Il richiamo del ‘Cannibale’ che emoziona il popolo Pd

Francesco De Angelis riporta il Pd al tempo del volantinaggio. Il flashback davanti ai cancelli di Fca: “Mi ha riportato ai tempi della Fiat". "Abbiamo perso il contatto con la gente, possiamo ritrovarlo in questo modo, anche prendendoci i vaffa”.

Ognuno ha il suo richiamo della foresta, quell’emozione che ti riporta al passato e ti fa capire che la differenza, nella vita più che nella politica, l’hanno fatta gli occhi di allora. Sì, gli occhi della tigre, gli stessi che Apollo Creed chiede a Rocky Balboa di recuperare nel terzo film della serie.

Perché il successo può ubriacare, può inconsapevolmente “scaricarti” e convincerti che in fondo non c’è più nulla da dimostrare. Al mondo e a sé stessi.

E invece non è così, perché è proprio la capacità di rituffarsi nel fango a fare la differenza tra un Uomo e un “fighetto”.

Francesco De Angelis sta in politica da quando aveva i calzoni corti e a 14 anni faceva già volantinaggio davanti ai cancelli della Fiat. Per difendere i diritti degli operai, per battersi con loro. Qualche giorno fa è tornato davanti a quei cancelli, che ora fanno riferimento alla Fca. Per fare volantinaggio. (leggi qui Il Pd torna davanti ai cancelli Fca: tomba e resurrezione del Partito)

Lo ha ricordato ieri all’assemblea dei dirigenti di Pensare Democratico: “All’inizio avevamo paura a cominciare il volantinaggio, poi abbiamo trovato il coraggio di rompere il ghiaccio. Alcuni ci hanno mandato a quel paese, ce lo aspettavamo. Ma è normale, chi fa politica deve prendersi tutto. Non solo gli applausi, anche i “vaffa”. Poi però in tanti mi hanno detto: “era ora, siete tornati”. E in quel momento ho capito perché è bello fare politica”.

Ha proseguito De Angelis: “In questi anni ho ricoperto e ricopro tante posizioni di potere: consigliere regionale, assessore regionale, europarlamentare, presidente dell’Asi, commissario del Consorzio industriale unico del Lazio. Però da ragazzo attaccavo i manifesti, facevo volantinaggio, stavo nelle piazze. Ecco, quelle radici mi hanno portato a fare la carriera politica che ho fatto”.

Michele Meta, il silenzioso tessitore delle più solide alleanze romane, lo ascolta in religioso silenzio, Mauro Buschini e Sara Battisti non sono stupiti perché è da lui che hanno imparato. La platea “partecipa”. De Angelis effettua un’analisi politica lucida e spietata.

Dice: “E’ giusto che la gente sia incazzata con noi, in questi anni abbiamo perso la sintonia con il Paese, con il nostro popolo. Ci siamo seduti, abbiamo creduto che bastasse esercitare il potere. Compiendo anche diverse cose positive, ma non capendo che il Paese reale stava soffrendo. Voglio ringraziare il segretario del circolo di Cassino Marino Fardelli per aver organizzato la manifestazione davanti ai cancelli di Fca. Ho riscoperto le radici, la voglia del contatto con la gente. Lo stesso che Nicola Zingaretti mette al centro della sua azione politica. C’è un motivo per cui lui ha vinto quando noi abbiamo perso. E’ questo, è l’inclusione, la capacità di essere sintonizzato sulle frequenze della gente. Perciò deve vincere lui”.

La gente annuisce e applaude. Il popolo del Pd ha sentito il richiamo della foresta. Perché in fondo di quelle bandiere rosse non c’è nulla da cui prendere le distanze. Neppure adesso.

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