Forza Italia ritorna al futuro: Tommaso Ciccone eletto Coordinatore

Il primo congresso provinciale di Forza Italia 2.0 elegge segretario Tommaso Ciccone. È il primo congresso in Italia. Partito a trazione Abbruzzese. Ottaviani assente. La gomitata di Tajani. Gossip sugli ex Antoniozzi e Iannarilli.

Il Ritorno al Futuro per Forza Italia inizia a Frosinone. È qui che si celebra il primo Congresso provinciale nella storia recente del Partito. Un disperato tentativo di fermare il declino, tornando a condividere le scelte e riconoscendo a tutti il loro peso politico. Frosinone è il primo congresso nella storia di Forza Italia 2.0, gli altri appartenevano alla prima edizione del Partito, quella degli anni Novanta: l’ultimo è stato fatto quando c’era il Popolo delle Libertà: il Partito nato sul predellino mettendo insieme Forza Italia 1.0 e Alleanza Nazionale, come Segretario venne eletto Franco Fiorito e vice segretario Adriano Roma. Un’era geologica fa.

Alle 17:23 di oggi, a Tommaso Ciccone è toccato così l’onore di essere il primo Coordinatore provinciale di Forza Italia eletto con un Congresso. Il risultato era già scritto: la conta delle tessere non lasciava spazio. Al punto che nemmeno è stata necessaria la votazione. Si è proceduto per acclamazione.

La gomitata di Tajani

Tutto secondo copione nel salone dell’Astor Hotel: sul tavolo c’era una sola mozione. L’ala che fa riferimento al sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani non si è vista, ha disconosciuto fino dall’inizio il congresso sostenendo che fosse un ritorno ad un’epoca ormai sorpassata. In fase di riflessione, tentato dal passaggio alla Lega (ancora non formalizzato), il sindaco non si è fatto vedere.

In sala tutti pensano che sia rivolta a lui la gomitata del numero 2 nazionale del Partito Antonio Tajani quando dice «Quando si fanno le tessere, bisogna fare i congressi. Altrimenti quel processo di rinnovamento tanto sbandierato rischia di rimanere sul piano delle buone intenzioni».

Balle sugli ex

Ci si conta, tra i corridoi dell’Astor. Non sono più i bei tempi del Partito che guidava il Paese. E l’Italia è il Paese nel quale si corre sempre in soccorso del vincitore.

Si guarda chi c’è e si tira un sospiro di sollievo. Si notano gli assenti. E si spera con non si siano accasati da qualche altra parte, nella Lega o in Fratelli d’Italia. Più di uno spettegola su Antonello Iannarilli e Alfredo Antoniozzi: due colonne della Forza Italia 1.0, entrambi consiglieri regionali, parlamentari, poi critici con la deriva sempre più legata al cerchio magico azzurro. Da settimane vengono indicati già nelle truppe di Giorgia Meloni.

Il gossip del pomeriggio dice che entrambi sosterranno la rielezione di Antonio Tajani a Bruxelles. La voce circola con insistenza sempre maggiore e ognuno comincia ad accreditarla con l’altro: l’ex consigliere regionale Adriano Roma ne parla con il capogruppo in Regione Antonello Aurigemma; i due vice coordinatori del tavolo odierno Del Brocco e Magliocchetti ne parlano tra loro; qualcuno giura che anche Antonio Tajani ne sia al corrente.

Spiegano, tra le stanze dell’Astor che Fratelli d’Italia ha sostanzialmente blindato l’eventuale (serve superare il 4%) seggio alle elezioni europee, candidando il sindaco di Terracina, Nicola Procaccini. Verrà presentato agli elettori in accoppiata con Giorgia Meloni.

Difficile, si fa notare, che Antoniozzi e Iannarilli, provenienti da Forza Italia, possano spuntarla in Europa sui i “gabbiani”, che è il correntone politico cui appartengono la Meloni, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, Nicola Procaccini, ma pure il senatore e neo presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio, il consigliere regionale del Lazio Chiara Colosimo, l’ex deputato Europeo Marco Scurria, il coordinatore provinciale di Frosinone Paolo Pulciani (oggi presente all’Astor per un saluto).

La vulgata che circola all’Astor parla di un ipotetico ritorno, di un fantomatico stand by nel trasloco, al punto che qualcuno si spinge ad assicurare l’esistenza di un accordo con entrambi per votare Tajani. Sono balle.

Alfredo Antoniozzi giovedì sera era a Cassino per festeggiare gli 80 anni del senatore Angelo Picano. Ha confermato a tutti che si candiderà alle Europee. Ed a tutti ha chiesto il voto, nascondendo con classe il disappunto per la presenza ai tavoli dell’Hotel Rocca anche del suo rivale interno Nicola Procaccini.

Antonello Iannarilli fa sapere che lui ormai è uscito da Forza Italia: a chi gli domanda di Antonio Tajani risponde «È un amico».

Finché non nascerà il Partito che metterà insieme Giorgia Meloni e l’ex consigliere politico di Forza Italia Giovanni Toti (se mai sarà, sarà dopo maggio) nessuno al momento prende impegni.

Gli interventi

La cronaca congressuale. L’intervento che ha smosso un dopo pranzo abbastanza stantio è stato quello di Riccardo Del Brocco, che ha ancora una volta posto in evidenza come Forza Italia abbia il dovere di abbandonare qualunque velleità centrista, qual si voglia ipotesi di dialogo con la “melma renziana” – così l’ha chiamata – marcando il campo in cui dovrebbe naturalmente collocarsi: quello del centrodestra. Niente più parlamentari sulle navi delle Ong che trasportano migranti, insomma.

Il consigliere comunale e provinciale Danilo Magliocchetti vola alto, indica i traguardi e spiega che ieri oggi e domani Forza Italia è il partito dei moderati centristi. E cita Aldo Moro.

Ad un altro giovanissimo, cioè a Gianrico Langiano, viene affidato il compito di occuparsi di Cassino, quindi delle Comunali, fino al congresso cittadino. Sarà lui a guidare la pattugli di Forza Italia che andrà alle trattative e sarà lui a gestire il simbolo. In pratica è un commissario de facto del Circolo di Cassino.

Il divo Mario

Questa Forza Italia è a trazione Abbruzzese.

Lo si vede anche nelle forme. È Mario Abbruzzese a fare gli onori di casa, ricevere gli ospiti, controllare tutto come un berluschino ossessionato dal dettaglio. Al consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli viene lasciato il compito di lanciare la tematica attorno alla quale ruota il tavolo dei relatori, cioè il Lavoro.

Il miglior intervento sul tema, manco a dirlo, è stato quello del
presidente del Parlamento Europeo: Antonio Tajani. Dice che questa provincia è quasi tornata ai livelli degli Anni 50′, quando le imprese che hanno contribuito a sviluppare l’economia ciociara ancora non esistevano.

«Servono – questa è la ricetta – meno tasse e incentivi alle assunzioni dei giovani. Altro che reddito di cittadinanza», che il leader forzista considera al pari di «una storia destinata a finire male, perché lascerà tutti scontenti». Poi ha parlato ai giovani e dei giovani, comprendendo bene quanto si possa
essere svantaggiati a vivere in zone dove la rete internet fa ancora
fatica ad arrivare con tutti i crismi, e le innovazioni, del caso.

E Claudio c’è

Mario Abbruzzese ha dovuto abbozzare all’inizio. A rendere gli onori a questo primo congresso è arrivato il coordinatore regionale Claudio Fazzone. A lui faceva riferimento l’ex coordinatore provinciale Adriano Piacentini (fedelissimo di Ottaviani) così come i tre dissidenti azzurri che il mese scorso hanno fatto cadere l’amministrazione comunale corsista di Cassino guidata da Carlo Maria D’Alessandro. Che è presente in sala ma deve andare via poco prima della proclamazione del neo Coordinatore, per via di un appuntamento già preso a Cassino.

In apertura, Abbruzzese deve accontentarsi di gestire il pomeriggio insieme a Claudio Fazzone. Che ha più volte battuto il tasto sulla necessità che Forza Italia torni “tra la gente“. Perché è lì,«nello scambio di vedute con le istanze popolari, che Forza Italia può ritrovare l’ossigeno che ultimamente
sembra mancargli
». Mette il dito nella piaga «Abbiamo dimenticato di dialogare con la gente. Siamo delegati del popolo. Non sono un contestatore, sono uno che vive tra la gente. Non possiamo essere passivi rispetto agli altri. Cambiare impostazione».

I sondaggi sono buoni

C’è ottimismo. Tajani ha fatto riferimento ai sondaggi: anche quelli meno favorevoli, non possono che registrare una lenta ma progressiva risalita.

Se il Movimento 5 Stelle continua a scendere e Forza Italia a salire, le Europee potrebbero essere un punto di svolta: o almeno ne sono convinti i delegati al Congresso.

Insomma, c’è almeno un appuntamento elettorale all’orizzonte e, nel caso il governo dovesse cadere, ce ne sarebbero due.

Per questo la pietra posta oggi era quasi obbligatoria: il rischio di farsi trovare impreparati cresce ogni volta che Salvini e Di Maio se le danno politicamente. Il che, di recente, avviene quasi ogni giorno.

A.A.