato pagina a Frosinone. Si ritorna alle origini. (Leggi qui Ufficiale e tra le righe: ecco cosa hanno detto nel vertice di FdI)

Strateghi.

DE ANGELIS-POMPEO

Antonio Pompeo e Francesco De Angelis

Le Provinciali saranno il primo banco di prova. Ma non il solo. Tra il leader di Pensare Democratico Francesco De Angelis e il presidente della Provincia Antonio Pompeo (Base Riformista) è stato siglato un patto politico per potenziare il Pd  ad ogni livello. (Leggi qui La guerra nel Pd è finita, votate in pace).

Se il 18 dicembre i Dem riusciranno a confermare 4 consiglieri provinciali, manterranno l’ipoteca politica sugli enti intermedi e perfino sulla prevalenza alle comunali. Poi ci sarà il banco di prova di Frosinone, il capoluogo. Dove il Pd sta costruendo una coalizione larghissima, che parte dal centrosinistra e arriva alle liste civiche. Un successo nel capoluogo, dopo dieci anni di opposizione, darebbe una spinta enorme a tutto il Partito. E maggiore peso a Roma.

Ma attenzione anche alle intese che possono scattare da Cassino a Sora. De Angelis e Pompeo hanno deciso di andare avanti insieme e uniti.

Attenti a quei due.

FONTANA-MARCELLI

Loreto Marcelli e Ilaria Fontana

Attenzione a quello che sta succedendo nel Movimento Cinque Stelle. Nel momento in cui il fondatore Beppe Grillo si è eclissato, il capo politico Giuseppe Conte ha deciso di accelerare: prima il due per mille, poi la previsione di cariche come le vicepresidenze e i comitati. Sul tavolo intanto resta l’abolizione del limite dei due mandati.

Il Movimento si sta trasformando sempre di più in un partito, all’interno del quale il capo politico dà un indirizzo. Tutti gli altri big non possono alzare la tensione: parliamo di Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna. Non possono perché l’operazione di Conte alla fine rafforza le prospettive dei Parlamentari di lungo corso. L’ex premier dal canto suo punta a rafforzarsi sul serio.

Ilaria Fontana, sottosegretario alla transizione ecologica, è una fedelissima di Vito Crimi, da sempre tra i sostenitori di Conte. Loreto Marcelli, capogruppo alla Regione, è schierato con Roberta Lombardi, anche lei favorevole ad un nuovo corso. Entrambi fanno del silenzio una vera e propria scelta politica. Perché sanno che all’interno dei Cinque Stelle è un’arma che serve e che dà i suoi risultati. I fatti stanno dando loro ragione.

La cautela paga.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Andrea Giannetti / Imagoeconomica)

L’omaggio di tutti i leader politici (da Enrico Letta  a Giuseppe Conte) a Giorgia Meloni alla festa di Atreju è un segnale chiaro al leader della Lega, che viene individuato come quello da tenere ai margini del dibattito sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica, snodo fondamentale della politica italiana.

Giorgia Meloni ha spostato Fratelli d’Italia, collocandola stabilmente nel campo dei Conservatori e non più in quello dei sovranisti. In questo modo ha gettato un ponte anche nei confronti del centrosinistra per future interlocuzioni sul governo del Paese. Lasciando Matteo Salvini da solo nell’area sovranista.

Nel momento in cui, fra l’altro, i sondaggi attribuiscono a Fratelli d’Italia percentuali intorno al 20%. Il secondo partito del Paese. Mentre la Lega di Matteo Salvini è scivolata al terzo posto. In questo modo il Carroccio appare stretto in una morsa. (Leggi qui Il Pd prende il largo e saluta il centrodestra).

Isolato.

CALENDA-RENZI

Matteo Renzi e Carlo Calenda (Foto Paolo Lo Debole / Imagoeconomica)

Il leader di Azione Carlo Calenda continua a picconare tutto l’orizzonte che potrebbe ritrovarsi nel centrosinistra. Attacchi frontali, un giorno sì e l’altro pure, al leader del Pd Enrico Letta e a quello dei Cinque Stelle Giuseppe Conte. Nessuno sconto a Matteo Renzi, fondatore di Italia Viva.

Ostilità politica esibita verso tutto ciò che si muove a sinistra. Il risultato delle comunali di Roma, sicuramente importante, è paragonabile ad una rondine che non fa primavera. Perché poi il panorama italiano è molto diverso. Oltre che più ampio.

A Carlo Calenda va riconosciuta una chiara coerenza programmatica e culturale, ma in politica alleanze e compromessi sono un valore aggiunto. Non delle parolacce. (Leggi qui D’Azione e d’anarchia: la solitudine di Carlo Calenda).

Matteo Renzi invece si appresta ad essere decisivo nella partita per il Capo dello Stato. Insieme al centrodestra però. Per uno che è stato segretario del maggior partito della sinistra italiana non è il massimo.

Mine troppo vaganti.

BERLUSCONI-PRODI

Romano Prodi e Silvio Berlusconi

Sono stati i protagonisti assoluti di una delle stagioni più importanti della politica nazionale. Berlusconi ha di fatto introdotto il bipolarismo in Italia, Prodi si è inventato l’Ulivo per tenere insieme gli eredi delle due più grandi esperienze politiche italiane: la Dc e il Pci. Adesso i loro nomi sono nel dibattito per il Quirinale. Ma con modalità che più diverse non potrebbero essere.

Silvio Berlusconi è entrato prepotentemente in campo e proverà a giocarsi le sue carte fino in fondo. Ma corre il rischio di trovarsi ridimensionato definitivamente se gli alleati dovessero mollarlo e alla fine andasse diversamente. Romano Prodi invece da mesi ripete che le elezioni per la presidenza della Repubblica non sono per lui, perché sa contare bene. Evidente e comprensibile che la ferita-affronto dei 101 franchi tiratori continua a sanguinare. Ma uno come Romano Prodi potrebbe essere una risorsa del centrosinistra qualora la situazione dovesse avere evoluzioni ora non preventivabili.

In ogni caso per entrambi vale la stessa logica: se non vogliono mettere in conto delusioni, allora meglio restare davvero lontani dall’agone politico.

Strategie di altri tempi.