Fischi e fiaschi della VIII settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della VIII settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della VIII settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni

FISCHI

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti

Il presidente della Regione Lazio si conferma capace d’essere allo stesso tempo un amministratore accorto ad un politico dotato di prospettiva. Nella settimana caratterizzata dallo scoppio della guerra in Ucraina la Regione Lazio ha prodotto una serie di provvedimenti sul contrasto alla pandemia da Covid-19 (non è finita), sui diritti delle Donne, sullo sviluppo del territorio, sulla programmazione per intercettare le risorse del Pnrr.

Ma Zingaretti resta anche uno degli esponenti più importanti del Partito Democratico sul piano politico e quindi a lui guardano in molti per capire cosa può succedere.

Ormai aumentano quelli che (Goffredo Bettini, Dario Franceschini, Massimo Cacciari) ipotizzano a partire dal 2023 un Governo retto sia dal Pd che dalla Lega in maniera stabile. Zingaretti non parla di questo ma si limita a far capire sempre che il suo schema è quello della Regione Lazio, cioè il centrosinistra ampio allargato al Movimento Cinque Stelle. Uno schema che funziona perfettamente. Ma per ora solo nel Lazio.

Fuoriclasse.

RICCARDO MASTRANGELI

Riccardo Mastrangeli

Si sente come il Real Madrid alla vigilia di ogni campionato e di ogni Coppa dei Campioni: il grandissimo favorito alla vittoria finale. (Leggi qui Frosinone, la nuova roccaforte del centrodestra).

In effetti Riccardo Mastrangeli, assessore tecnico al Bilancio per dieci anni, ha avuto l’endorsement dell’attuale sindaco Nicola Ottaviani in maniera perentoria. Il 27 marzo dovranno svolgersi le primaria, ma sinceramente non è l’esito in discussione. Mastrangeli si sta concentrando sulla coalizione e sulle liste e sta facendo un lavoro davvero certosino e di grande ricucitura. Il centrodestra ha sempre avuto la maggioranza nel capoluogo e anche stavolta non dovrebbero esserci eccezioni alla regola.

Proprio per questo però non è semplice mantenere alte le motivazioni di tutti. E far capire a ciascuno che non esistono elezioni già vinte in partenza, non esistono le Gioiose macchine da guerra annunciate da Occhetto salvo poi essere travolto da Silvio Berlusconi. E che nessuno entrato già Papa in conclave non ne sia uscito ancora cardinale.

Nervi d’acciaio.

VICANO-IACOVISSI

Vincenzo Iacovissi, vice segretario nazionale Psi

Mauro Vicano il gesto nobile lo aveva compiuto: passo indietro per spianare la strada alla candidatura a sindaco di Domenico Marzi, che avrebbe dovuto riunire tutto il centrosinistra. Però è andata diversamente e alla fine Marzi ha fatto sapere che lui non se la sentiva di andare avanti.

A quel punto Mauro Vicano è stato rapidissimo a reimpostare la strategia: guiderà una coalizione composta quasi esclusivamente da liste civiche, peraltro con un’intesa tacita con il Pd di Francesco De Angelis. Per dividere le forze cercando di arrivare al secondo turno. (Leggi qui Il Pd pensa ad un attacco a due punte. Socialisti: si a Iacovissi).

Vincenzo Iacovissi è il candidato sindaco del Partito Socialista e di altre liste, ma confida di poter ampliare la coalizione che lo sostiene. Non era facile in questo momento proporre un’alternativa del genere, specialmente se tutto il resto del centrosinistra fosse rimasto unito. Ma così non è stato e allora la mossa di Iacovissi è stata in qualche modo fatta in anticipo sui tempi.

Determinatissimi.

FIASCHI

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Il Capitano ha condannato l’aggressione russa all’Ucraina, ma non ha mai affondato il colpo. D’altronde non può cancellare tutti gli attestati di stima di questi anni a Putin.

Il fatto però è politico perché il capo del Cremlino rappresenta il punto di riferimento di tutti i sovranisti mondiali. La Lega di Salvini non riesce realmente a scegliere su nulla: pieno sostegno al governo di Mario Draghi (come vorrebbero Giorgetti, Zaia e il 99% degli elettori del Carroccio del nord) oppure continua voglia di piazza per supportare le posizioni sovraniste e magari no vax? E’ proprio questo oscillare sistematico tra le due posizioni che mette la Lega in difficoltà anche nei sondaggi, dove invece volano i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. (Leggi qui Sorpasso: il Pd scavalca FdI è torna il primo Partito).

Inoltre Salvini sta provando a correggere la rotta verso il Centro, ma forse la strada migliore è quella di una federazione con Forza Italia per dare vita ad un soggetto politico che si avvicini ai Repubblicani degli Usa.

Pure in questo caso però Salvini dimostra di avere troppe incertezze.

Re tentenna.

CONTE-CALENDA

Carlo Calenda (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Quando parla del Movimento Cinque Stelle Carlo Calenda, leader di Azione e politico di raffinata e vasta competenza, perde lucidità. Non li sopporta e non fa nulla per nasconderlo.

Al Pd di Enrico Letta ha sostanzialmente detto che lui è pronto a stare nella coalizione a patto però che non ci siano i Cinque Stelle.

Dal canto suo Giuseppe Conte, capo politico sospeso (ancora per poco) dei Cinque Stelle, ha risposto che lui non vuole neppure vedere Azione di Calenda. In questo modo entrambi hanno ristretto e di molto quel Campo largo che rappresenta l’unico elemento con il quale il centrosinistra può provare ad essere competitivo con un centrodestra sicuramente più forte.

Carlo Calenda ha un curriculum che pochi possono vantare in Italia, Giuseppe Conte è stato due volte presidente del Consiglio. Entrambi dovrebbero mettere da parte i rancori nel percorso politico. Invece fanno il contrario.

Iracondi.

ALESSANDRO DI BATTISTA

Alessandro Di Battista (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Nell’immediata vigilia dell’attacco della Russia all’Ucraina l’ex big del Movimento Cinque Stelle ha dato diverse lezioni di storia e di geopolitica per dimostrare che in fondo quello che sta succedendo tra Russia e Ucraina rientra nella politica e nella storia degli ultimi anni, se non decenni.

Il problema però non è questo. Il problema è che la Russia di Putin ha invaso un Paese sovrano e continua da giorni con bombardamenti e azioni militari. Su questo non possono esserci dubbi.

Ma la cosa più importante è un’altra: Alessandro Di Battista continua a parlare al popolo dei Cinque Stelle soprattutto, perché rappresenta ancora un punto di riferimento per molti. Ma allora perché non prova a rientrare e a ritagliarsi un ruolo? In questo modo resta fuori dal dibattito e dal contesto e le sue opinioni non possono che essere personali. E’ vicino alle posizioni di Giuseppe Conte e sempre più lontano da quelle di Luigi Di Maio. Ma non fa mai il passo decisivo di rientrare.

Titubante per sempre.