Stracci, bugiardi, fantasmi e standing ovation nella riunione di Forza Italia

Accade di tutto durante la riunione di Forza Italia per l'analisi del voto politico e quello regionale. Fazzone non viene a seppellire Mario Abbruzzese. Mandato pieno a Piacentini. Stracci, bugiardi, fantasmi e standing ovation durante le due ore di lavori

«Forza Italia a livello nazionale non è più gestita da Silvio Berlusconi ma da quattro o cinque persone che non capiscono di politica. E che non hanno un voto. Stanno sempre chiusi dentro una stanza: sono tutti del Nord e non hanno la più pallida idea di cosa siano i territori»: Claudio Fazzone, il coordinatore regionale che tiene in pugno il Partito nel Lazio, assesta uno dei suoi proverbiali morsi da squalo.

Parla 35 minuti di fronte al popolo azzurro accorso all’Astor di Frosinone per l’analisi del voto alle Politiche ed alle Regionali del 4 marzo. C’è il pienone. ma non è come nei giorni della campagna elettorale.

Se qualcuno pensa che Fazzone sia venuto per seppellire Mario Abbruzzese dopo la mancata elezione alla Camera, ha sbagliato programma. Lo squalo, a Frosinone non è in cerca né di colpevoli né di vendette. Perché è il primo a sapere che questo sia il momento di ricomporre i frammenti se si vuole evitare di finire cannibalizzati dalla Lega.

Anche per questo dice: «A Frosinone il Partito è stato gestito ottimamente. Certo, gli sbagli si fanno: ma magari in tutta Italia avessero sbagliato come qua». A cosa si riferisce? «In televisione, noi di Forza Italia mandiamo gente che quando li vedono, i telespettatori cambiano canale. Io per primo cambio canale».

 

STANDING OVATION PER MARIO

È il salvacondotto per Mario Abbruzzese. La strada è tracciata.

Cala il silenzio in sala quando prende la parola l’ex presidente del Consiglio regionale e dalle 13 di oggi diventato un comune cittadino (leggi qui La Corte dà il via allo Zingaretti bis: Giorgia Meloni tenta subito lo sgambetto).

Parla venti minuti. Pacato, con i motori che non sono più costretti a girare ‘a mille’. Esordisce dicendo «La responsabilità della mia sconfitta è da attribuire solo a me stesso». Analizza la situazione, esamina il trionfo dei Cinque Stelle. Si assolve: «Non è stata una bocciatura per me ma è stata la vittoria del 5 Stelle. È un fenomeno che non abbiamo saputo intercettare… Io mi faccio da parte. Ma resto nel Partito: c’ero, ci sono e ci sarò. Rimarrò a disposizione di chi lo vorrà, aiuterò la prossima generazione a crescere».

Non tutti sono convinti di quello che Mario ha detto. Ma ha parlato da leader. Quando lascia il podio scatta l’applauso e la sala si mette in piedi per l’unica standing ovation della serata.

 

PIACENTINI LEGITTIMATO

Non viene riservata nemmeno al neo coordinatore provinciale Adriano Piacentini. Nonostante la piena legittimazione che ha da questa sera.

Il suo mandato è pieno. Claudio Fazzone gli ha assegnato una missione: riportare tutti a casa. E riuscire a farli stare insieme. La parola d’ordine è includere, aggregare, non dividere. Ora Forza Italia non può più permettersi defezioni.

Niente standing ovation nemmeno per Nicola Ottaviani. Eppure il sindaco di Frosinone ora è l’emblema dell’uomo vincente dentro Forza Italia. Ed ha tenuto un discorso affilato, pungente. Come solo lui sa fare. Contro gli errori di strategia commessi e contro l’incapacità di ascoltare. O almeno copiare le cose che funzionano: come il ‘modello Frosinone’. Che lui ha creato.

Niente standing ovation perché quelle si riservano a chi esce, seppure temporaneamente, di scena.

 

IANNARILLI SHOW

L’analisi del voto registra il ritorno di Antonello Iannarilli in un’assemblea ufficiale di Forza Italia. La sua candidatura alle Regionali e la presenza di Claudio Fazzone all’Astor sono un segnale chiaro: la porta per l’ex deputato ed ex presidente della Provincia è aperta, dipende solo da lui se per tornare stabilmente dentro al Partito oppure andarsene in quella Lega che da mesi lo sta corteggiando.

Ha un mucchio di sassi da togliersi nelle scarpe, Antonello. Niente sconti. Comincia con Adriano Piacentini: «Sei come Pasquale Ciacciarelli, sei stato nominato come un commissario e non hai superato il voto di un congresso».

È infuriato. Dice che Mario Abbruzzese nel suo intervento non ha detto la verità. Attacca la gestione del Partito. Quella di Mario e quella dell’ex coordinatore Pasquale Ciacciarelli. Come ultimo esempio cita la scelta del candidati sindaco di Ferentino «Fatta senza sentire tutti: chi fa riferimento a me non è stato coinvolto». (leggi qui Il candidato a sindaco c’è, la spaccatura è servita)

 

GLI STRACCI DI FERENTINO

Volano gli stracci, sulla candidatura di Ferentino. Il capogruppo consiliare Marco Valeri si alza e denuncia di essere stato lasciato solo a fare l’opposizione, rivela che l’allora coordinatore di Forza Italia Pasquale Ciacciarelli tentò di farlo dimettere subito dopo avere perso la sfida alle Comunali contro il candidato sindaco Antonio Pompeo; «Me lo chiese alle 4 del mattino, dopo non avere mosso penna per farmi avere un voto, sostenne che anche Riccardo Mastrangeli fece lo stesso negli anni precedenti». La sua spiegazione è che volevano togliere di mezzo un candidato scomodo per lasciare spazio  a qualcuno più allineato.

La candidatura a sindaco maturata venerdì sera? «Non sono stato coinvolto. Bisognava aspettare la riunione con il Coordinatore provinciale Piacentini e solo dopo si doveva scegliere il candidato sindaco. Vi invito a farla nei prossimi giorni quella riunione e lì decidere chi schierare come candidato sindaco».

Non si trattiene più Luca Zaccari. E nemmeno Christian Piermattei. Che si alza di fronte a tutti e tuona: «Non ce n’è bisogno della riunione: il candidato lo abbiamo già. Potevi venire alle riunioni, sei stato invitato».

 

I BUGIARDI DI ROMA

Anche l’ex coordinatore provinciale Adriano Roma ha qualche sassolino da togliere. «Mi dispiace fare un’analisi del voto di fronte a persone che non hanno votato Forza Italia» Gelo.  «Questa sera ci sono almeno dodici persone che non hanno votato Forza Italia. E ci sono quelli che si vantano di essere stati nel Partito per 24 anni: beh durante questi ventiquattro anni sono stati come quei mariti che nel corso del loro matrimonio non sono sempre stati fedeli alla moglie. Hanno votato da un’altra parte».

Il riferimento, secondo molti, è ad Antonello Iannarilli, sospettato di avere attuato una desistenza al ballottaggio di Alatri per non far vincere il candidato di centrodestra che lo aveva scavalcato raggiungendo il secondo turno. E di avere votato il suo compare Massimiliano Mignanelli alle Provinciali nonostante fosse candidato come indipendente ma in una lista del Pd.

Il sospetto si fa più concreto quando dice: «I grandi campioni staccano la spina cinque minuti prima del declino: è brutto vedere un Antonello Ianarilli ridotto a prendere appena 4mila voti in queste Regionali».

Quando qualcuno prova a dire che è ingeneroso, replica. «Nemmeno lui è stato molto generoso quando su Alessioporcu.it mi ha paragonato ad un gallo ed ha paragonato la consigliera provinciale Rossella Chiusaroli ad una gallina».

Iannarilli nega di avere detto quelle parole e dice che se l’è inventate Alessioporcu.it: peccato che non si tratti di un articolo bensì di una sua lettera aperta inviata via mail, che ha avuto 14 mesi per smentirle e non l’ha mai fatto. (leggi qui: Iannarilli: «Vi racconto tutta la verità sulle elezioni: il silenzio è finito»)

Adriano Roma  fa la difesa d’ufficio di Mario Abbruzzese: «Chi sostiene abbia perso non sa leggere i voti: nel collegio di Cassino alla Camera abbiamo preso 4 punti in più che al Senato, significa che Mario ha retto e che se il candidato fosse stato un altro avremmo preso il 4% in meno».

 

IL FANTASMA QUADRINI

In sala aleggia il fantasma di Gianluca Quadrini, il capogruppo provinciale lasciato senza candidatura tre giorni prima della presentazione delle liste. Molti sospettano che sia stato fatto per eliminare un possibile concorrente di Pasquale Ciacciarelli alle Regionali.

Sta di fatto che Quadrini è corso tra le braccia di Alfredo Pallone nella Quarta Gamba di Berlusconi. Togliendo così quasi 5mila voti a Forza Italia.

A muovere l’atto d’accusa è l’ex vicesindaco di Sora Vittorio Di Carlo. Dice con chiarezza che Gianluca Quadrini è stato cacciato da Forza Italia. E se fosse rimasto oggi avremmo un deputato in più e forse anche un consigliere regionale diverso da Ciacciarelli. «Perché caro Mario hai perso tu, non ha vinto il 5 Stelle. E Ciacciarelli, senza i voti di Berlusconi andava in Regione come turista e non da Consigliere Regionale. Quei voti sono di Berlusconi, non tuoi caro Mario».

È Mario Abbruzzese a non starci. Si alza e ribatte a Di Carlo: «Quadrini non è stato cacciato. Lui era il nostro candidato alla Regione ma un accordo di Niccolò Ghedini del quale non sapevamo nulla ha rotto gli schemi.  Non deve passare il messaggio che Quadrini è stato cacciato da Forza Italia».

Iannarilli e di Carlo dicono che Mario non dice la verità.

 

A chiudere i lavori viene chiamato Riccardo Del Brocco. «In questa provincia abbiamo ottenuto un’affermazione che ci colloca tra le prime otto realtà di Italia. Il nostro coordinatore Pasquale Ciacciarelli è l’unico eletto per il centrodestra a livello regionale facendo il vuoto dietro di se». Tutti si guardano in faccia e si ripassano i numeri: in Regione sono una quindicina gli eletti del centrodestra. «Non saranno 180 voti, senza un paracadute che avrebbe meritato più di altri Mario Abbruzzese, a mettere in discussione cinque anni di risultati. È stata una battuta di arresto».

Poi tutti a casa. Anzi, all’Osteria Panzini di Frosinone. Cala il sipario. Da domani Forza Italia inizia una nuova strada. Nella quale Mario Abbruzzese è solo un comune iscritto. Ma nessuno gli crede.