Al Frosinone ora serve il coraggio di osare (di E. Ferazzoli)

Il Frosinone contro il Cagliari ha giocato un’ottima gara. Forse la migliore del campionato. Ma come in un videogioco in cui salendo di livello aumenta anche la difficoltà, oggi il Frosinone di Longo è obbligato ad un ulteriore salto di qualità. Con il coraggio di osare.

Elisa Ferazzoli

Giornalista in fase di definizione

Il Frosinone contro il Cagliari ha giocato un’ottima gara. È vero. Forse la migliore del campionato. Eppure quel punto conquistato ieri al Benito Stirpe conta poco o niente. Non è servito a molto fare sfoggio di un bel gioco; c’era bisogno di una vittoria. Dei tre punti che avrebbero permesso ai giallo azzurri di non allontanarsi troppo dal treno salvezza.

E non si tratta di disfattismo o di quella naturale propensione umano-calcistica alla lamentela continua. Dopo aver attraversato una fase iniziale in cui si faceva fatica anche ad immaginarsela una squadra fatta da quei giocatori lì, il Frosinone, giornata dopo giornata, ha acquistato una forma e una sostanza, ha migliorato la comunicazione fra i reparti, limitato gli errori in fase di costruzione e disimpegno, ha iniziato a segnare goal e a fare esultare i tifosi. Ha mostrato impegno e gioco di squadra.

Ma come in uno di quei videogiochi in cui salendo di livello aumenta necessariamente anche la difficoltà, oggi il Frosinone di Longo e Longo stesso sono obbligati dalla classifica e dal risultato col Cagliari a fare un ulteriore salto di qualità. Ad impegnarsi in un’impresa inedita.

 

“Per avere cose mai avute, occorre fare cose mai fatte.”

 

E per ottenere la salvezza il Frosinone deve essere convinto di poter vincere. Ed oggi non è così. Oggi, le uniche due convinzioni che il Frosinone possiede sono tentare di limitare i danni con le big e cercare di fare punti – che non vuol dire vincere – con le squadre alla propria portata.

Quando invece il Frosinone dovrebbe assumersi il rischio di osare e non comportarsi come uno scolaretto diligente e ordinato. Unire alla prestazione sportiva il coraggio mentale di pretendere la vittoria. Ostinarsi con convinzione di fronte ad un Cragno in versione Spiderman.

 

Servono sfrontatezza, cinismo e una mentalità vincente. Prerogativa indipendente da qualsiasi variabile oggettiva. Serve che le scelte fatte dall’allenatore alimentino la percezione di potercela fare. E se strappare a tutti i costi i 3 punti al Cagliari è l’obbiettivo della giornata, non ha senso rinforzare il centrocampo con Crisetig al posto di Cassata, far uscire Campbell ed affiancare Pinamonti ad un Ciofani visibilmente stanco.

Quando al 70’ sono venuti a mancare quei due giocatori fino a quel momento indispensabili nel far salire la squadra, il Frosinone ha iniziato ad arretrare, a subire prima il gioco del Cagliari e poi il goal del pareggio.

Perché come dichiarato Sportiello nel post gara “se non fai il 2-0 e non chiudi le partite in serie A la paghi”. Temporeggiare fino all’86’ per far entrare Ciano – regista delle ultime azioni pericolose della gara – è frutto di un’esitazione che la dice lunga sulla scarsa convinzione che Longo ha di tornare in vantaggio e sulla paura di veder svanire anche quel punticino.

 

Sabato c’è il Napoli. E forse è arrivato il momento di smetterla di pensare di non essere all’altezza. Perché non è così che le squadre alla nostra portata affrontano sfide come queste. Perché non è facendo solo “ciò che si può” che arriverà la salvezza.