Formazione, il monumento allo spreco ed all’incapacità

La liquidazione dell’agenzia Frosinone Formazione è il monumento ad un modo di amministrare inefficiente, superficiale, al limite dell’incompetenza.

Mettiamo i fatti in ordine storico. L’agenzia nasce all’alba del secondo mandato di Francesco Scalia alla guida della Provincia di Frosinone. Fino a quel momento, l’assessorato al Lavoro e Formazione era stato retto dal comunista (sponda PdCI) Oreste Della Posta. Con lo Scalia bis l’assessorato viene – di fatto – scorporato: le Politiche del Lavoro restano in capo all’assessorato (nel frattempo passato ad Ettore Urbano, segretario provinciale de La Margherita), la Formazione Professionale viene affidata alla neocostituita Agenzia (presieduta da Carlo Di Cosmo, Democratici di Sinistra).

Cosa aveva spinto a questa decisione? In quel periodo erano arrivati i lauti finanziamenti europei elargiti dai programmi Por del Fondo Sociale Europeo, Assi A1 e A2: ‘politiche attive del lavoro’ e ‘politiche attive per la formazione’ con cui creare occupazione ed abbattere le liste dei disoccupati. Troppi soldi per lasciarli nelle mani di un solo assessorato, se ne potevano accontentare due ed il secondo venne creato de facto scorporando il primo.

L’Agenzia nasce male. È una scatola piena di buone intenzioni ma vuota di tutto. A quel tempo, la competenza sui centri di Formazione professionale è della Regione. Che è ben lieta di trasferirla alla Provincia di Frosinone che ne aveva fatto richiesta. Ma oltre alla delega, Roma non ha mandato altro: nemmeno un centesimo. Arrangiatevi.

A Frosinone intanto i lavori erano partiti: era stata trovata la sede, anzi tante sedi perché ci sono pure quelle di Sora e Cassino. Vengono fatte una serie di scelte che tempo dopo la Corte dei Conti giudicherà quantomeno discutibili.

Ad esempio: si rinuncia a quella che viene chiamata ‘alta formazione’ cioè i corsi di aggiornamento per manager, quelli per i contabili delle aziende che devono confrontarsi con le contabilità degli altri Paesi extra UE nei quali le loro ditte esportano, quelli per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Tutti questi corsi, per i quali è possibile chiedere un contributo a chi partecipa o chi manda i suoi dipendenti, non viene preso da Frosinone Formazione ma lasciato in mano alle associazioni di categoria: Confindustria crea la propria struttura per l’alta formazione, la Camera di Commercio vara l’azienda speciale Innova, e così via. L’agenzia pubblica di Formazione si occupa di ‘obbligo formativo’ cioè dei ragazzi che hanno abbandonato la scuola prima dei 16 anni ma vogliono prendersi un attestato.

Viene assunta una marea di persone, con contratti abbastanza generosi. Si occupano di formare parrucchiere, estetiste e figure professionali di questo tipo. Tempo dopo le cifre diranno che ben poche hanno aperto un’attività mentre molte – se ne deduce – o non hanno imparato niente e stanno a casa a fare la calzetta oppure hanno imparato ma stanno a casa a lavorare in nero.

Un’altra infornata di assunzioni viene fatta a ridosso delle elezioni provinciali. Che però il Centrosinistra perde. A governare la Provincia arriva Antonello Iannarilli che però non ritiene valida l’ultima infornata di contratti: si apre una serie di contenziosi davanti al giudice del Lavoro, alcuni risolti a favore della Provincia ed altri a favore dei lavoratori. Intanto arriva l’Unione Europea e manda a dire che se non arriva la rendicontazione di come sono stati spesi i soldi che ha mandato smetterà di inviare il resto. Si scatena il caos: perché nei conti si è aperta una voragine milionaria nella certezza che sarebbero arrivati i soldi da Bruxelles, invece l’Europa vuole i rendiconti. Che però non si possono fare perché non si trova traccia di moltissime spese: e quelle che si trovano non sembrano proprio congrue, ci sono varie fatture di ristoranti e robusti rimborsi per spese di viaggio che non sarebbero proprio in linea né con l’asse A1 né con l’asse A2. Iannarilli non vuole problemi e nomina una società esterna che si occupi della revisione dei conti e si affida ad Ernest Young che è una delle principali società di revisione / certificazione dei conti. Ma l’Europa non paga lo stesso, perché molte delle spese non sono rendicontabili: cosa c’entrano i decreti ingiuntivi con gli euro mandati per la formazione? Cosa c’entrano le spese legali per le cause perse con gli insegnanti? L’Europa non convalida e sospende l’invio dei fondi.

Insomma, con il centrodestra al governo della Provincia cambiano i suonatori ma la musica è la stessa. I corsi restano quelli dell’obbligo formativo, non si coglie l’opportunità introdotta dalla legge sulla Formazione Continua per i professionisti, si continua ad amministrare con le somme anticipate dalla Provincia in attesa che l’Europa decida cosa fare. Nel frattempo arriva il Ministero delle Finanze ed avvia un’ispezione: all’allora direttore Massimiliano Mignanelli viene consegnata una pila di contestazioni alta quanto un elenco del telefono. Il Ministero dice che l’agenzia è stata gestita male e viene gestita male: pretende spiegazioni e manda una copia alla Corte dei Conti che apre un’inchiesta.

Nei giorni scorsi il Ministero ha preso atto delle risposte inviate da Mignanelli: altrettanto corpose quanto il fascicolo di contestazione. In sostanza si dice: bene, avete invertito la rotta, per noi la cosa finisce qui, sempre che la Corte non intenda chiedervi i soldi.

Cambiano le Province, diventano enti di secondo livello. Governa Antonio Pompeo del Pd insieme a Forza Italia. Tentano in tutti i modi di mettere mano all’agenzia. L’unica soluzione è quella approvata ieri: si mette in liquidazione Frosinone Formazione, vengono nominati tre liquidatori che dovranno pagare i debiti a mano a mano che entreranno i soldi dovuti da Regione ed Europa. Si riparte, con una società pulita: senza presidenti, senza direttori, senza una pletora di consulenti, senza docenti presi a ridosso delle elezioni, senza spese folli per i ristoranti ed i rimborsi della benzina. Forse anche con corsi che formino le competenze per trovare un lavoro.

La prima sfida è stata un fallimento. Avanti un altro.