Fischi e fiaschi della XXXVIII settimana 2022

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XXXVIII settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

Fischi e fiaschi: i fatti centrali ed i protagonisti della XXXVIII settimana 2022. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nei prossimi giorni.

FISCHI

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Alla fine, al di là dei numeri, ha vinto lui. Giuseppe Conte ha contizzato il Movimento 5 Stelle rendendolo quanto più possibile vicino ad un Partito politico. Con Beppe Grillo tenuto a debita distanza, senza Luigi Di Maio a fargli il controcanto dall’interno, senza né Virginia Raggi né senza nessuno degli altri finti colonnelli costruiti in questi anni e che ora torneranno nell’ombra dopo i loro cinque minuti di gloria parlamentare.

Da solo, Giuseppe Conte si è preso il M5S e gli ha dato un’identità diversa da quello che aggregava chiunque dicesse No. Ha dimostrato – soprattutto ai supposti big grillini – che c’è un’Italia alla quale parlare perché nessuno ne intercetta più i segnali. Un’Italia per la quale anche una misura mortificante come il Reddito di Cittadinanza è una risposta.

Lo è perchè non ce ne sono altre alternative. Dove sono i posti di lavoro? Dove sono le fabbriche? Dov’è un piano per crearli? Si potrebbe rispondere che non ci sono proprio a causa dei folli No pronunciati dal MoVimento; che lui è stato il premier di questo Paese per tre anni. Ma siccome nessuno lo fa, Conte può cavalcare l’onda.

Ha individuato un sapiente punto di equilibrio. Nella sua campagna elettorale c’è stato un ritorno alle origini anti Pd: ma con intelligenza; ora il nemico non è più il Partito Democratico ma nel mirino ci sono “gli attuali vertici del Pd”. È un modo efficace per tenere aperta la porta a quella parte del Pd zingarettiano e bettiniano che con lui avrebbe fatto l’alleanza; ed allo stesso tempo ai voti Dem delusi dalla piega del Pd lettiano.

Tra qualche ora i numeri diranno se Giuseppe Conte riuscirà nella mission di agganciare il Pd nei numeri, demolire Luigi Di Maio, seppellire il M5S dei No ad oltranza. Ma a prescindere dai numeri e dai traguardi ha già vinto: il Movimento di oggi è quello plasmato intorno alla moderazione di Conte e non più alle urla di Grillo.

Meglio senza pochette.

MAURIZIO CIANFROCCA

Il momento della premiazione

Se volete capire per quale motivo le persone per bene si tengono sempre più a distanza dalla politica è sufficiente dare un’occhiata alla recente vicenda del sindaco di centrodestra del Comune di Alatri, Maurizio Cianfrocca. (Leggi qui: Cianfrocca premia Alviti e scatta un’indagine).

I carabinieri gli hanno notificato una richiesta di atti “per urgenti indagini di Polizia Giudiziaria”. Indagano su una pergamena ed una statuetta dal valore di 15 euro consegnata come riconoscimento al concittadino Davide Alviti: talentuoso giocatore di pallacanestro divenuto campione d’Italia con la mitica Olimpia Milano.

Per ora è un’acquisizione di atti. Ma è sufficiente – qualora la Procura lo ritenesse necessario – per ritrovarsi nel registro degli indagati, con i telefoni sotto controllo, la casa perquisita e la vita rivoltata. Sarà pure a garanzia dell’indagato, come dice il Codice: ma alle persone per bene da fastidio anche il solo sospetto.

Chi non è per bene lo sa e cerca di far saltare i nervi in questo modo. Inaccettabile. Come ha messo in evidenza il Pd che sta all’opposizione del sindaco: la battaglia politica «si fa in altro modo: sulle idee, sulle scelte e sugli indirizzi politici. Si fa in Consiglio Comunale, in piazza. E non con le carte bollate. Non ricercando cavilli burocratici, non attraverso esposti e denunce, tra l’altro solo per aver premiato un nostro concittadino, che sta raggiungendo vette altissime nella pallacanestro».

Né la Procura né i carabinieri sono impazziti. C’è un Codice e si applica nella stessa maniera per tutti. Ma sono proprio quelle regole, scritte in quel modo, a rendere un bersaglio qualunque sindaco e qualunque amministratore comunale. Chi ha un po’ di pelo sa che fa parte delle regole del gioco; chi il pelo sullo stomaco non vuole averlo inizia a guardare con sempre maggiore diffidenza l’impegno.

Sindaci e non martiri.

IL PRETE ED IL TATUATORE

don Maurizio Di Rienzo

Nella vita non si può fare tutto ciò che si vuole. Non tutto è concesso. Lo hanno ricordato don Maurizio Di Rienzo, parroco a Marina di Minturno e Cristiano Gulia, maestro tatuatore a Sora.

Il primo ha chiuso il campetto dell’oratorio dicendo basta alla maleducazione di ragazzini poco più che mocciosi. Che invece di ringraziare per quel campetto messo a disposizione si sono resi protagonisti di “Bestemmie continue tra i giocatori, contro chi abita vicino la parrocchia, contro gli anziani. Contro gli operatori pastorali, contro la Chiesa che li ospita. Immondizia lasciata a terra nonostante i bidoni dei rifiuti siano a pochi metri di distanza. Atteggiamenti irrispettosi verso chiunque” ha scritto il parroco nell’avviso di chiusura. (leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 22 settembre 2022).

Più o meno nelle stesse ore Cristiano Gulia ha detto no ad un mamma che pretendeva tatuasse una rosa sul collo al figlio quindicenne. E di fronte al suo rifiuto, per motivi etici, lei ha insistito dicendo che avrebbe pagato e lui doveva eseguire. Il no è stato ancora più fermo. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 21 settembre 2022).

Cristiano Gulia

Stiamo sprofondando in una società della prepotenza: dove si pensa che i soldi possano comprare tutto. Soprattutto possano ripagare l’assenza dei genitori dal loro ruolo: un’assenza che priva i ragazzi di modelli da seguire. E gliene fornisce di sbagliati. Perché non si può pensare che con i soldi si possa compensare la propria assenza e comprare l’affetto dei figli. Ai quali va spiegato che costruire un campetto è costato soldi: messi con le offerte di tutti; ed il minimo che si possa fare è comportarsi in modo educato durante la gara, raccogliere l’immondizia fatta dopo la partitella. E magari, visto che non si paga l’ingresso, ci si potrebbe sdebitare facendo qualcosa di utile per la parrocchia.

L’esempio l’ha fornito don Maurizio come pure l’ha fornito Cristiano Gulia. Con il suo no ha insegnato ad un ragazzino che non tutto si può comprare. Soprattutto che a 15 anni non ci si incatena ad un modello che tra pochi anni o mesi si potrebbe rifiutare: perché a quell’età è lecito fare sciocchezze e ripensarci. Non è lecito che a mettere quelle catene, assecondando un capriccio siano i genitori.

Educatori di strada.

FIASCHI

DAMIANO COLETTA

Damiano Coletta

Questo rischia di essere l’ultimo week end come sindaco di Latina. In settimana i segnali arrivati dal centrodestra sono stati chiari. Tra qualche ora si riunirà il primo Consiglio comunale dopo le elezioni bis. Ci sarà la proclamazione degli eletti sulla base dei nuovi risultati nelle 22 sezioni richiamate al voto; poi ci sarà il giuramento del sindaco. Ma prima che Damiano Coletta legga il suo discorso di insediamento i Gruppi di Lega, Fratelli d’Italia e Latina nel cuore lasceranno l’Aula facendo mancare il numero minimo per proseguire la seduta. Ed andranno dal notaio per rassegnare le dimissioni in massa. Che porteranno il Comune alle elezioni per la terza volta in poco più di un anno. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 24 settembre 2022).

«Confermo che tutti i consiglieri comunali della Lega abbandoneranno l’aula, per recarsi dal notaio per le dimissioni» ha ribadito in queste ore la coordinatrice del Partito; «L’unica strada è recarsi dal notaio e firmare la sfiducia nei confronti di Damiano Coletta» ha confermato il suo avversario Vincenzo Zaccheo di Lnc. Conferma «la ferma intenzione di sfiduciare un sindaco che non ha né la maggioranza in Consiglio né quella dei cittadini» aggiunge FdI. Sulla stessa posizione Forza Italia che prima però chiede di individuare «il nome del futuro sindaco, non vogliamo una crisi al buio».

È un passaggio sull’orlo della crisi di nervi. Damiano Coletta può contare su una maggioranza Prog di 13 consiglieri. Mentre l’opposizione di centrodestra ne ha 19. Però l’Udc ha detto che resterà in aula e se facessero altrettanto che Forza Italia e la civica Annalisa Muzio e Forza Italia si arriverebbe a 18: numero sufficiente a continuare i lavori poiché il numero legale è a 17.

Non a caso nei giorni scorsi il Partito di Berlusconi ha indicato Annalisa Muzio come ideale presidente d’Aula; lei tiene le distanze. Per Damiano Coletta è una settimana all’ultimo respiro.

Sempre in bilico.

MARCO RIZZO

Marco Rizzo

Non si sputa nel piatto dove si mangia. E nemmeno nello studio televisivo che ti ospita dandoti visibilità e facendoti pubblicità. Ma a sinistra ormai dilaga la sindrome di Nanni Moretti: “Mi si nota di più se vado o non vado?”. Che nel caso di Marco Rizzo leader di Italia Sovrana e Popolare è diventata “Mi si nota di più se faccio lo scazzo con Enrico mentana o se rispondo in maniera intelligente alle sue domande?

Rizzo ha scelto la seconda ipotesi, rimediando una figura che varia nei giudizi a seconda della tribuna dalla quale s’è assistito allo spettacolo. Certo è che nessuna utilità alla spiegazione del programma politico ha portato l’affermare “È la prima volta che vengo invitato da lei e dal Tg di La7 e sono qui solo perché lo prevede la legge”. Mentana avrebbe potuto rispondere che Italia Sovrana e Popolare rappresenta talmente poco che non c’è nemmeno bisogno di invitarla eppure il volto del suo leader è apparso più volte nelle trasmissioni informative della rete.

È chiaro che in realtà Rizzo cercasse solo la rissa per avere qualche livello d’attenzione in più. Solo per questo ha detto a Mentana “Lei è forte con i deboli e debole con i forti: rappresenta il pensiero dominante e finanzia i giornali. Finanzia un giornale che decide cosa è giusto e cosa è sbagliato”. Mentana non è tipo da portarsela a casa ed ha ribattuto: “E lei è uno che brinda a champagne quando muore un potente (il riferimento è alla recente scomparsa di Michail Gorbaciov, ndr). Io finanzio un giornale per far crescere i giovani. Lo faccio con i miei soldi, guadagno meno di lei che ha la pensione da parlamentare. Non ho vitalizi, lei sì. Io lavoro, lei è vitaliziato, io non sono Rothschild”.

Al di là della tifoseria, buona creanza vuole che se un salotto non ti piace, se un conduttore non ti sembra corretto, semplicemente non ci vai. Se ci vai e la butti in rissa è solo per racimolare un po’ di share e di voti. Ma sempre una pagliacciata resta.

Occasione televisiva perduta. Non per Mentana.