Fischi e fiaschi della XLII settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XLII settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XLII settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

ANTONIO POMPEO

Una fase della convention

Sembrava una convention americana. Ha riempito il prato delle Terme di Pompeo a Ferentino lanciando un messaggio forte alla comunità del Pd. Non è il messaggio della sua candidatura alle prossime elezioni Regionali. Ma quello che è necessario avere idee diverse se si vuole creare un Partito ampio, plurale, fatto di sensibilità differenti ma unite dagli stessi ideali.

È per questo che ieri Antonio Pompeo, leader di Base Riformista, presidente uscente della Provincia di Frosinone e sindaco uscente di Ferentino ha voluto che alla sua iniziativa fossero presenti Francesco De Angelis, Mauro Buschini e Sara Battisti, cioè gli esponenti della sensibilità interna contrapposta alla sua. E con i quali, molto probabilmente, sarà avversario alle imminenti elezioni che rinnoveranno il Consiglio regionale del Lazio. (leggi qui: Tutti divisi alla festa grande di Pompeo).

È un Pd diverso dal loro quello che Antonio Pompeo ha portato alle Terme davanti ad un migliaio di persone venute ad ascoltarlo. È il Partito degli amministratori, dei sindaci che stanno a contatto ogni giorno con i problemi reali della gente, che sono la linea del fronte tra governatori e governati. Per questo ha voluto che ci fossero i sindaci di Firenze Dario Nardella e di Ravenna Michele De Pascale. Avrebbero potuto rivendicare una candidatura in Parlamento: sono rimasti al loro posto.

Ai mille circa andati a sentirlo, il sindaco uscente ha detto che il Pd è quello di Pompeo ma anche quello di De Angelis, è quello di Battisti e pure quello di Buschini; è quello di Astorre ma anche quello di Mancini. E che le differenze servono per far crescere il dibattito: ma sono utili se servono ad allargare la comunità e non a chiuderla. E che questo è il Pd che vuole portare in Regione.

Diversamente Pd.

FEDERICO BERLIOZ

Federico Berlioz

La redenzione è uno degli elementi centrali della nostra cultura. È un pilastro della nostra religione, domina la nostra letteratura, condiziona i nostri comportamenti: veniamo educati fin dall’infanzia al principio che ci sia possibilità di redenzione per chiunque e per qualunque cosa abbia commesso.

Papa Giovanni XXIII lo confermò all’ergastolano inginocchiato in lacrime ai suoi piedi durante la celebre visita a Regina Coeli “Si, c’è redenzione anche per te, anche se hai ucciso”. Victor Hugo ci ha costruito intorno uno dei più celebri romanzi del Novecento: I Miserabili; così come fece Fëdor Dostoevskij nell’altrettanto celebre Delitto e castigo; o in tempi più recenti Khaled Hosseini nel suo struggente Il cacciatore di aquiloni. Sappiamo che i gigli nascono nel fango e li amiamo perché siamo consapevoli, come ricorda Papa Francesco, di essere anche noi peccatori.

Per chi ha scritto la Cronaca Nera degli anni Ottanta quello di Federico Berlioz è un nome scolpito nella memoria. Lui era uno dei capi a Latina, la sua scuola è stata la strada, il suo credo era l’unico che si potesse imparare lì: la sola legge riconosciuta era quella del più forte. Già da giovanissimo aveva commesso una serie infinita di reati, culminati in due omicidi: quelli di Marco Cabassi e Carlo De Bellis. Nel suo certificato penale c’è anche una condanna a vita.

Ma lì, nel penitenziario, dove ha mantenuto fede al suo Codice che gli imponeva di non pentirsi, ha fatto l’unica cosa che la coerenza di gli permetteva: scontare la sua pena. Facendo i primi nove anni in totale isolamento. Redimendosi. Diventando, giorno dopo giorno, un uomo diverso. Reimparando a leggere ed iniziando a scrivere. Prima ricorsi, per gli altri detenuti. Poi libri. Ora è un autore di noir. Ed il suo ultimo lavoro è venuto a presentarlo a Latina.

«Chiedo perdono per quello che è stato Berlioz negli anni 80/90 a Latina e mi dispiace per ciò che il mio cognome ha lasciato come ricordo in questa città» ha detto intervenendo all’iniziativa dell’associazione Anagtia patrocinata dalla Regione Lazio.

Ventisei anni in carcere, durante i quali si è disfatto poco alla volta della pelle criminale per lasciarne crescere una nuova. Che è oggi la sua vita. Guarda con consapevolezza quel periodo. Ha pagato. Tutto. Ma sa di avere sbagliato. E di non essere stato il solo: «Negli anni Ottanta e Novanta per gli investigatori ed i magistrati la malavita non c’era. La verità è che alla criminalità è stato consentito di camminare in totale libertà tanto da arrivare alla situazione di oggi».

Lui ha fatto il suo esame di coscienza, lo Stato no.

Il redento.

PASQUALE CIACCIARELLI

Ciacciarelli con Sangiuliano a Castrocielo

Ci ha visto giusto. Maledettamente. Nel pieno dell’estate aveva organizzato alla Tenuta Guadicciolo di Castrocielo la presentazione di un libro. Facendo trovare centinaia di persone sul parco per conoscere l’autore. Cioè Gennaro Sangiuliano, direttore del TG2 Rai e ora Ministro per la Cultura nel Governo di Giorgia Meloni.

Ad invitarlo è stato Pasquale Ciacciarelli con Mario Abbruzzese. Che in quel momento lo avevano individuato come il potenziale candidato Governatore del Lazio per il centrodestra. Se lo sono ritrovati ministro. A dimostrazione che avevano fiutato bene l’aria. Ora Sangiuliano esce dal cerchio dei papabili candidati e va a prendere il posto lasciato dal ministro Dario Franceschini. Con lui è uscito anche Daniele Abodi chiamato allo Sport e Francesco Lollobrigida assegnato all’Agricoltura.

In attesa di sapere chi sarà il condottiero, Pasquale Ciacciarelli sta cercando di allestire una lista competitiva. Sta portando sul carroccio il presidente del Consiglio Comunale di Frosinone Adriano Piacentini in compagnia di una donna d’ispirazione civica: per candidarli alla regione Lazio insieme a lui ed al Gianluca Quadrini.

Perché sa che il gioco delle percentuali, alle prossime Regionali impone una lista fortissima per far scattare il quorum e centrare l’elezione. E poco importa che sia Piacentini e sia Quadrini siano dei campioni delle preferenze. Prima serve spalancare la porta della Pisana: una volta dentro chi è passato troverà un modo per lanciare una corda agli altri.

Gioco di squadra.

FIASCHI

ROBERTO GUALTIERI

La foto delle polemiche

Ne sapeva nulla. E ci mancherebbe pure. Ma è proprio questo il problema. Perché, a saperlo, poteva essere una sua scelta; oppure una scelta fatta da altri e da lui subito. In ogni caso uno scoop. Perché la foto che ritrae il sindaco di Roma Roberto Gualtieri con il boss Roberto ‘nasca‘ De Santis ad Ostia ha creato un certo imbarazzo.

Il Nasca ad Ostia è noto. E non per le sue frequentazioni con i conventi dei Camaldolesi o i loro ritiri spirituali. E allora cosa ci faceva a colloquio con il sindaco della Capitale d’Italia? Perché quello scatto stava circolando così tanto ad Ostia? perché altre immagini lo ritraevano ai comizi del sindaco?

Roberto Gualtieri non si stava mettendo in affari con De Santis né gli ha chiesto voti. È stato vittima di un’abilissima operazione, simile a quella messa a segno da Totò quando vendette la Fontana di Trevi.

Aspetto ordinario, durante la campagna elettorale Nasca avvicinò come qualunque comune cittadino l’ex ministro Gualtieri e lo agganciò sollecitandolo a pulire Roma; come avviene durante le campagne elettorali, il candidato si ferma, si confronta con i cittadini, assicura che cambierà la città. Solo che in questo caso c’era qualcuno appostato e pronto a scattare l’istantanea.

Che a quel punto è diventata una garanzia: una prova da esibire in giro per dimostrare che anche Gualtieri sta con noi. E’ cosa nostra, avrebbero detto qualche parallelo più a sud. Dubbi? Ecco allora le foto in cui lo scomodo personaggio assiste al comizio. Con Gualtieri che si è ritrovato ad essere inconsapevole testimonial.

Dove sta il problema? Nel fatto che nessuno degli accompagnatori del ministro, nessuno del suo staff, nessuno del Circolo territoriale Pd o delle altre liste lo abbia avvisato spiegandogli chi fosse il signore con cui si stava intrattenendo. E quanto potesse essere inopportuna una eventuale foto con lui. Se ne sono accorti i carabinieri durante le indagini sulla nuova mala del Lido.

Testimonial inconsapevole.

NICOLA FERRARA

Nicola Ferrara

È docente di Medicina interna dell’Università Federico II di Napoli ed ex presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia, quanto basta per far si che quando lui parli l’Oracolo di Delfi può anche andare a giocare a padel.

E ironia a parte il professor Nicola Ferrara è davvero un accademico di fama talmente specchiata che i suoi profili diagnostici hanno l’autorevolezza della Medicina Alta che tutti vorremmo avere pronta all’occorrenza nelle nostre misere vite.

Quella Medicina Alta che solo uno come Silvio Berlusconi e pochi altri possono permettersi di tenere a portata di cloche nel governo della loro esistenza. Il professor Ferrara ha detto ad AdnKronos Salute: “Sicuramente l’attivismo del presidente Berlusconi potrebbe essere inquadrato nell’ambito dell’invecchiamento di successo. Il suo attivismo, ben visibile in questi giorni, dimostra delle performance superiori alla media della sua età, 86 anni, quindi è un unicum”.

E il segreto del successo del Cav non sta solo nei frullati fighi e in uno stile di vita azzeccatissimo e faraonicamente monitorato. No, lì è proprio un fatto di cromosomi: “Raggiungere questi livelli vuol dire avere una genetica che aiuta, ma che può arrivare fino al 35%, poi occorre curare il corpo e l’intelletto da sempre. Con una alimentazione sana e un’adeguata attività fisica, uniti agli stimoli dall’esterno che al presidente Berlusconi arrivano dal lavoro che ha fatto e continua a fare“.

Senza contare il fattore emotivo che in questi casi è la morte sua, ovviamente solo per dire: “In questa rinascita di Berlusconi ha un peso anche la nuova vita affettiva accanto a una giovane compagna”. Quindi Silvio Berlusconi sta vivendo il suo secondo Rinascimento grazie a genetica, soldi e “corazon”, tutto bello per carità di dio.

Ma noi che siamo plebei e che dobbiamo sorbirci mogliere mannare, terapie di wikipedia e carbonare assassine una domanda alla Luciano Onder al prof glie la vorremmo fare, contando sull’ironia che sempre si accompagna a chi tiene caduceo sul taschino ed Ippocrate in tasca.

Eccola: l’amicizia con Putin tornata in punta di spot ai quattro venti come se fosse une medaglia delle Giovani Marmotte e non una cosa su cui magari tacere e negare a domanda posta, esattamente, di quale parte della ritrovata lucidità e dell’invecchiamento di successo di Berlusconi fa parte?

Arzillo, non lucido.