Fondi per l’Amazzonia, D’Amato condannato attacca i giudici

La condanna per l'assessore Alessio D'Amato. Gestione indebita dei fondi regionali ottenuti 15 anni fa da una Fondazione di cui era presidente. Dovra restituirli. Ma lui non ci sta. Ricorso ma anche esposto e denuncia per falso ideologico.

Ha affrontato a viso aperto il Covid che assediava il Lazio negli stessi giorni in cui mieteva un’intera generazione in Lombardia. Qui non ci sono state colonne di camion militari carichi di bare da portare verso altri cimiteri perché nella bergamasca non c’erano più loculi ed i forni crematori lavoravano già al massimo. L’assessore Alessio D’Amato è stato per mesi sulla linea del fronte contro il virus: ha rivoluzionato gli ospedali, sottoscritto accordi con le cliniche, organizzato vaccinazioni ovunque fosse possibile mettere la gente in fila da un lato e gettare la siringa usata dall’altro. Ma i conti delle associazioni di volontariato, quelle che si occupano dell’Amazzonia e della salvaguardia degli indios, non l’hanno visto altrettanto abile amministratore: ne è convinta la Corte dei Conti. Che oggi lo ha condannato a restituire 275mila euro.

La condanna

Alessio D’Amato (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

I fatti risalgono a ben 15 anni fa. All’epoca Alessio D’Amato era un giovane Consigliere Regionale del Lazio. Ed era impegnato su molti fronti. Anche in difesa dell’Amazzonia, polmone verde del globo. L’uomo della lotta alla pandemia nel Lazio all’epoca era tra le altre cose presidente della Fondazione Italia Amazzonia.

A quella Fondazione erano andati anche fondi della Regione Lazio. Oggi la Corte dei Conti ha stabilito che una parte è stata utilizzata per altro. Per sostenere l’associazione Rosso-Verde ed il gruppo consiliare Ambiente e Lavoro. Per il presidente della Corte dei Conti del Lazio Tommaso Miele si è trattato di un uso indebito.

Ad esempio. Una delle fatture contestate indica le spese per materiale pubblicitario relativo ad un evento del 4 dicembre 2015. Ma in quello stesso giorno c’è l’evento per la presentazione dell’associazione politica Rosso – Verde. La Corte ritiene che attraverso le fatture siano state «rendicontate dalla onlus le spese sostenute dalla associazione».

Tommaso Miele

Cosa c’entra Alessio D’Amato? La sentenza lo ritene «effettivo dominus di entrambe le associazioni che dirigeva di fatto. Lo faceva attraverso i suoi stretti collaboratori». Per questo con lui vengono condannati a risarcire la somma altre due persone Barbara C. ed Egidio S. La convinzione che si è fatto il presidente Tommaso Miele è che ci sia stata una «profonda commistione» tra la Fondazione Italia-Amazzonia e l’associazione Rossoverde-Sinistra Europea. Parla di «promiscuità nella gestione», evidenzia che nello stesso giorno si tenevano nello stesso posto due iniziative in modo da «dissimulare l’effettivo beneficiario dei fondi e l’utilizzo degli stessi per meri interessi privati». Su altri fondi è stata giudicata insufficiente o alterata la rendicontazione.

Sul fronte penale il caso si è chiuso da tempo: il reato è prescritto, cioè è trascorso così tanto tempo dai fatti che ormai lo Stato rinuncia ad accertare se ci siano stati o meno reati; non avrebbe senso. Sul fronte Contabile invece i tempi sono diversi.

Non c’entro e qualcosa non quadra

Alessio D’Amato (Foto © Sara Minelli / Imagoeconomica)

Non ci sta l’assessore. Per lui la sentenza è «ingiusta e ingiustificata e contro la quale sarà depositato immediatamente l’appello da parte degli avvocati Angelo Piazza e Gennaro Terracciano». Alessio D’Amato si considera «totalmente estraneo ai fatti risalenti ad oltre 15 anni fa, senza che peraltro sia stata fornita prova alcuna di un atto o fatto da me compiuto».

Ma soprattutto punta il dito sulla sentenza del presidente Tommaso Miele. «Rilevo – dice l’assessore D’Amato – che nonostante la Procura Regionale della Corte dei Conti per ben tre volte avesse aderito alle richieste procedurali dei miei difensori, per ben tre volte e con motivazioni infondate e sorprendenti sono state respinte con verbali che non corrispondono all’effettivo svolgimento del giudizio».

È proprio questo a non convincere Alessio D’Amato: «Per questo motivo sarà depositato un dettagliato esposto al Consiglio della Presidenza della Corte dei Conti e una denuncia per falso ideologico alla Procura della Repubblica di Roma. Sono assolutamente sereno e fiducioso nel giudizio di appello e continuo il mio lavoro al servizio dei cittadini“.

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