E’ morto il senatore Michele Forte

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Appena due settimane fa aveva salutato l’Udc. Non gli era stato facile. Era il Partito nel quale aveva militato tutta una vita politica, seguendolo nelle sue varie sfaccettature e travagli politici: Democrazia Cristiana prima, Centro Cristiano Democratico poi, Unione di Centro. Cambiava il simbolo, cambiava il nome, ma il senatore Michele Forte di Formia, classe 1938, ne rimaneva un punto fisso: se occorrevano voti bisognava passare da lui, se si voleva l’appoggio dell’area di Formia, del Golfo, del Partito in provincia di Latina era con lui che bisognava sedersi al tavolo e confrontarsi. E non era facile.

Quel Partito era la sua vita, a quel Partito aveva regalato una vita. Senza, ha smesso di vivere appena due settimane dopo il distacco. Il senatore Forte è morto improvvisamente durante la notte a Formia

La carriera politica del senatore era iniziata sul finire degli anni Settanta. All’epoca si entrava giovani in politica, ci si faceva le ossa nelle sezioni, ci si formava nei dibattiti interni, solo quando si era abbastanza preparati si finiva sui palchi a portare la bandiera del Partito. A quel tempo Michele Forte aveva già costruito la sua base elettorale, un solido consenso. Gli consente di costruire la sua scalata al Consiglio Comunale di Formia dove viene eletto consigliere comunale, poi assessore, infine è sindaco dal 1985 al 1992.

Governare così a lungo con il sistema proporzionale e senza premi di maggioranza significa avere capacità non comuni in un Paese nel quale la durata media dei governi era di poco superiore ai dodici mesi. E’ logico che si guardi a lui negli anni Novanta quando avviene la dissoluzione dei Partiti: Michele Forte ne esce indenne, si mette subito ad organizzare la nascita di un nuovo soggetto politico e nel ’94 è tra i fondatori del Centro Cristiano Democratico con Pier Ferdinando Casini ed un lungo elenco di vecchi amici democristiani. Per tutti è naturale che ne sia lui il segretario provinciale a Latina. Il Partito si trasforma in Udc, lui c’è, sempre in prima linea e sempre segretario provinciale.

Nel 1995 diventa consigliere provinciale di Latina, viene rieletto sindaco a furor di popolo nel 2008 e resta saldamente in sella fino a giugno 2013. Durante quel periodo lancia la sua scalata a Palazzo Madama: viene eletto senatore nel 2001 e poi confermato nel mandato successivo quando viene nominato vicepresidente della commissione Bilancio. Non basta: tra il Comune ed il Senato c’è la provincia e Michele Forte, cannibale della politica, si candida alla presidenza e viene eletto pure lì: resta in carica per quindici anni dal 1999 al 2014.

Due settimane fa decide di uscire dall’Udc. Lo fa con una lettera al segretario nazionale Lorenzo Cesa, nella quale gli spiega che «si tratta di una scelta sofferta, perché ho sempre considerato questo partito non solo come luogo di ideali e di azione politica, ma anche come una comunità di amici, specie per chi come me è stato tra coloro che hanno contribuito a fondare prima il CCD e poi l’UDC, condividendone in questi ultimi 20 anni il destino nella buona e nella cattiva sorte, e avendo avuto il privilegio e l’onere di rappresentarlo per due legislature nel Senato della Repubblica. Ma è una decisione altrettanto convinta: la gestione dell’ultimo Congresso e la successiva linea politica mi hanno portato ad esprimere tutte le mie perplessità nelle opportune sedi, senza che trapelassero all’esterno per non mettere il partito in ulteriore difficoltà. Ma la scelta dell’Udc di schierarsi per il No al referendum costituzionale mi ha definitivamente convinto del fatto che non ci fossero più i presupposti per condividere un percorso comune».

Appena tredici giorni dopo avere mandato quella lettera, il suo cuore si è fermato.

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