La squadra giallazzurra arriva alla seconda sosta dopo la vittoria col Verona e con 12 punti in 8 gare, migliorando la media avuta alla vigilia della prima pausa di settembre. E’ la conferma di una strategia vincente dove il valore aggiunto è Eusebio Di Francesco
Il Frosinone arriva al secondo pit stop stagionale di nuovo col vento in poppa. Se prima della sosta di settembre aveva conquistato 4 punti in 3 partite, ora va alla pausa di metà ottobre a quota 12 dopo 9 turni piazzandosi all’ottavo posto ad 1 lunghezza dalla zona Europa insieme a Monza e Lecce, le altre 2 provinciali terribili. Migliorando addirittura la media punti da 1,33 a 1,50. Insomma l’ottimo avvio di campionato non è stato un fuoco di paglia. Mazzitelli e soci di settimana in settimana si stanno confermando squadra vera con un’identità forte ed un gioco sempre propositivo. Ed ora il club giallazzurro si gode una classifica importante, le luci della ribalta e alcuni giovani di talento puro.
Alla ripresa del torneo la doppia trasferta Bologna-Cagliari sarà un altro test probante e fa bene Eusebio Di Francesco a gettare acqua sul fuoco ed invitare tutti a tenere i piedi per terra. “L’entusiasmo non deve sfociare in presunzione ma deve tradursi in lavoro ed umiltà”, ha ammonito il tecnico.
La forza di una strategia
Mai come stavolta si può affermare che l’ottimo campionato disputato finora non sia frutto del caso ma di una strategia vincente. Che sta pagando moneta pesante in termini di numeri e spettacolo. Il club ciociaro ha puntato forte sui giovani che hanno deciso la partita col Verona ed infiammano la platea dei tifosi. E così i vari Soulé (2 gol, 1 assist e 4 pali), Barrenechea, Reinier (rete all’esordio), Turati, Monterisi, Oyono, Okoli ma anche Kvernadze ed Ibrahimovic sono l’oro del Frosinone: costati zero o giù di lì, rendono 100, perfetti per l’obiettivo di un calcio sostenibile.
Contro il Verona è scesa in campo una formazione giovanissima con l’età media di 23,8. “E per questo è una vittoria importantissima”, ha chiosato DiFra. Mentre la rosa ciociara è la terza più verde del torneo con 24,5 (l’Udinese 24,3, il Lecce 23,4). Da domenica poi il Frosinone ha ben 3 giocatori nati dopo il 2000 con almeno 1 gol. Record in Serie A diviso col Napoli (Kvatarskhelia, Raspadori e Gaetano). Dulcis in fundo: domenica è stata schierata la quarta squadra più giovane (23,8) nei top 5 campionati europei.
Il “maestro” Di Francesco
Anche il secondo pit stop stagionale ha ribadito un concetto: il tecnico si sta rivelando il valore aggiunto del Frosinone. La vittoria col Verona è stato un piccolo capolavoro: al di là delle scelte indovinate di DiFra, il Frosinone ha mostrato 2 facce. Prima ha sciorinato le solite trame di gioco veloci ed efficaci. E poi ha saputo soffrire tenendo botta al ritorno degli avversari. Una concretezza che stupisce più della freschezza di un gruppo di ventenni. Di Francesco inoltre ha portato qualcosa di più del gioco scintillante e della leggerezza con la quale la squadra si esprime. Ha trasmesso uno stile, ha dato quel quid che è mancato nelle precedenti esperienze in Serie A. D’altronde 438 panchine tra i professionisti (265 in Serie A e 30 tra Champions ed Europa League) non sono acqua fresca.
Il presidente Maurizio Stirpe ed il diesse Guido Angelozzi hanno scelto l’uomo giusto al posto giusto: un allenatore di spessore ma con la voglia di rimettersi in gioco in una società sana e in una città che regala entusiasmo e allo stesso tempo tranquillità. DiFra si è calato nella nuova realtà con umiltà, idee chiare e mestiere cercando di rifuggire la logica del riscatto che alla fine poteva schiacciarlo. “Per me è l’anno zero, penso solo al Frosinone”, ha ripetuto spesso.
La crescita esponenziale dei giovani è frutto dei suoi insegnamenti e soprattutto della fiducia che ha saputo trasmettere loro. Giovani che telecomanda in campo e lo seguono senza se e ma. Le parole di Reinier, l’ultimo esordiente, subito in gol, sono state emblematiche: “In campo arriviamo preparatissimi grazie al mister”.