Forza Italia marginale, ma Tajani non cambia

Il coordinatore nazionale si sofferma sulla differenza tra fusione e federazione, ignorando la sostanza del problema. E soprattutto la rivolta in Forza Italia. Poi c’è l’esempio della “sua” Ciociaria, dove il partito è schiacciato nella morsa degli alleati. Con tante emorragie passate e litigiosità attuali.

Antonio Tajani fa disquisizioni in punta di interpretazione lessicale o metaforica. Ma la sostanza politica è che in Forza Italia c’è la rivolta per l’ipotesi di una federazione con la Lega, che porterebbe ad una subalternità dettata dai numeri e dalle percentuali prima che dalle volontà politiche.

Al quotidiano Libero Antonio Tajani ha detto: “Allo stato non c’è alcuna ipotesi di fusione con la Lega. Salvini ha fatto una proposta di federazione, non di fusione. Abbiamo cominciato a esaminare l’argomento”. E sulla possibile annessione da parte della Lega, Antonio Tajani ha spiegato: “Non succederà mai. Non saremo mai succubi o annessi al Carroccio. Noi siamo fieri della nostra identità, della nostra storia. E poi ci sarebbe un problema a Bruxelles”. Poi la solita argomentazione: “Noi facciamo parte del Ppe, la Lega no. E quindi, a livello comunitario, non si può fare un gruppo unico. Altro tema è se Salvini decidesse di avviare un percorso di avvicinamento al Ppe. Noi potremmo agevolare questo cammino. Ma la Lega non ce l’ha mai chiesto”.

Antonio Tajani

Ma l’apertura di Berlusconi come è stata accolta in Forza Italia? Risposta di Antonio Tajani: “Berlusconi vuole la collaborazione di tutte le forze che compongono il centrodestra. Sì a forme di collaborazione più solide con i nostri partner, no alla rinuncia del simbolo e della storia di FI. Il nostro Partito ha un patrimonio di relazioni internazionali unico, ha credibilità all’estero e cultura di governo. L’esistenza di Forza Italia è un bene per tutti. Invece di parlare di fusione, ritengo che il modello migliore sia la Casa delle Libertà”.

La rivolta in atto

Argomentazioni solite. La sostanza è che in Forza Italia c’è la rivolta. Ad alzare la voce contro l’ipotesi della federazione, in una riunione via Zoom, sono state innanzitutto le ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna.

Secondo quanto ha riportato il Corriere della Sera, per entrambe le ministre l’ipotesi federativa equivarrebbe a “svendersi alla Lega”. Ma i malumori in Forza Italia sono tanti. Anche Maurizio Gasparri, Sestino Giacomoni e il leader dei giovani forzisti Marco Bestetti avrebbero espresso la loro contrarietà. Sempre secondo il Corriere della Sera, il primo passo della nuova federazione sarebbe l’unione dei gruppi parlamentari tra Lega e Forza Italia, così da formare un’unica compagine di centrodestra di governo: l’obiettivo sarebbe avere maggior peso nelle decisioni e contrastare la forza numerica dei gruppi parlamentari del Pd e dei grillini.

Antonio Tajani con Silvio Berlusconi

Ma l’obiettivo finale sarebbe ancora più ambizioso, ovvero quello di pesare nella scelta del nuovo presidente della Repubblica e provare a tirare la volata a Silvio Berlusconi, che non ha mai nascosto la sua ambizione di puntare al Colle.

In questo scenario, però, si perde di vista (e Antonio Tajani è il primo a perderla di vista) la sostanza del problema. Cioè la marginalità di Forza Italia, soprattutto nelle province. Come quella di Frosinone. E sorprende che Antonio Tajani, avendo radici in zona, non se ne renda conto.

Un Partito fermo, bloccato, litigioso, che in queste condizioni non può alzare la voce al tavolo delle trattative neppure per le comunali. Senza considerare le tantissime emorragie di questi ultimi anni. Buona parte di queste sarebbe stata evitata se ci fosse stata più politica e più attenzione ai territori. Che, in sostanza, solo quello chiedevano: considerazione ed attenzione. Non le può dare un Partito totalmente centralizzato come è la Forza Italia di questi anni: ben diversa dalla prima poi confluita nel Popolo delle Libertà e della quale porta solo il nome.

Ma per Antonio Tajani evidentemente va tutto bene così.