Fischi e fiaschi della XI settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XI settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XI settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

FISCHI

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti (Foto © Simone Desiato)

Il presidente della Regione Lazio sta illustrando i progetti del Pnrr in ogni provincia del Lazio, aggiungendo a questo le opportunità offerte dai fondi strutturali europei. A inizio settimana a Frosinone è stato protagonista di una vera e propria convention politica in presenza durante la quale è stata ufficializzata la candidatura a sindaco di Domenico Marzi nell’ambito del Campo largo. (Leggi qui Lo schiaffone di Zingaretti per lanciare il Pd e Marzi).

Zingaretti ha sviluppato un discorso molto motivazionale, soprattutto per quanto riguarda il Partito Democratico. Sta già pensando anche al prossimo anno, quando si voterà sia alla Regione che per le politiche. Negli ultimi giorni della settimana si è concentrato ulteriormente sulla doppia emergenza: vale a dire il Coronavirus (che non è finito) e l’arrivo di tanti profughi ucraini.

Non si tratta di un’avvio verso l’uscita molto tradizionale. Al contrario. In genere dopo così tanti anni di amministrazione (tra Provincia di Roma e Regione Lazio) non si vede l’ora di uscirne (chi è vicino a Zingaretti assicura che anche nel suo caso è così: c’è la naturale e fisiologica stanchezza determinata dalle responsabilità); si mette il pallio sulle spalle dell’erede designato e gli si lascia la scena, iniziando a costruire la successione, Invece in questo ultimo tratto di un così lungo percorso, il Governatore non ha tirato i remi in barca: è su ogni tipo di problematica. Dicono che farà così fino al momento del passaggio delle consegne

L’amministrazione è il mio mestiere.

SERGIO PIROZZI

Sergio Pirozzi (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

L’impronta del suo Scarpone ha scosso il centrodestra regionale. L’ex sindaco di Amatrice, che nel 2018 si candidò autonomamente alla presidenza della Regione risultando decisivo per la sconfitta del centrodestra, ha annunciato l’addio a Fratelli d’Italia. (Leggi qui Pirozzi rompe con i Fratelli. La Lega è una suggestione).

Lo ha fatto con una presa di posizione garbata ma ferma, nella quale ha spiegato che non gli è stato possibile sviluppare le sue proposte perché evidentemente nel Partito di Giorgia Meloni non lo supportano come lui vorrebbe.

In Fratelli d’Italia sembra esserci una convinzione diffusa che contano solo i sondaggi e che quindi nessuno mai troverà il coraggio di andarsene. Non conoscono Sergio Pirozzi, amministratore da leggenda ad Amatrice, politico coriaceo alla Regione. Politicamente è corteggiato dalla Lega di Matteo Salvini. Salirà sul Carroccio? Si vedrà, intanto però si è smarcato.

Padrone del suo destino. 

CLAUDIO DURIGON

Quando si parla della Lega in Ciociaria, bisognerebbe ricordare i recenti risultati: primo Partito alle comunali di Alatri (dove ha vinto il centrodestra), primo Partito a Sora (dove ha vinto una coalizione civica appoggiata anche dal Pd), primo Partito del centrodestra alle Provinciali (dove votano sindaci e consiglieri).

Per il Carroccio non è un gran momento a livello nazionale e neppure regionale, ma in provincia di Frosinone le cose vanno diversamente. Perciò Claudio Durigon ha voluto sincerarsi personalmente che si potesse arrivare ad un’intesa politica tra Francesco Zicchieri, Francesca Gerardi, Gianfranco Rufa, Pasquale Ciacciarelli e Nicola Ottaviani. (Leggi qui I nuovi equilibri della Lega).

Proprio alla Provincia il duro botta e risposta tra Francesca Gerardi e Luca Zaccari aveva messo in allarme Durigon. L’altro giorno a Frosinone ha ricomposto il quadro e adesso attende un altro risultato: la Lega primo Partito anche nel capoluogo.

Pacificatore.

FIASCHI

GRILLO-CONTE-SEGNERI

Giuseppe Conte

Il fondatore del Movimento Cinque Stelle non ha ancora criticato politicamente Vladimir Putin per la guerra che il Cremlino ha scatenato in Ucraina. Larghi settori del Movimento hanno un atteggiamento equidistante, come se fosse giusto mettere sullo stesso piano l’invasore e l’aggredito.

Giuseppe Conte, capo politico, ha fatto un ragionamento secondo il quale l’Italia in questo momento non può permettersi di incrementare le spese militari. Quando invece anche le minacce al nostro Paese da parte della Russia di Putin stanno aumentando.

In un quadro del genere è ovvio che nel Movimento ci siano diversi esponenti che magari pensano che oltre a quelle di Zelensky bisognerebbe ascoltare pure le ragioni di Putin. Enrica Segneri, motivando il suo voto contrario in aula, ha spiegato che non si può legittimare una eventuale Terza guerra mondiale.

Però resta sempre la Russia la nazione che sta bombardando donne e bambini.

Equidistanza surreale.

MELONI-SALVINI

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

La prima vola nei sondaggi, il secondo precipita. Ma nessuno dei due sembra rendersi conto di avere bisogno dell’altro per vincere le elezioni e poi per governare. (Leggi qui Sondaggio, FdI sempre primo ma il Pd si avvicina).

Ormai da mesi tra Fratelli d’Italia e Lega c’è un silenzio assoluto e nessuno ha davvero preso l’iniziativa per cercare di ricucire lo strappo fortissimo che si è determinato in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica.

La questione è la leadership. Giorgia Meloni ritiene che spetti a lei perché tutte le rilevazioni danno Fratelli d’Italia ampiamente davanti alla Lega e spesso primo Partito. Matteo Salvini è convinto invece che tocchi a lui perché è l’unico in grado di federare il centrodestra. E su questo ha l’appoggio di Silvio Berlusconi.

Rimane il fatto che due leader politici di questo livello non dovrebbero avere problemi a parlarsi e a chiarirsi. Invece non lo fanno.

Travolti dal rancore e dalla diffidenza.

ZAIA-DE LUCA

Luca Zaia (Foto © Imagoeconomica)

Per un lunghissimo periodo, dopo l’inizio della pandemia, i Governatori Luca Zaia (Veneto) e Vincenzo De Luca (Campania) sono stati al vertice di tutte le classifiche di gradimento politico. Primo e secondo.

Simboli di operatività ed efficienza nell’affrontare un’emergenza mai vista prima. Zaia è stato individuato come possibile alter ego di Matteo Salvini, mentre De Luca era visto come la concretezza al potere in un Pd che non riusciva a trovare il bandolo della matassa. Entrambi sono stati confermati alla grandissima.

Adesso però la situazione è cambiata. All’interno della Lega il presidente del Veneto ha perso posizioni e non dà la sensazione di poter contrastare Salvini. Mentre De Luca continua con le sue prese di posizione che di fatto lo hanno sempre più isolato.

Spiaggiati.

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