Fischi e fiaschi della XXXV settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XXXV settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XXXV settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

FISCHI

SERGIO MATTARELLA

Il presidente della Repubblica con i leader del centrodestra

I fatti mettono in evidenza una circostanza precisa: è quello che in politica ci capisce più di tutti. Tanto da legittimare il sospetto che la sua conferma al Quirinale non sia stata una soluzione di ripiego. Ma il risultato di una sua sottilissima strategia. Che è stata capita solo dopo: quando ormai aveva sottoscritto l’affitto per altri sette anni. Se è andata così ben venga. Perché il Sergio Mattarella che ha tenuto l’intervento al Forum di Cernobbio è un Presidente della Repubblica di altissimo spessore: politico e costituzionale.

A tutti quelli che pensano al modo più comodo per attovagliarsi al prossimo Governo che nascerà dopo le elezioni ha mandato da Cernobbio una serie di messaggi. Non negoziabili. In campo economico: l’Italia si tolga dalla testa di proporre all’Ue soluzioni innovative sul gas perché sui costi dell’energia nessuno può farcela da solo; la linea è quella tracciata dal governo Draghi e cioè ‘price cap‘ continentale contro ogni tentativo di speculazione. Soprattutto, in questa storia chi ha voluto determinare l’impennata dei prezzi è stata la Russia con una guerra di aggressione con la quale era ben «consapevole delle gravi ripercussioni sulla vita dell’Europa e del mondo intero». A Matteo Salvini sono fischiati i timpani.

Lo aveva detto quando gli hanno chiesto di restare al Quirinale altri sette anni: non rimango qui a fare la mummia.

Tutti i sondaggi dicono che il centrodestra avrà la maggioranza nelle prossime elezioni. Ma se rimarranno le attuali divisioni interne sui temi chiave, Sergio Mattarella ha già dimostrato di sapere come sbrogliarla in tre minuti. Esattamente come fece 5 anni fa: la Lega mollò il centrodestra e fece il Governo con il M5S col quale si erano presi ad insulti dai palchi fino ad un attimo prima.

In questo momento è in corso una guerra: parte viene combattuta con le bombe e parte con le sanzioni economiche. E piaccia o no l’Italia è uno dei fronti. Non c’è spazio per soluzioni cialtronesche. Ne andrebbe di mezzo il futuro dell’Europa intera. E Sergio Mattarella ha fatto capire ai leader che quel fronte lui non intende mollarlo ma difenderlo fino alla fine.

Il Gattopardo era un dilettante.

FANTINI E POMPEO

Un mese fa: il Partito Democratico è il pilastro del Governo di Mario Draghi che ottiene i miglior risultati sui fronti delle assunzioni e della crescita, frutto anche di una ritrovata credibilità internazionale. Una settimana fa: lo stesso Partito è come inebetito e catatonico di fronte al comprensibile smarrimento determinato da una sfuriata dai toni e dai modi tanto eccessivi quanto fuori luogo. Che – finora così stanno i fatti – nulla hanno a che vedere con il Pd.

Il presidente della Provincia Antonio Pompeo ed il Segretario Provinciale Luca Fantini hanno dato una potente sgrullata a quel Pd. Cominciando la mobilitazione che la campagna elettorale impone. Perché se le elezioni sono una partita di pallone allora il risultato è già scritto, se sono la partenza di una Legislatura governata dalla Costituzione italiana allora è tutt’altra storia.

Antonio Pompeo ha iniziato un tour per incontrare tutti i sindaci e gli amministratori che fanno riferimento alla sua area (Base Riformista). Annunciando: «È nei momenti difficili che bisogna dimostrare di essere convinti delle proprie idee. Il Pd è il mio Partito, che ho contribuito a costruire in questa provincia, in cui ho sempre creduto e che rispecchia i miei ideali. Ecco perché voglio dare il mio contributo anche in questa campagna elettorale: difficile, complicata, ma non mi tiro indietro davanti alle sfide».

Luca Fantini (zingarettiano di Pensare Democratico) nelle ore precedenti aveva riunito tutti i Segretari di Circolo ed i dirigenti provinciali. Gli ha ricordato che «I circoli sono la colonna portante della nostra comunità» ha chiesto una grande mobilitazione «Per raccontare il nostro programma e le nostre proposte per il futuro dell’Italia. Sarà una campagna elettorale a viso aperto, casa per casa, strada per strada, comune per comune».

Il segnale più forte sta nel fatto che a scuotere il Pd, nello stesso momento, siano i portabandiera delle due componenti principali, spesso contrappposte ed in contrapposizione. Ma unite nel nome dello stesso obiettivo da perseguire con lo stesso ideale. È uno degli elementi fondanti per un nuovo dialogo.

Questo si chiama Partito.

VALENTINA GRIPPO

Valentina Grippo (Foto: Sara Minelli / Imagoeconomica)

Semplice, quasi banale, proprio per questo micidiale. Nel pieno di una crisi da ernie cerebrali in tensione nelle teste dei creativi per elaborare slogan efficaci da sparare in questa campagna elettorale e drenare consenso, lei se ne esce con una frase elementare che vale un’intera trasmissione tv.

La frase è «Se faremo un risultato sopra il 10% avremo una compagine istituzionale sufficiente a determinare il ritorno di Mario Draghi alla guida del Governo». Tradotto: se rivuoi Mario Draghi a Palazzo Chigi vota noi. Punto.

Che l’uomo del Whatever it takes goda di una reputazione tanto solida quanto trasversale nell’elettorato chiamato al voto il 25 settembre è un’evidenza. Lo scenario mondiale non lascia molti spiragli. La manovra del gas avviata dalla Russia per bombardare l’economia dell’Occidente e fomentata dagli speculatori in Olanda richiederà alla guida del Governo italiano una figura dotata di un’autorevolezza non comune. Perché dovrà imporre una linea anche a chi possiede nelle mani buona parte del debito sul quale oggi ci teniamo in piedi.

Valentina Grippo, consigliere regionale del Lazio, portavoce nazionale di Azione e candidata di Italia sul Serio (l’alleanza tra Calenda e Renzi) alla Camera dei Deputati lo ha detto nel modo più semplice possibile. Per loro l’unico uomo capace di stare con la schiena dritta in quel consesso si chiama Mario Draghi. E per questo chiede il voto.

Semplice e micidiale.

FIASCHI

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini

Il titolo della notizia lanciata dalle agenzie: “Energia: Salvini, ‘serve intervento Ue di alcune centinaia di mld, come per il Covid.

Allora, partiamo dai fondamentali. L’Unione Europea è formata da una serie di Stati. Alcuni sono carichi di soldi (l’Olanda, la Germania, la Danimarca…). Altri stanno con le pezze dietro ai pantaloni e fanno tutto a debito (l’Italia è la capofila).

Per affrontare l’emergenza covid l’Ue (meglio, i Paesi ricchi dell’Unione) ci ha concesso di fare debiti per sistemare la rete sanitaria e fronteggiare il virus; i soldi li hanno tirati fuori i Paesi ricchi, prestandoci i soldi che noi ci siamo impegnati a restituire. Ora, continuando con i fondamentali, Salvini vorrebbe chiedere all’Ue altre centinaia di miliardi per affrontare la situazione.

Prima domanda: ma perché l’Olanda dovrebbe continuare a tirare fuori soldi che non ha molte certezze di vedere indietro? Non è un mistero che su molti mercati finanziari già si scommetta sul default italiano. Seconda domanda: chi garantisce dal momento che al timone tra poco non ci sarà più Mario Draghi e – soprattutto – c’è il rischio che, come lui auspica, ci vada proprio Salvini. Che invece di rassicurare i mercati chiede ancora soldi?

Tornando seri. Quella messa in atto da Matteo Salvini è una mossa disperata per smarcarsi da Giorgia Meloni e rendersi diverso da lei agli occhi di un elettorato che altrimenti non lo voterebbe mai. Perché lo ha già votato 5 anni fa mandandolo al Governo ottenendo nulla o quasi di ciò che si aspettava. Allora tanto vale cambiare rimanendo nel centrodestra. Per questo cerca di smarcarsi. Sfiorando però posizioni paradossali: si colloca a distanza da Bruxelles, lancia segnali a Mosca.

Solo scorrendo le agenzie di ieri: Matteo Salvini ha detto che è arrivato il momento di dire basta con le sanzioni alla Russia, che è inutile il bando ai visti, che bisogna smetterla con la sfida energetica europea a Putin

Il tutto mentre Giorgia Meloni fa ogni cosa possibile per mandare segnali ai mercati in ogni idioma del mondo, per rassicurarli e ribadire la ferma posizione atlantista. Il rischio è quello di cui sopra: leggi il top su Sergio Mattarella.

DANIELE MAURA

Maura e Picano

Il neo Consigliere Regionale del Lazio in pectore ogni mattina si alza, prende il caffè, legge i giornali. E quando ritiene affida un suo punto di vista ai fan che lo seguono sui suoi canali social. Questa mattina Daniele Maura ha giustamente difeso la sua scelta di incontrare nei mesi scorsi l’associazione che promuoveva la realizzazione di un. aeroporto civile a Frosinone. Segnalando che anche l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile ritiene Frosinone l’unica possibile alternativa a Ciampino. Come scrive oggi il quotidiano Repubblica.

Un post che ha fatto schizzare dalla poltrona il suo collega di Partito Gabriele Picano. Che per la realizzazione di quell’aeroporto a Frosinone c’è finito sotto processo mentre l’Amministrazione Provinciale di cui Daniele Maura faceva parte si costituiva contro di lui nel processo, chiedendogli i danni perché secondo loro era evidente che l’aeroporto non si potesse fare.

Prima di mettersi a tavola per il pranzo, l’avvocato Gabriele Picano manda un messaggio a tutta la sua lista di contatti. Nel quale la sintesi è: quando ero presidente della società Aeroporti e sono andato sotto processo dicevate che l’aeroporto non si poteva fare, ora che sono stato assolto ed ho dimostrato che si poteva fare (e ora che lo scrive pure Repubblica) il merito sarebbe vostro?

Schermaglie. Tra due che sanno bene saranno competitor nella prossima corsa per il Consiglio regionale del Lazio.

Da lontano se la ride Francesco Scalia. Da presidente della Provincia lui lo aveva ideato e progettato quell’aeroporto, confrontandosi in Irlanda con Ryanair, affidandosi a quello che oggi è il massimo esponente dell’Enac, facendosi fare i calcoli da un colosso mondiale come Price Whaterhouse. Il centrodestra che smontò il suo progetto (andare Alatri e citofonare Iannarilli) oggi plaude a quello stesso aeroporto. Lo stesso per il quale Picano si è fatto un processo nel quale chi oggi plaude ieri gli chiedeva i danni.

Coma cambia il mondo.

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