Fischi e fiaschi della VI settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della VI settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della VI settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni

FISCHI

DE ANGELIS-FANTINI

De Angelis e Fantini

Il gioco di squadra tra il leader e il segretario provinciale del Pd sta funzionando alla perfezione. Martedì l’assemblea del circolo frusinate del Partito Democratico si riunirà per stabilire la linea sulle elezioni comunali di Frosinone. In mancanza di candidature a sindaco realmente alternative a quella di Mauro Vicano, non ci saranno altre strade: indicare le primarie con chi ci sta e accendere il semaforo verde proprio per l’ex manager della Asl.

Intanto De Angelis ha continuato a tenere in piedi l’idea di coalizione con il Polo Civico, la lista di Carmine Tucci e Provincia in Comune di Luigi Vacana. Dal canto suo Luca Fantini ha incontrato davvero tutti, ma non ha riscontrato alcuna disponibilità a candidarsi a sindaco.

Sia De Angelis che Fantini immaginano la campagna elettorale di Frosinone come una partita di calcio che finisce ai supplementari, cioè al secondo turno. Perciò non sono preoccupati dal fatto di poter perdere pezzi di sinistra al primo turno.

L’allievo e il maestro.

NICOLA OTTAVIANI

Nicola Ottaviani

Ha portato il centrodestra dove voleva lui: primarie per la scelta del candidato sindaco, con un regolamento approvato a tempo di record. Non aveva messo in conto che Fratelli d’Italia non avrebbe firmato e ha dei problemi a convincere Adriano Piacentini a fare un passo indietro per sostenere la candidatura di Riccardo Mastrangeli. (Leggi qui Primarie, un regolamento e tre grane).

Ma non tornerà indietro e sempre per lo stesso ragionamento che si sta facendo nel Pd (si decide al secondo turno) è pronto anche a perdere qualche pezzo all’inizio.

Non era semplice stavolta fare le primarie considerando che le segreterie regionali dei partiti del centrodestra non erano affatto convinte. Alla fine però Nicola Ottaviani è riuscito ad arrivare dove aveva previsto.

Strategia e determinazione.

MARIO DRAGHI

Mario Draghi

Il Presidente del Consiglio ha voluto maltrattare i partiti con una risposta destinata a passare alla storia delle cronache parlamentari: “Un lavoro me lo trovo da solo”. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 12 febbraio 2022).

Ad un anno dal suo insediamento a Palazzo Chigi, l’ex governatore della Bce non ha dimenticato e non vuole dimenticare quello che considera uno “sgarbo”, cioè la mancata elezione a Capo dello Stato. Per questo ha voluto far capire bene ai Partiti che nei prossimi dodici mesi lui porterà avanti i progetti senza curarsi di avere un placet  preventivo. Chi poi non vorrà votare in Consiglio dei Ministri o in Parlamento se ne assumerà la responsabilità. Per chi vuole uscire le porte sono spalancate perennemente.

Le elezioni anticipate non sono certamente un problema per Draghi. Il quale si trova a fare il premier proprio per il fallimento del sistema dei Partiti.

Fustigatore.

FIASCHI

GRILLO-CONTE-DI MAIO

FOTO © BENVEGNU’ GUAITOLI / IMAGOECONOMICA

Proviamo a mettere in fila le ultime vicende dei Cinque Stelle: il Tar di Napoli congela l’elezione di Giuseppe Conte come capo politico del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo scende a Roma per risolvere la situazione, Luigi Di Maio prepara la spallata definitiva. Poi tutti incontrano Grillo, che esce a braccetto con Conte e dice che non ci sono dubbi sul fatto che l’ex premier sia il leader dei pentastellati. Una tempesta in una tazzina di caffè.

In realtà nel Movimento Cinque Stelle ormai lo spirito originario che portò Gianroberto Casaleggio a dare vita a questo soggetto politico non esiste più. Beppe Grillo non riesce a controllare il Movimento, sa di essere un totem al quale ci si rivolge quando la situazione diventa complicata.

Ma nella realtà nei Cinque Stelle ci sono ormai un’area post democristiana e governativa incarnata da Luigi Di Maio e un’area istituzionale rappresentata da Giuseppe Conte, ossessionato politicamente da Mario Draghi, che considera un usurpatore del “suo” trono da presidente del consiglio. L’ala movimentista non esiste più. Perciò non succede mai nulla.

Giochi di scena.

SALVINI-MELONI

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

La Lega continua a precipitare nei sondaggi, mentre Fratelli d’Italia invece aumenta sia il distacco nei confronti degli alleati che le percentuali assolute. Due situazioni diverse sotto questo punto di vista. Però il centrodestra non esiste più e quelli che dovevano essere i leader del futuro continuano a lasciare la scena a Silvio Berlusconi. (Leggi qui Centrodestra oltre il 50% nonostante il crollo della Lega).

Il fondatore di Forza Italia, infatti, ha detto ieri che prenderà l’iniziativa per rifondare la coalizione. Nel frattempo Salvini e la Meloni non si parlano. Nemmeno fossero ragazzi di scuola media che hanno appena litigato.

Matteo Salvini ha il problema di riprendere il bandolo della matassa nella Lega, visto che l’ala governativa prima o poi chiederà il conto. Giorgia Meloni deve entrare nell’ordine di idee che per guidare il centrodestra deve tenere insieme anche l’area di centro. E non soltanto. Altrimenti potrà arrivare a tutte le percentuali che vuole ma poi non riuscirà a dare un senso al… consenso. Come Marine Le Pen in Francia.

Intanto però entrambi, Meloni e Salvini, continuano a differenziarsi sulla campagna vaccinale. Allontanandosi dalle posizioni europee.

Facciamoci del male