L’assalto è partito: «Basta con Forza Italia in mano ad uno staff di Segreteria»

Attacco frontale al Cerchio Magico. A Roma l'annuncio di Abbruzzese, Aurigemma, Ciacciarelli, Palozzi: "Basta con il Partito in mano ad uno staff di Segreteria". Palozzi verso Toti. A Salvini conviene: ecco perché.

Ascanio Anicio

Esperto di tutti i mondi che stanno a Destra

L’assalto a Forza Italia è partito. Diretto, frontale, al cuore di quel cerchio magico che è accusato di avere chiuso Silvio Berlusconi in una specie di torre d’avorio facendogli perdere il contatto con la realtà di un Paese che sta cambiando. Impedendo così il cambiamento del Partito. Invece è proprio quello che hanno chiesto nel pomeriggio da Montecitorio il vice coordinatore nazionale degli Enti Locali Mario Abbruzzese, il capogruppo in Regione Lazio Antonello Aurigemma, il presidente della commissione Cultura Pasquale Ciacciarelli, l’ex vice presidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi. Mirando all centro del problema: «Oggi non possiamo più consentire che un Partito possa essere gestito da uno staff di segreteria, e non da strutture e persone che più volte hanno dimostrato la propria capacità».

Laboratorio per il Cambiamento

Nella Sala Stampa della Camera dei Deputati hanno lanciato il Laboratorio Lazio per il Cambiamento. Ufficialmente chiedono la riforma del Partito: senza scissioni e dall’interno. In realtà sanno che potrebbe avvenire l’esatto contrario: perché dal cerchio magico potrebbero avere nessuna intenzione accettare le richieste partite dal Laboratorio. È per questo che i quattro stanno già con un’occhio dentro al movimento di Giovanni Toti, il Governatore della Liguria che ha annunciato di volersi candidare a Segretario nel momento in cui ci sarà il congresso Nazionale.

Nell’intervento tenuto oggi alla Camera, Abbruzzese, Aurigemma, Ciacciarelli, hanno sostenuto di voler «creare un luogo di incontro in cui dibattere e confrontarci con gli nostri elettori, militanti ed eletti sul territorio». Hanno chiesto «regole certe che possano consentire di determinare con le primarie la scelta dei coordinatori a tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale, al fine di poter consentire la crescita di una nuova classe dirigente, basata sulla meritocrazia e sul lavoro».

L’affondo al centro del cerchio magico: «Oggi non possiamo più consentire che un Partito possa essere gestito da uno staff di segreteria, e non da strutture e persone che più volte hanno dimostrato la propria capacità».

Il leader è Palozzi

Dentro o fuori da Forza Italia, i quattro hanno annunciato una serie di incontri in tutte le provincie del Lazio: si inizia da Frosinone venerdì 21 giugno. Ufficialmente è un ascolto della base. In realtà tutti aspettano il. Consiglio Nazionale del Partito. Se Berlusconi cede hanno vinto. Ma nessuno ci crede. Il Consiglio della creatura politica di Silvio Berlusconi dovrebbe tenersi poco prima del lancio ufficiale di “Italia in crescita“: il battesimo dei totiani. È in calendario il prossimo 6 di luglio.

I forzisti della prima ora hanno quindi una quindicina di giorni per serrare i ranghi ed evitare che i transfughi siano troppi. Qualunque cosa accada non tornerà indietro il consigliere regionale Adriano Palozzi: è lui il mattatore della giornata, il leader del gruppo. Deciso, con una rotta ben definita in testa: seguirà in ogni casso il governatore della regione Liguria Giovanni Toti. Che nel frattempo ha registrato il marchio: “Italia in crescita“. Sa un po’ del renziano “In cammino“, che a sua volta sembrava rifarsi all’En Marche! di Emmanuel Macron.

Il consigliere Pasquale Ciacciarelli è quello che mostra più sofferenza nel cambiare rotta. Ha sottolineato più volte quanto “bene” voglia al Partito che gli ha consentito di essere eletto alla Pisana. Risulta più complicato comprendere cosa faranno Mario Abruzzese e Antonello Aurigemma: aspetteranno – sembra di poter dire – in attesa di comprendere l’evoluzione completa del quadro.

Serrare le fila

E nel frattempo? La parola d’ordine è “stimolare il dibattito“. Per convincere quanta più gente possibile a seguirli: ovunque andranno. Il come è presto detto: dare una vita a una serie di eventi, il primo è quello del 21 a Frosinone e l’ultimo dei quali a Roma. Per «aprire le porte ai tanti cittadini e amministratori che sono stati costretti a candidarsi in liste civiche perché esclusi da un cerchio magico che ha ridotto il nostro movimento a una sorta di club degli amici».

Sanno che rischia di essere tardi. Nella cena dello scorso fine settimana all’Edra Mario Abbruzzese lo ha detto al suo Stato Maggiore: «Ora dobbiamo decidere cosa fare e se lo vogliamo fare tutti insieme, se siete disposti a seguirmi ancora una volta, se vogliamo continuare a restare uniti». (leggi qui Abbruzzese scruta l’orizzonte, Ciacciarelli bastona Lega e Fazzone). Un discorso a tratti drammatico, tra il ‘Rompete le righe’ ed il ‘Si salvi chi può’.

Ma c’è chi potrebbe decidere di non seguire il gruppo. Riccardo Del Brocco, il mancato Coordinatore Provinciale di Frosinone ha fatto capire che questa volta non si accontenterà di promesse. Lui non viene dai ranghi di Forza Italia, è stato l’ultimo segretario del Fronte Giovanile di An a Frosinone: piuttosto è pronto a tornare con i suoi amici d’infanzia a Fratelli d’Italia, un pò più temprato ed un po’ meno illuso.

A Salvini conviene

Ma il leader del Carroccio cosa ne pensa? Se Matteo Salvini dovesse decidere di staccare la spina potrebbe preferire uno scenario con una Forza Italia ridotta ai minimi termini e una quarta gamba, quella totiana appunto, sufficiente a garantirgli la vittoria in semi – solitaria.

Sarebbe uno schema quadripartito: Lega – Forza Italia – Fdi – “Italia in crescita” che potrebbe arrivare al fatidico 41%. Per Salvini avrebbe il vantaggio di una Forza Italia depotenziata e con meno pretese: uno scenario del tutto diverso da quello che solo un anno fa vedeva la coalizione a trazione forzista e non leghista.

Ecco perché, in fin dei conti, l’operazione di Toti non dovrebbe essere ostacolata dal segretario leghista. 

Berlusconi riemerge sempre

Riuscirà Silvio Berlusconi, con un colpo di coda, che non sarebbe così impossibile da pronosticare, a far rientrare la fronda totiana per tempo? E il governatore della regione Liguria avrà davvero il coraggio di perseguire una traversata del deserto che a Roma ha già avuto modo di dare prova del suo peso con la candidatura, che non è risultata vincente, di Alfredo Antoniozzi?

Dare per politicamente spacciato Silvio Berlusconi ha sempre portato rogne e sconfitte. 

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