Fischi e fiaschi della V settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della V settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della V settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

FISCHI

FANELLI-TAGLIAFERRI-RUSPANDINI

Paolo Fanelli (Foto © IchnusaPapers)

Il ritorno dell’ex sindaco sulla scena politica dopo tanti anni vale da solo il prezzo del biglietto. Ma Paolo Fanelli è andato oltre e ieri, nel corso della sua presentazione ha infiammato la platea di Fratelli d’Italia. Parlando del passato come esempio per il futuro. Per una politica a servizio della gente. (Leggi qui L’urlo di Fanelli: “Non ci riporteranno nel passato”).

Ha anche toccato il tema della Villa Comunale, che lui aveva immaginato ben diversa da quella che poi è diventata. A Fratelli d’Italia può dare tanto in questa campagna elettorale. Fabio Tagliaferri sta dimostrando di crederci, non si ferma un attimo nell’opera di ricostruzione del Partito ed è pronto a guidare Fratelli d’Italia in campagna elettorale. Perfino in  contrapposizione a Nicola Ottaviani.

Il senatore Massimo Ruspandini, presidente provinciale del Partito, continua a collezionare adesioni. Significa che la crescita è costante e spesso di qualità.

I tre moschettieri. 

FANTINI-BUSCHINI

Mauro Buschini con Luca Fantini

Nessuno vorrebbe stare al suo posto, perché incontrare i vari esponenti del Pd prima e delle forze alleate poi per cercare una soluzione alla candidatura a sindaco di Frosinone non è una missione semplice. (Leggi qui La grammatica che salverà le due Primarie).

Però il segretario provinciale del Pd sta crescendo in maniera esponenziale sul piano politico e ha ben chiaro l’obiettivo: se non ci saranno candidature alternative a quella di Mauro Vicano, il Pd la sosterrà con forza e convinzione. In un quadro comunque di centrosinistra, rafforzato dalle liste civiche. Con Fantini nel Pd è tornata la politica.

Mauro Buschini è stato nominato coordinatore dei capigruppo della maggioranza che appoggia Nicola Zingaretti. Ad un anno dalle elezioni regionali. Un attestato di ritrovato slancio nei suoi confronti, autore e regista del patto d’aula iniziale. Adesso Buschini può preparare la ricandidatura da una posizione di forza. (Leggi qui Il ritorno di Buschini: coordinatore dei Capigruppo).

Mediatori si nasce.

FRANCESCA GERARDI

Francesca Gerardi

La deputata della Lega ha detto ad alta voce che non è vero che va tutto bene all’interno del Partito in provincia di Frosinone. (Leggi qui Lega, giù le mani dal capogruppo).

Lo ha fatto con due telefonate (al presidente della Provincia Antonio Pompeo e al consigliere Luca Zaccari) e con un ragionamento politico molto forte. Questo: il Partito deve essere coinvolto nella indicazione del capogruppo in un ente come la Provincia. Invece non è stato così e si è andati su Andrea Amata perché agli altri due erano state affidate delle deleghe: la presidenza dei lavori dell’aula a Luca Zaccari, quella ai Consorzi a Gianluca Quadrini. Quindi non restava che Amata.

La presa di posizione di Francesca Gerardi ha rappresentato un atto di natura politica, per far capire che all’interno del Carroccio non ci sono soltanto le posizioni del coordinatore provinciale Nicola Ottaviani e del consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli. C’è anche quella di Francesca Gerardi, non esattamente l’ultima arrivata.

Leonessa.

FLOP

LUIGI DI MAIO

Foto © Imagoeconomica

Le dimissioni da membro del comitato di garanzia del Movimento Cinque Stelle rappresentano un punto a favore di Giuseppe Conte nell’eterna sfida all’interno del Movimento Cinque Stelle.

In realtà il ministro degli Esteri si è ritrovato isolato perché il fondatore Beppe Grillo in sostanza si è schierato con Conte.

La partita è appena iniziata e Di Maio avrà modo di provare a ribaltare la situazione. Intanto però è stato costretto ad un passo indietro che non avrebbe voluto effettuare. Nelle trattative per l’elezione del presidente della Repubblica lui ha criticato apertamente l’operato di Giuseppe Conte. Ha scoperto sulla sua pelle che in realtà l’uno vale uno non è mai esistito. C’è sempre uno che vale di più.

Sconfitto.

SALVINI-MELONI

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Su una cosa sono d’accordo: il centrodestra non esiste più. E hanno ragione. Non esiste più da quando la leadership non è nelle mani di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, che è il Partito con meno consensi, sia alle elezioni che nei sondaggi.

Dovevano essere Lega e Fratelli d’Italia ad assumere l’iniziativa di tenere unito il centrodestra su nuove basi. Ma siccome non riescono a farlo, ognuno si sente legittimato a prendere altre strade. Come i centristi di Giovanni Toti per esempio.

Giorgia Meloni veleggia sull’onda dei sondaggi ma fatica a rendersi conto che senza una coalizione forte di centrodestra non potrà mai vincere e tanto meno governare. Matteo Salvini si muove come se fosse il leader del centrodestra. Invece la Lega è dietro Fratelli d’Italia ormai.

Mancanza di prospettiva e di umiltà politica.

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

Ci sono tutti i segnali. Il presidente del Consiglio ha perso il tocco magico dopo non essere riuscito a salire al Quirinale. L’elezione bis di Sergio Mattarella gli ha consentito di non uscire politicamente umiliato da quel passaggio, ma inevitabilmente è indebolito.

La Lega ha fatto capire di essere pronta a mettersi di traverso su tutto, i Cinque Stelle sono attraversati da fibrillazioni fortissime, il Pd prova a reggere ma da solo non potrà farcela.

Probabilmente occorrerebbe una fase di rimpasto anche dei ministri. Ma per farlo servirebbe una forza politica e mediatica che in questo momento Mario Draghi non ha. Per qualche mese dovrà provare ad andare avanti alla giornata.

Azzoppato.