Niente salvagente per Villa: 6 assenti, la crisi si avvicina

Il summit per contare i suoi non fa cifra tonda: la sindaca di Formia resta senza numeri. Deve spuntar via sei nomi dall'elenco dei consiglieri che avrebbero potuto ricompattare la squadra. Il consiglio della verità incombe.

Troppo grande, troppo bella e luminosa, troppo vuota per ospitare una riunione politica triste da “ultima spiaggia”. Nella sala Sicurezza del Comune di Formia ieri sera c’era da discutere il documento dei “Quattro Punti”: il patto di fine consiliatura stilato frettolosamente dalla sindaca Paola Villa per tentare di tenere insieme i pezzi della sua ‘maggioranza’ in crisi. (Leggi qui Il documento segreto di Paola Villa: 4 temi o si va a casa).

Invece, le assenze (previste) non sono diminuite. Anzi, sono aumentate di un’unità.  La crisi non rientra negli argini ma si allarga.

Finta normalità

Paola Villa ed il capogruppo Dario Colella

Eppure, forse per esorcizzare una situazione sull’orlo del baratro e per dare una parvenza di normalità amministrativa, il sindaco Paola Villa aveva cercato di saziare gli appetiti dei cronisti presenti in Municipio. Aveva preparato un bocconcino buono per preparare un titolo di giornale in attesa dei risultati del vertice.

Bocconcino piccolo e poco prelibato. Una semplice richiesta. Avallata da una giunta riunita in maniera incompleta. «Abbiamo chiesto al Ministero delle Infrastrutture un finanziamento di 5 milioni. Per mettere in sicurezza alcuni degli otto viadotti del tratto urbano della regionale Flacca. Inoltre per  realizzare una serie di interventi idro-geologici».

Una richiesta di finanziamento. Punto. Semplice routine per un’amministrazione normale. Ma a Formia la situazione è normale quanto la musica sul ponte del Titanic che già imbarcava acqua. Perché due settimane fa un intero gruppo ha ritirato la fiducia al sindaco, gli ha tolto i numeri necessari per governare, le opposizioni hanno detto no ad ogni forma di soccorso, due assessori sono usciti dalla giunta. (Leggi qui Ripartiamo… senza sindaco: la civica molla Paola Villa).

Esaurito questo annuncio, il sindaco ha fatto il suo ingresso nella sala Sicurezza ed ha fatto l’appello per dar vita ai suoi “Stati generali”.

Villa, l’orgoglio non basta

Dieci presenti. Rimasti fedeli al sindaco ed al suo progetto. Troppo pochi per governare una città come Formia.

Paola Villa ha dovuto incassare il No proprio da quelli che fino alla settimana scorsa aveva cercato di persuadere a presenziare. Invece hanno preferito stare lontano mille anni luce del palazzo municipale.

Nel mirino sono finiti quelli che tra dichiarazioni di indipendenza e annunci di un non chiaro “appoggio esterno”, hanno acuito la già pesante crisi politico amministrativa.

Antonio Capraro

Da Antonio Capraro di “Formia Vinci” all’intero gruppo consiliare di “Ripartiamo con voi”. Villa sapeva benissimo che ieri sera non avrebbe visto le facce dei consiglieri Dario Colella, Ida Branco e Lino Martellucci: sono quelli usciti dalla maggioranza all’inizio del mese. Ma il dottor Dario Colella sì, lui sperava di averlo convinto: proprio lui che era la parte dialogante dei suoi nuovi avversari. Al figlio dell’ex sindaco Giulio aveva chiesto di partecipare all’incontro di maggioranza. E di spiegare cosi significhi in questa fase politica “l’appoggio esterno”.

E invece il dottor Colella ieri era regolarmente al  lavoro, presso la sala operatoria della clinica privata “Tommaso Costa”, armato di bisturi e quant’altro. I maligni hanno sostenuto che Colella sarebbe stato invitato a disertare l’incontro direttamente da Maurizio Costa, fondatore di “Ripartiamo con voi”. Non è così. Si è confrontato con il coordinatore politico Joseph Romano. Che ha condiviso in pieno l’analisi fatta da Alessioporcu.it: la presenza a quella riunione sarebbe stata una trappola politica. Perché spiegare i margini dell’appoggio esterno avrebbe significato dare una nuova fiducia, seppure più limitata. (Leggi qui I numeri ci sono. Ma sono una ‘trappola’ per il sindaco).

Distanze politiche insormontabili

Il coordinatore ha giudicato “inutile” la riunione. Questo dal momento che il documento con cui erano state anticipate le dimissioni degli assessori Lino Forte e Alessandra Lardo era «in una comprensibile lingua italiana». Dal suo punto di vista, i più alfabetizzati avrebbero dovuto già capire senza esegesi o traduzioni in simultanea.

Una conferma che le distanze, politiche ma anche personali, a questo punto sono ormai insormontabili. Pure Capraro ha deciso di disertare questa riunione e secondo la versione dei presenti il suo padiglione auricolare sarebbe stato messo a dura prova dal sindaco. Che comincia a sentire odore di bruciato o, meglio, dell’arrivo del commissario Prefettizio.

Francesco Agata Di Nitto

A parlare è stato il coordinatore politico di “Formia Vinci”, Francesco Di Nitto. Che più di tutti aveva dovuto vincere la forza centripeta del suo consigliere di riferimento. «La nostra fiducia l’abbiamo garantita nonostante ci fosse stato impedito di avere una rappresentanza in giunta. E il ringraziamento è sentirsi additati di voler riconsegnare la città al passato. L’unica responsabile di questa disfatta si chiama Paola Villa».

«Lei che dalle prime ore ha voluto formare un esecutivo a sua esclusiva immagine e somiglianza. Inoltre creando un profondo scollamento tra la stessa giunta ed il consiglio. Ci ha deluso inoltre il ‘Documento dei 4 punti’, davvero senza senso. Erano tutti argomenti facenti parte già del programma elettorale con cui abbiamo vinto le elezioni nel 2018».

Blitz di Villa al centro commerciale

Giovanni Costa

Il quinto consigliere assente, che molti bookmakers d’Oltremanica davano per presente, è stato il primo Aventiniano della maggioranza civica. Cioè l’ex Pd Giovanni Costa che aveva proposto una Giunta di salute pubblica. Giunta con la partecipazione delle minoranze. (Leggi qui Ultima chiamata di Costa a Villa: resetta e ripartiamo).

Una proposta respinta dal sindaco. «Le opposizioni se vogliono possono collaborare. Tuttavia non se ne parla proprio di un loro coinvolgimento nella mia squadra di governo». (Leggi qui Il documento segreto di Paola Villa: 4 temi o si va a casa).

Costa continua a  prediligere il seggio all’opposizione. Dicono che sarebbe stato costretto a trascorrere la mattina di domenica in un centro commerciale: ‘accerchiato’ da due donne di peso dell’amministrazione formiana: Paola Villa e la vice Carmina Trillino. «Giovanni, ti aspettiamo domani sera – gli avrebbero detto – Confidiamo in te».

Altre parole al vento. Perché Costa è rimasto ‘impantanato’ nel suo studio da commercialista a ricevere clienti. E a completare molte denunce dei redditi. Lui le perplessità sulle scelte che sta compiendo il sindaco Villa le avrebbe esternate in una lettera riservata. Scritto che, in quanto tale, è rimasto sospeso tra le quattro mura della sala Sicurezza.

Quello dell’ex assessore al commercio della Giunta di Sandro Bartolomeo è stato un altro gesto politicamente  significativo. Non ci sono più i presupposti  per tornare insieme. «Se si tratterà di votare qualcosa nell’interesse della città sapete dove trovarmi». All’opposizione, tra i banchi dell’opposizione.

Il sesto assente

Paola Villa e Carmina Trillino

La sesta ed ultima defaillance merita qualche approfondimento. Marco Bianchini, di “Un’altra città”, sarà chiamato, appena potrà, a portare la “giustifica”.

Perché l’assenza, oltre ad  essere stata annunciata, poggiava su motivazioni di lavoro. Bianchini, culturalmente di destra e proveniente dall’ex Alleanza Nazionale, da giorni va ripetendo una litania. «Se la maggioranza scende sotto la soglia psicologica degli 11 consiglieri, non sarò io a darle le bombole di ossigeno».

Bianchini è giovane e la politica gli appartiene come un gene. L’esclusione da una prossima ed eventuale maggioranza di centrodestra la considererebbe autogol facilmente perdonabile

La silenziosa partita a scacchi

Ora davvero il cerino acceso è nelle mani del sindaco di Formia. Che quando parla intelligentemente di finanziamenti richiesti al Ministero vuole psicologicamente allontanare lo spettro del commissariamento. Ipotesi ancora lontana ma da non trascurare. Questo fino a quando il consiglio dovrà essere convocato. E la sua maggioranza – o – quel resta di essa – dovrà approvare le delibere.                                                                                                                       

Le minoranze di centrodestra tatticamente rimangono in religioso silenzio. Lega e Fratelli d’Italia hanno deciso di lasciar fare: aspettando al varco Forza Italia. In cui il comportamento, politico e personale dei suoi tre consiglieri, ha sfiorato il “collaborazionismo”. Questo sempre per coltivare il dogma del “bene della città”.

Marciano, de profundis per Villa

Claudio Marciano, consigliere comunale Pd di Formia

Fuori dal coro è il solo Partito Democratico, il cui capogruppo Claudio Marciano è un velenoso fiume in piena. Considera il documento  dei quattro punti «Più che un programma politico un Peg». Cioè un piano esecutivo di gestione. Piano che ciascun dipendente comunale redige e si impegna a perseguire nel corso di un anno amministrativo.

«La maggior parte delle misure che intende portare avanti potrebbe tranquillamente eseguirle un Comune senza sindaco. Non è stato fatto neanche un accenno al piano regolatore. O al piano urbano del traffico, alla questione allevamenti dei pesci. Oppure al rilancio del patrimonio archeologico ed alla gestione delle politiche sociali. Zero. Il sindaco è tornato con la cantilena delle buche e dei lampioni. Con in più l’attuazione di finanziamenti presi da altri su cui ha perso due anni. La verità è che questa consiliatura è finita».

«È stata una parentesi molto negativa per la città. La Villa non ha avuto mai niente da dire. Solo l’ambizione di salire sulla poltrona assieme ad una aggregazione di quinte e seste file prese da destra e sinistra. Senza un briciolo di idee. Una parentesi che per la città è bene finisca presto. E che deve obbligare il centro sinistra a tornare competitivo e a rilanciare le sue idee con coraggio».

«Purtroppo immagino la delusione dei tanti che avevano creduto ad una possibile svolta per la città. Tanti cittadini, anche e soprattutto legati al campo progressista. Che ora restano basiti di fronte ad un fallimento che nessuno, neanche noi, immaginava di queste proporzioni».