Il fiuto di Nicola sulla prossima candidatura

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Nicola Ottaviani non sa ancora se si ricandiderà a sindaco di Frosinone. La decisione non è legata a quello che gli diranno i medici dopo il prossimo check up: se ne fregherà come sempre di quello che gli consiglieranno dopo avere consultato cardiogrammi e prove da sforzo, Nicola ascolta solo se stesso. E non dipenderà nemmeno dal nome del candidato che potrebbe uscire dalle primarie del Pd: Nicola ama la sfida, l’arena è casa sua, più si rischia e più ci prende gusto.

La scelta dipenderà molto dall’aria. Nicola la sta già fiutando con attenzione. L’aria può essere micidiale: più di un infarto appostato dietro al miocardio, più di un avversario interno o esterno. Non c’è risultato amministrativo che tenga. Perché puoi avere messo finalmente in sicurezza i conti, avere comprato finalmente il teatro, realizzato le opere che cambiano i connotati di un quartiere dormitorio, avviato i lavori per trasformare lo scalo da un parcheggio caotico ad un salotto… ma se l’aria è ostile c’è poco da fare.

L’esempio lampante è arrivato da Torino. Nessuno ha realizzato nella vecchia capitale dei Savoia quello che ha fatto Piero Fassino. Eppure, il vento lo ha spazzato via, senza tanti complimenti. Vento di ribellione ai Partiti, al sistema che non fornisce risposte, vento di cambiamento… Se Fassino nell’ultimo anno avesse finto di entrare in rotta di collisione con il Pd e si fosse ricandidato con una lista civica arancione, verde, pistacchio o qualsiasi altra tinta, con molta probabilità a Torino l’avrebbero portato in trionfo come De Magistris a Napoli.

Cosa fiutano le narici di Nicola? Intanto che i simboli di Partito sono una trappola anche nel suo fronte politico e non solo nelle file del Pd. Domenica, in Italia il centrodestra ha vinto dove si è mimetizzato da lista civica, sul modello di Sora e Ceccano. Mario Abbruzzese ha vinto ma il modello Mario a Frosinone non è molto gradito. E comunque Nicola non si fida.

Il vento grillino invece non arriva al suo olfatto, non lo preoccupa semplicemente perché non c’è. Il Movimento 5 Stelle non ha ancora costruito un nome e nemmeno una struttura che possa impensierirlo. Il M5S non è – come credono in molti, sbagliando – un brand o una maglietta da indossare: funziona solo se ci si lavora. Telefonare al meet up di Sora per informazioni. Quel tipo di lavoro a Frosinone è ben lontano da realizzarsi. E almeno su questo, Nicola è sereno.

Lo allarma fino ad un certo punto l’odore pungente che arriva da Colfelice. Da lì potrebbe arrivare l’uomo con il quale rischia di sfidarsi all’ultimo voto: Mauro Vicano, presidente della Società Ambiente Frosinone, la Saf che per tutti era un carrozzone e che lui dopo un anno di presidenza porta a chiudere il bilancio con un utile di 4 milioni ed un problema “Oddio che ne facciamo di tutti questi soldi, dal momento che non possiamo fare utili?”

Vicano ha la fama di quello che amministra bene: quando era manager della Asl si presentò a Sora dove la gente stava in piazza con i trattori ed i fantocci che lo rappresentavano appesi ad una forca; salì in municipio e quando ne discese lo portarono in processione trasformando la rivoluzione in festa; in Provincia quando l’assemblea dei sindaci era pronta a buttare dal balcone lui ed il suo piano sanitario, non uscì dalla finestra ma tra gli applausi. Ha la fama del martire: venne sollevato dalla carica di Direttore della Asl dopo avere sbattuto il telefono in faccia ad uno degli uomini più potenti d’Italia in quel momento, Enrico Bondi, dicendogli «Io quella fattura non la pago, lo faccia lei che ne ha i poteri e se ne assuma le responsabilità». Dopo una settimana stava fuori e ci vollero tre sentenze del giudice Lisi per rimetterlo al suo posto. Non gliel’hanno mai perdonata.

Ma il vero vento che preoccupa Nicola è un altro. Sa benissimo che Mauro Vicano si candiderebbe solo dopo avere demolito tutto il centrosinistra nella sfida per le primarie. E che il dottor Fabrizio Cristofari, difficilmente vi parteciperebbe se l’avversario interno fosse Vicano. Non per paura bensì perché i due si stimano e si rispettano in maniera vera. E la sola idea di un confronto mette in imbarazzo entrambi.

Ecco il vero vento che preoccupa Nicola. Gianfranco Schietroma ha detto che il Partito Socialista scenderà in campo con un suo candidato: e se facesse come a Sora, dove ha ammainato i simboli ed il suo Roberto De Donatis a Frosinone si chiamasse Cristofari?

Le due cose insieme sarebbero un brutto vento. da fiutare per bene prima di decidere. Esattamente quello che Nicola sta facendo in questo momento.