Francesco Vignola, l’arte di essere un incisore 

La provincia di Frosinone è ricca di artisti, grafici e disegnatori. Che sono più conosciuti e ricercati nel resto del mondo che sotto casa. Come Francesco Vignola di Cassino, professione: incisore

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Odio profondamente i luoghi comuni. Tollero a malapena l’eccesso smodato che si fa ultimamente della parola  “resilienza”. Se però i luoghi comuni esistono vuol dire che spesso c’è un fondamento di verità, di mal celata rassegnazione ad essi.

Quando si parla di arte e di artisti in generale sappiate che i luoghi comuni o quella parola virgolettata che ho scritto prima possono far capolino.

L’esercito degli invisibili

L’incisore Francesco Vignola

Dunque “Nemo propheta in patria, “dobbiamo dare più spazio ai nostri talenti”, “non li apprezziamo mai fino in fondo”. La provincia di Frosinone è ricca di artisti, grafici e disegnatori che, manco a dirlo, sono più conosciuti e ricercati in altre aree geografiche che sotto casa.

E che si impegnano, si fanno il mazzo, inseguono sogni, incassano delusioni e ripartono… Insomma sono come quella parola virgolettata!

C’è un sottobosco che difficilmente si trova sotto i riflettori, un agglomerato di istinto e creatività che pullula in ogni dove, persino nel nostro basso Lazio. In quel sottobosco, attivo ormai da anni c’è anche Francesco Vignola. Parlarvi di lui non è una scelta casuale, perché lui, assecondando la sua chiamata all’arte ha scelto il modo più difficile di fare le cose: oggi vi parliamo della figura del grafico d’arte, dell’incisore.

L’incisore e le sue tecniche

Per essere incisore bisogna padroneggiare più arti

Credetemi ci ho messo davvero molto per capire cosa facesse il buon Francesco ma per comprendere bene  ho dovuto chiedere spiegazioni direttamente all’interessato: “L’incisore è in primis un soggetto che deve per forza padroneggiare bene l’arte del disegno, perché di quello si tratta. Poi c’è la parte più impegnativa che è quella dell’incisione”. 

Insomma ci sono tanti modi di produrre un’opera d’arte, c’è la pittura, la scultura e poi c’è l’incisione: “Bisogna avere diversi strumenti a disposizione, a seconda del materiale sul quale si vuole incidere si sceglie. Ad esempio se si vuole incidere sul rame si usa una punta metallica, per il legno le sgorbie, matite o inchiostro litografico  sulla pietra ecc…Nel momento in cui sai cosa vuoi disegnare e sai che materiale usare inizi la tua opera”. 

Sostanzialmente si disegna su una superficie e la si incide con lo strumento scelto, poi si inchiostra il solco ottenuto e si passa alla stampa. Che si può fare con una pressa verticale, un tirabozze, con un torchio calcografico o con un torchio xilografico a seconda della tecnica utilizzata nell’incisione. 

Secoli di divulgazione

L’incisione è divulgazione

Ora, una volta appurato questo, ad una persona poco esperta come me viene da chiedersi il perché non si faccia direttamente un dipinto. La via maestra di un artista è già abbastanza tortuosa, perché prendere la via meno solcata (qui ci sta proprio!) per il successo?

Analisi ovviamente ironica la mia perché l’arte spesso non la si sceglie ma la si asseconda, se è vera arte la si DEVE assecondare: “La tela è un pezzo unico, le tecniche di incisione ti permettono di avere una matrice e la matrice ti permette di fare tante copie. E dal 1500 fino alla metà del secolo scorso l’incisione rappresentava la forma primordiale di grafica editoriale“.

L’incisione ai giorni nostri è un ritorno al passato ed è una tecnica che va conosciuta e tramandata: “L’incisione secoli fa era lo strumento principale per divulgare la cultura, l’arte e le conoscenze; per esempio i primi libri erano scritti e incisi su materiali tipo il legno, poi si inchiostrava e si stampava su carta per farne appunto un libro. Ora c’è la fotografia e la stampa digitale ma se una persona secoli fa voleva sapere com’era fatta la Monna Lisa per esempio aveva bisogno di un incisore che la disegnava, la incideva, la stampava e la diffondeva”.

Dall’Accademia di Frosinone alla Cina

Ma se l’incisione ha perso oggi il suo ruolo fondamentale non vuol dire che abbia perso la sua importanza, soprattutto per capire come siamo arrivati agli strumenti che abbiamo oggi. L’incisione era un lavoro fatto per diffondere un messaggio e ricordarlo non è assolutamente roba da poco. Abbiamo noi fruitori la pazienza e la voglia di accogliere queste nozioni? Il territorio del basso Lazio ha contezza di quale enorme forma d’arte si trova a plasmare e spesso a non capire? 

Si perché Francesco Vignola è nato qui, è di Cassino, si è formato all’Accademia delle Belle Arti di Frosinone, fucina di talenti, poi master a Roma. Diversi premi e riconoscimenti in giro per l’Italia, insegna discipline grafiche e pittoriche all’ Istituto Marconi di Anagni eppure… “Eppure credo che il territorio non sia ancora pronto a valorizzare ciò che esso stesso crea. Non sto qui a disprezzare nulla, anzi, c’è chi apprezza il nostro lavoro anche qui, ma le soddisfazioni più belle arrivano, come sempre, dal nord Italia o dall’estero”.

Cultura e collaborazione, le sfide.

Facciamoci dunque una domanda e chiediamoci se siamo culturalmente pronti ad approcciare a forme d’arte spesso non convenzionali ma ricche di storia e tradizioni : ”Ho esposto in Cina, in Turchia, Francia, Romania, in Spagna due volte in biennali di grafica d’arte…ma non a Cassino! Pensa che la targa all’entrata del liceo artistico di Cassino l’ho fatta io ma nessuno lo sa. Per non parlare dell’orrendo malcostume di richieste di lavoro senza compenso!”

Credo sia arrivato il momento di andare oltre e rimboccarci le maniche, l’unica strada qui è la collaborazione tra artisti, si rischia il luogo comune anche qui ma “fare squadra” negli eventi e nelle esposizioni è l’unico modo per farci vedere”.

Ed è tempo anche per noi di capirlo, è tempo di prestare attenzione, di scegliere. Perché le occasioni perse lo sono anche per i fruitori, per chi potrebbe goderne e non lo fa. Un artista va per la sua strada, noi potremmo perderci capolavori.