I signori del calcio che vogliono disturbare il miracolo del Frosinone

Il naufragio con la Sampdoria è in controtendenza rispetto alle gare “toste” disputate contro Bologna e Lazio. E perfino con il primo tempo con l’Atalanta. La verità è che da tre mesi si parla soltanto di punizioni esemplari e negli ultimi giorni aleggia lo spettro della penalizzazione durissima. Difficile mantenere la concentrazione. Nessuno parla più del risultato sul campo contro il Palermo: 2-0 netto e meritato.

Il primo tempo con l’Atalanta è stato all’altezza della situazione e se la palla di Camillo Ciano non si ferma sul palo, la partita cambia radicalmente. Toste e gagliarde le gare con il Bologna a Torino e con la Lazio a Roma. Ieri sera il naufragio interno con la Sampdoria, con un Frosinone troppo brutto e molle per essere vero.

Sarà anche possibile che ci siano problemi in attacco, che la squadra abbia bisogno di tempo perché è stata profondamente cambiata. Però c’è una considerazione da fare a voce alta, anzi urlata: nell’ultima settimana non si è parlato di altro se non del rischio di una fortissima penalizzazione, di ricorsi al Tar e di tutto il resto.

 

I giocatori e l’allenatore non vivono dall’altra parte dell’oceano, non sono di pietra e impermeabili alle emozioni: sono esseri umani quelli che si allenano e vanno in campo. Con le loro sensazioni umane da gestire. E’ difficile mantenere la concentrazione con tutto quello che sta succedendo.

Ma una cosa bisogna dirla: qualunque sia l’interpretazione dei fatti del 16 giugno scorso, sono passati tre mesi e la giustizia sportiva non ha emesso uno straccio di decisione definitiva. Il Frosinone non è la Juventus o l’Inter, il Frosinone è una squadra di provincia che da anni ripete un miracolo sportivo senza precedenti. Iniziare il campionato in un modo e poi essere penalizzati alla quarta o quinta giornata compromette tutto. Ogni cosa. E questa attesa assurda rischia di logorare, snervare: lasciare smarriti, increduli, avviliti.

 

Il 16 giugno scorso, sul campo, il Frosinone calcio ha dominato il Palermo, in lungo e in largo. Nel gioco e nella testa. Strameritando la promozione in serie A. L’unica cosa importante di quella sera, il risultato del campo, è stata dimenticata. I palloni in campo, la pacifica e gioiosa invasione non hanno compromesso nulla.

Il Palermo lo sa benissimo e quanto successo dopo resta comunque un arrampicarsi sugli specchi. Con tutto quello che è successo nel calcio italiano, con le impunità pazzesche e vergognose, adesso si vuol punire il Frosinone in modo esemplare per un comportamento già pagato a carissimo prezzo con due giornate lontano dallo Stirpe e a porte chiuse.

La squadra ha bisogno di migliorare e non si vogliono qui creare alibi per la sconfitta di ieri sera. Ma tre mesi per avere una decisione hanno davvero logorato tutto l’ambiente.

Il Frosinone è una squadra che il presidente Maurizio Stirpe ha portato nell’Olimpo del calcio, una squadra che grazie anche all’intuizione ed alla conoscenza delle norme posseduta dal sindaco Nicola Ottaviani, ha uno stadio gioiello, una squadra con i conti a posto.

 

Da mesi il sogno della promozione è diventato un incubo. Da giorni si parla di penalizzazioni spropositate: 5, 7, 9, 10 punti. E cosa mai è successo il 16 giugno scorso? Qualche pallone in campo. E tutti ininfluenti ai fini del gioco.

Siamo seri. E poi siamo noi quelli che dovremmo ricordare De Coubertin?

 

A proposito, immobilizzando e imbavagliando per un attimo il direttore che è granata da legare, ci piace citare una frase di Giampiero Boniperti, presidente della Juventus trapattoniana e non solo: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

Il Frosinone contro il Palermo ha vinto. Meritatamente e legittimamente. Hanno voluto cancellare l’unica cosa vera e importante. E tutti noi siamo stanchi di subire.