Tre punti, il riscatto e un sogno da rivendicare (di E. Ferazzoli)

Frosinone - Carpi ed i suoi mille volti. È la vita che ti mette di fronte ad una seconda possibilità. È un venerdì sera di pioggia che poi diventa diluvio di emozioni. E Giua che fischia e ti lascia in mano una prova di forza e carattere. Frosinone - Carpi non è stata solo una gara.

Elisa Ferazzoli

Giornalista in fase di definizione

Frosinone – Carpi è quando la vita decide di darti una seconda possibilità che sia all’altezza della prima. Perché esistono partite che restano sospese, che vanno oltre il singolo campionato, che ti si incollano addosso con tutto il peso degli errori commessi, dei sogni infranti. Sono quelle che non ti spieghi, che vorresti cancellare dalla memoria ma che invece non riesci più a dimenticare. Sono quelle che alla prima occasione si travestono da resa dei conti, vissute in bilico fra voglia di riscatto e paura che la storia possa ripetersi. Difficile non tornare indietro a quella sera di fine maggio, al tragico epilogo della scorsa una stagione, alla gara responsabile di quello stato d’animo diffidente che ti porti appresso da 39 giornate e che nei momenti cruciali insinua dubbi e paure.

 

Frosinone – Carpi è un venerdì sera di attesa sotto la pioggia sottile. È ritrovarsi a cantare in un piazzale tra fumogeni, sciarpe e bandiere – per molti un’assurdità – e pensare di essere esattamente dove vorresti. È senso di appartenenza. È la Curva Nord che “trasloca” in 300 sotto l’hotel dove dorme la squadra “solo” per ribadire il patto di fiducia con chi indossa quella maglia, per esorcizzare le paure di una gara che ha il duplice compito di vendicare il passato e rivendicare il futuro.

 

Frosinone – Carpi è sentire Giua che fischia l’inizio e trovarsi di fronte ad una prestazione di forza, qualità e carattere; ad una squadra nuovamente padrona del campo e del proprio destino. Equilibrio, entusiasmo, il sacrificio di ogni singolo giocatore. E mentre il cronometro si avvia lentissimo verso la fine e Mbagoku si prende tutti i fischi che merita dopo il “gesto” del 29 maggio scorso, la Nord alza il volume fino a diventare assordante, in un fragore che toglie il respiro, che fa tremare le gambe. Dulcis in fundo quei tre minuti di recupero gestiti come mai prima d’ora, con lucidità ed intelligenza, lontano da Vigorito e in quel fazzoletto di terra compreso fra la bandierina del calcio d’angolo e l’impotenza degli emiliani.

 

 

Frosinone – Carpi è quel goal di Federico Dionisi al 5’, l’unico della gara. Nato dal cross di un Paganini ritrovato, è concreto nella forma e bellissimo nella sostanza perché nel suggellare la rivalsa di una squadra finisce per decretare il riscatto di un giocatore che di quella squadra è capitano, maglia e anima. Un goal che azzittisce quanti non hanno fatto altro che dubitare e criticarlo, revocandogli nel momento di maggior bisogno quella fiducia incondizionata che avrebbe invece meritato.

 

Stavolta, Frosinone – Carpi non è solo la gara che ci consente di continuare ad inseguire un sogno ma è anche quella che finalmente ci libera finalmente dall’incubo peggiore: la paura di fallire.

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