Alle spalle dei giallazzurri 32 giornate di campionato ma soprattutto un percorso iniziato senza squilli di tromba il 1 luglio. A sei tappe dalla fine equamente distribuite salite, tornanti e un paio di falsopiani. Prima della dirittura d'arrivo. Il club giallazzurro ha scelto la politica della programmazione che adesso potrà godere del vento favorevole in prospettiva serie A. L'arrivo di Grosso ha fatto il resto
Sei tappe al traguardo del ‘Giro della Serie B’. Ancora qualche salita per ‘grimpeur’ (Cagliari e Genoa), un paio di tornanti da affrontare con i rapporti giusti (Sudtirol e Reggina), due falsopiani che non debbono ingannare (Pisa e Ternana) e poi il rettilineo, il tripudio tra due ali di folla. Alle spalle, il Frosinone ha archiviato tappe tirate, dure, entusiasmanti. Ci sono stati anche momenti di difficoltà, superati grazie a dei valori assoluti e tra questi senza dubbio i valori morali che fanno più gol e punti di quelli puramente tecnici. Tutto ciò il Frosinone lo ha fatto partendo da lontano, dal lavoro iniziato il 1° luglio scorso prima nel mini-ritiro di Ferentino e poi a Fiuggi. Dieci mesi nei quali nulla è stato lasciato al caso. Nei quali la società, il tecnico, lo staff e i giocatori hanno avuto cura maniacale dei dettagli.
Diciamolo: la strada unica, la sola depositaria del successo non esiste sostanzialmente nel calcio. Si può rischiare, collezionando le figurine Panini, sommando ‘punte, mezze punte e puntine da disegno’ per dirla come il grande Nicolò Carosio. Ma se non funziona, oltre ad aver fatto flop si sono sperperate risorse e non si è creato nulla di strutturalmente replicabile. E allora si può fare anche altro, ad esempio attingendo a piene mani dalla forza delle idee, dalla capacità di farle attecchire senza cedere di un millimetro. In quel caso, qualora dovesse funzionare, la base solida può sviluppare un’altezza importante.
Il Frosinone aveva già impostato la rotta sulla seconda strada, chiamando Grosso al capezzale di una squadra che solo qualche mese prima aveva sfiorato la promozione in serie A. La salvezza, i playoff sfiorati nel secondo anno e ora alle porte di un sogno. Il club ha messo tanto di suo, Grosso ha saputo comporre il mosaico di una bellissima tela. E adesso il Frosinone ha un vantaggio in classifica che, se sfruttato a dovere, può e deve portare naturali benefici anche nella programmazione della stagione che verrà.
Mulattieri e i suoi “fratelli”
La bella prestazione con l’Ascoli, i tre punti e l’allungo di nuovo sul secondo posto, sono stati macchiati dallo stop al bomber Mulattieri. Un infortunio (auguri all’attaccante giallazzurro) che porterà Grosso a puntare non più su tre attaccanti ma direttamente su Moro e Borrelli che hanno comunque dato prova di sicura affidabilità. Il tecnico nella conferenza stampa post-gara ha ribadito di “avere grande fiducia in tutti i ragazzi”.
Ma senza dubbio lo stop rallenta anche la corsa dell’attaccante spezzino in chiave azzurra. Mulattieri tra gli attaccanti in doppia cifra nel campionato di serie B è l’unico a non aver usufruito di rigori. Al netto dei penalty, sarebbe secondo a -1 da Lapadula del Cagliari. E sabato alla ‘Domus’ la sfida a distanza avrebbe potuto aggiungere un altro mattoncino alle possibilità di Mulattieri di entrare nella top-hit del ct Mancini, sempre alla ricerca di volti nuovi soprattutto per il reparto offensivo.
Genoa, Bari e caso-Masiello
Una dose industriale di sicumera e il Genoa, avanti di 2 reti a Como, si fa raggiungere dalla caparbietà della squadra di Moreno Longo e fa arrabbiare Gilardino. Lo sforzo mentale e fisico che ha portato ad ottenere 6 vittorie e 2 pareggi nelle precedenti 8 gare si è sentito eccome. Alle reti di Strootman, complice Gomis, e Coda, hanno replicato i due ex Empoli Cutrone e Mancuso. E ora i grifoni sono braccati dal Bari, a -4, che passa a Bolzano grazie alla rete al 92’ firmata da Morachioli, un ragazzo che fino a gennaio giocava nel Renate in Lega Pro.
Il Sudtirol resta fermo a 48 punti. La squadra di Bisoli senza Masiello (e con diverse defezioni) per scelta del giocatore (per il precedente legato al calcioscommesse quando vestiva la maglia dei pugliesi) però apre un squarcio normativo: alle assenze per infortunio, squalifica del Giudice Sportivo o per scelta tecnica si aggiunge nella casistica generale (per la seconda volta nel confronto tra galletti e altoatesini) anche quella per volontà dello stesso calciatore.
Rilancio-Reggina, Cagliari al palo
La Reggina fa il bis di vittorie e batte in casa il Venezia grazie ad un’autorete di Ceppitelli. Calabresi quinti ma si attende la penalizzazione che potrebbe far scivolare fuori dalla zona playoff. Lagunari bloccati a quota 36, a braccetto con Cosenza e Cittadella, e per niente affatto tranquilli. Non fa salti in alto né di gioia il Cagliari, che a Pisa fa tanto gioco ma resta a secco. Nel finale i botti: Azzi colpisce il palo da distanza zero, Sibilli trova il miracolo di Radunovic e le distanze tra sardi e toscani restano di 1 lunghezza a favore della squadra di Ranieri.
Seconda vittoria di fila e terza in 5 gare per il Parma che si attesta al settimo posto dopo il successo ottenuto sul campo del Cittadella che nelle ultime 5 gare ha ottenuto la miseria di 2 punti. Chi è in grande spolvero invece è il Cosenza che a Palermo non rischia praticamente niente, gioca un gran calcio che ruota attorno al baby Brescianini, a Calò, ad una difesa arcigna nonostante l’infortunio di Vaisanen e per poco non firma la quarta vittoria di fila nel finale, quando Pigliacelli salva su D’Urso, ingenuo però a sparargli addosso da 4 metri.
A proposito di pesi mentali, il Perugia perde la seconda gara di fila delle tre casalinghe (pareggio solo con il Frosinone). A passare al ‘Curi’ è il Modena con un gol del centrocampista Gerli dopo due miracoli di Furlan che ha sostituito Gori tra i pali dal 1’.
Benevento spera in Agostinelli
La Ternana porta le colombe di Pasqua al Brescia che vince una partita dopo 17 giornate e abbandona l’ultimo posto: ci pensa Jallow e le Rondinelle sperano in un finale da mettere nell’album dei ricordi. Lucarelli entra in silenzio stampa: “Solo io parlo di salvezza…”. Chiaro il riferimento a chi, nella società, parla di serie A.
Infine la partita che ha determinato l’ennesimo cambio in panchina. Il Benevento nella gara del non ritorno che avrebbe dovuto solo vincere, perde 3-1 in casa con la Spal e Stellone lascia. Arriva Agostinelli. Serve un miracolo nelle prossime 6 partite. Sanniti a – 7 dalla salvezza diretta, -5 dai playout. Ma forse l’analisi più corretta l’ha fatto qualche settimana fa il presidente Vigorito: “Ho sbagliato a confermare troppa gente…”. La comfort-zone del Benevento, club munifico con trascorsi in serie A, è un pallido ricordo.