La sfida di Riccardo Del Brocco che rischia di incendiare Forza Italia

Riccardo Del Brocco rompe la tregua. E attacca a testa bassa il coordinatore provinciale Piacentini. Riapre il fronte del Congresso Provinciale. Ma la partita è più ampia. Dopo la levata di scudi dei regionali, se lo fermeranno significa che Forza Italia non vuole cambiare

La tregua è spezzata. Lo scontro interno a Forza Italia riparte. Ancora più forte dopo la levata di scudi fatta dai tre consiglieri regionali del Lazio che hanno reclamato una svolta, concreta e in tempi rapidi. (leggi qui Tre cose da mettere in fila per capire cosa c’è dietro alla ribellione in Forza Italia).

A violare lo stop alle ostilità imposto da Antonio Tajani a ridosso del Capodanno (raffreddando le tensioni che si erano riaccese tra l’area di Mario Abbruzzese e quella del coordinatore regionale Claudio Fazzone) è stato l’ex vice coordinatore provinciale Riccardo Del Brocco. È l’uomo che si era lanciato verso la candidatura a coordinatore provinciale in previsione del congresso di febbraio. (leggi qui Coordinatore di Forza Italia, il nome è Riccardo Del Brocco). Era stato costretto a fare retromarcia per evitare la spaccatura definitiva con l’area dell’attuale coordinatore Adriano Piacentini e del sindaco del capoluogo Nicola Ottaviani. (leggi qui A pranzo Del Brocco ritira la candidatura: «Non spacco il Partito»)

Ora Riccardo Del Brocco ha dissotterrato l’ascia di guerra. E si è lanciato in uno scontro frontale e definitivo contro Piacentini. Lo ha fatto con il nuovo video messaggio settimanale andato in onda in diretta sulla sua bacheca Facebook.

«Manifestazioni dei Gilet Azzurri in tutta Italia. Ma la Provincia di Frosinone l’unica a non organizzare nulla. Anzi, il coordinatore nemmeno non ha ritirato il materiale. Forse non ha trovato la taglia per i dinosauri? La misura è colma».

E’ la riapertura del fronte. Ed è il rilancio delle sue aspirazioni a diventare segretario politico, considerato il totale silenzio di queste settimane arrivato da Tommaso Ciccone, individuato come possibile candidato unitario.

La diretta di Riccardo Del Brocco pone di fronte ad una serie di interrogativi.

Dovremmo aspettare il 26 maggio per sapere se e quanto gli italiani si fidano ancora di Silvio Berlusconi. Nel frattempo, però, non sarebbe male che gli esponenti di Forza Italia dicessero chiaramente se si riconoscono ancora nei programmi e nelle strategie del loro leader.

Perché Berlusconi, a 25 anni esatti dalla famosa “discesa in campo”, ha tenuto un discorso partendo dalla stessa premessa di allora: “L’Italia è il Paese che amo”. Individuando il nuovo avversario nel Movimento Cinque Stelle. Definendolo così: “Una forza politica certamente moderna nell’uso dei nuovi strumenti di comunicazione, ma vecchissima nelle idee, nei contenuti, nelle proposte. Nei loro programmi e nei loro discorsi c’è il peggio del Novecento“. 

Silvio Berlusconi crede nel suo effetto trascinamento per riportare Forza Italia in doppia cifra. Ma tanti dei dirigenti locali del partito i dubbi ce li hanno. I sondaggi sono quelli che sono e la priorità appare quella di garantire non soltanto più seggi possibili nel Parlamento di Strasburgo, ma anche quella di mettere un argine all’emorragia di voti e di dirigenti e militanti.

Sarebbe arrivato il momento, anche in provincia di Frosinone, di dire e di dimostrare se si crede ancora nel progetto politico di Silvio Berlusconi. Chiaramente. Senza aspettare il dopo europee, magari sperando segretamente che ci sia una Caporetto per poi andare da un’altra parte.

Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli credono ancora nel progetto di Silvio Berlusconi? Adriano Piacentini e Nicola Ottaviani intendono rimanere in Forza Italia oppure no? Antonello Aurigemma, Adriano Palozzi e lo stesso  Pasquale Ciacciarelli hanno chiesto la “testa” del coordinatore regionale e senatore Claudio Fazzone. Ma in questa fase è davvero pensabile che il Partito possa prendere una simile decisione? Con Antonio Tajani impegnato a difendere il seggio a Strasburgo?

Un dato è certo. Forza Italia è destinata a cambiare in modo radicale. Oppure a sparire. Il fronte che fa riferimento a Mario Abbruzzese intende restare ma in un Partito radicalmente rimodernato come prevedeva la mission affidata ad Antonio Tajani. Aperto, plurale, nel quale ci si conti e ci sia la possibilità di vincere e perdere la conta dopo i dibattiti. Dando peso ed importanza ai territori in base ai loro contributi al dibattito.

Ecco perché Riccardo Del Brocco ha rotto la tregua. Se lo fermeranno sarà il chiaro segnale che allora in Forza Italia l’unico cambiamento che vogliono è quello che in sostanza non porti alcun cambiamento.