Il regista De Angelis pensa all’ultima partita

Foto: copyright Imagoeconomica, Paolo Cerroni

Ha fatto crescere una classe dirigente nel Pd, puntando sempre sui “suoi”: Mauro Buschini, Sara Battisti, Maria Spilabotte, Mauro Vicano, Lucio Migliorelli e i vari candidati. Il retroscena dell'appoggio a Renzi. E del ritorno da Zingaretti. Ora scenderà in campo per Camera o Senato

La sua prossima candidatura sarà alle politiche, al Senato o alla Camera. Per il resto Francesco De Angelis non può rinunciare, neppure se lo volesse, al ruolo di leader. Del Partito Democratico provinciale, della componente Pensare Democratico. È sulla scena da decenni e ci rimarrà ancora per molto, soprattutto perché ha dimostrato di saper far crescere una classe dirigente dandole spazio.

L’elezione di Mauro Buschini alla presidenza del Consiglio Regionale lo dimostra: l’enfant prodige di Alatri è entrato giovanissimo in politica e nel Pd e subito De Angelis gli ha affidato le chiavi del Partito. Poi l’ascesa nel 2013, con la prima elezione a Consigliere Regionale e poi la carica di assessore all’Ambiente e ai Rifiuti. Nel frattempo Buschini è entrato anche nella cerchia ristretta dei fedelissimi di Nicola Zingaretti, mai però dimenticando che il punto di riferimento vero sul territorio rimaneva De Angelis.

Oltre a Mauro Buschini, nel 2013 Francesco De Angelis candidò e fece eleggere al Senato Maria Spilabotte. Un anno fa ha lanciato Sara Battisti, diventata consigliere regionale con Mauro Buschini.

Ma in tutti questi anni ha costantemente dimostrato di saper difendere e valorizzare tutti i suoi uomini: non soltanto quelli che candida a sindaco o a consigliere comunale, ma pure quelli ai quali si affida per incarichi importanti e delicati. Come è stato per Mauro Vicano alla Saf. O come è stato per Lucio Migliorelli, sempre al vertice della Società Ambiente Frosinone.

Sul piano politico, la sua componente è sempre stata quella largamente maggioritaria in Ciociaria. All’inizio, quando ancora c’era il Pci e poi il Pds e i Ds De Angelis è stato sulle posizioni di Enrico Berlinguer prima e di Massimo D’Alema poi.

Ma negli anni ha dimostrato di mantenere il suo consenso indipendentemente dalla collocazione. Si è posizionato con Ignazio Marino, quindi con Matteo Orfini. Adesso però la collocazione è netta: con Nicola Zingaretti, nuovo segretario del Pd.

Solo chi non capisce di politica può pensare che questo continuo riposizionarsi sia incoerenza. O, peggio ancora, opportunismo. La stoffa del leader sta tutta lì: Politica significa fare continuamente delle scelte, il Partito è in costante evoluzione per seguire la società che si trasforma e che si candida a rappresentare, logico che si creino gruppi di pensiero diversi sui quali aggregarsi.

La grandezza del leader sta in un episodio conosciuto solo dagli intimi di Francesco De Angelis: perché qualche anno fa disse no a Nicola Zingaretti e decise di appoggiare Renzi dalla componente Orfini? Perché disse no all’amico Nicola e non appoggiò il suo candidato alla Segreteria Andrea Orlando? E perché ora ha fatto l’esatto contrario? Non per convenienza.

Il leader non agisce di pancia. Si ricorda che dietro di lui c’è un’intera classe dirigente. Che ne segue i successi e le sconfitte. Si ha la responsabilità del loro futuro politico: come il comandante dell’aereo la ha dei passeggeri. Tre anni fa Francesco De Angelis era pronto a sostenere il ministro della Giustizia Orlando ma la sconfitta era inevitabile: se avesse combattuto questa battaglia di principio, dopo la sconfitta l’ala di Francesco Scalia avrebbe sbranato la sua classe dirigente. Azzerandola. Il leader, per salvare tutti, posizionò la componente nel luogo politico che gli avrebbe garantito la sopravvivenza. I fatti gli hanno dato ragione.

C’è un altro dettaglio noto solo agli interessati: Francesco De Angelis quel giorno disse a Nicola Zingaretti: se il candidato è Andrea Orlando io non ho scelta e la motivazione politica è questa, se il candidato non è Orlando ma sei tu allora sono pronto anche adesso. Quando il candidato è stato Zingaretti, De Angelis non ha perso un secondo.

Lo ha fatto mettendosi a disposizione e lasciando i riflettori ad altri. Accettando il ruolo di commissario del Consorzio industriale unico del Lazio. Nei panni del regista si trova benissimo, ma quando ci sono le elezioni l’istinto resta quello del centravanti di sfondamento. Si candiderà al Parlamento.

Non dimenticando però nessuno dei suoi.