Frosinone, oggi l’assalto sull’Urbanistica: Ottaviani rischia

Una frenetica serie di telefonate. Per avere rassicurazioni, conferme tecniche, verifiche sulle singole posizioni politiche. Sono in tanti a giocarsi molto oggi a Frosinone: alle 18.30 si riunisce il Consiglio Comunale: quello che deve decidere sulla concessione edilizia chiesta dalla società ‘Immobiliare srl’che fa capo al Gruppo Zeppieri. E’ la società che ha depositato il progetto “I Portici”: un intervento da 35mila metri cubi che intende sviluppare nell’area a ridosso della villa comunale, per il quale finora ha tutti i documenti in regola. Allora qual’è il problema: che su quell’area sono stati trovati nel frattempo diversi reperti archeologici di epoca romana.

In aula si ritroveranno, l’uno contro l’altro, i sostenitori di due diverse filosofie sul futuro del capoluogo: a dire no al progetto è l’opposizione di centrosinistra che sta cavalcando le posizioni degli ambientalisti, secondo i quali l’area va sviluppata attraverso scavi ed iniziative turistiche; a favore c’è il sindaco Nicola Ottaviani con gran parte dell’amministrazione comunale (sindaco compreso). In mezzo c’è il gruppo di imprenditori che ha già messo sul tavolo le autorizzazioni ottenute e le conseguenti richieste ad edificare nel rispetto dei vincoli posti dalla Soprintendenza e dal Comune.

In queste ore ha preso posizione anche ‘Possibile’ la neo formazione politica creata da Pippo Civati che si domanda: «A chi servono 35.000 metri cubi di edificazione a ridosso dell’importante complesso archeologico-ambientale di Frosinone che, secondo alcune stime, ha tra le 3 e le 5 mila case libere?»

«La questione – proseguono i civatiani – è strettamente politica per due motivi. Il primo. In estrema sintesi dopo il versamento degli oneri concessori il comune può firmare la concessione: per il comune è tutto ok e i privati debbono per forza costruire. Ma perché è tutto a posto? Il 2 dicembre 2013 il comune ha dato l’autorizzazione semplicemente non affrontando gli aspetti paesaggistici della zona. In quel quadrilatero individuato tra Via Landolfi, Via Mastroianni e Via Casone è emersa una area termale con basolato, entrata monumentale, collegamento diretto con la via Latina ed una enorme quantità di reperti che partono dal XII secolo avanti Cristo al II dopo Cristo».

E ancora: «Che fine ha fatto – proseguono i civatiani – la delibera comunale di iniziativa popolare votata all’unanimità il 14 settembre 2011? Fu una delibera voluta da 1200 cittadini e 60 associazioni per la valorizzazione e la tutela del patrimonio archeologico dell’area attigua alla villa».

«Ed ecco la seconda questione politica – aggiungono da Possibile -. Al capitolo “Urbanistica e lavori pubblici” del programma elettorale del sindaco Ottaviani si sottolineava che “Si fa appello a tutte le associazioni e ai cittadini affinché si mobilitino e si impegnino per salvaguardare l’area attigua alla villa comunale”».

Per la cronaca va aggiunto che i proponenti il progetto hanno sempre assicurato che i reperti archeologici che sarebbero venuti alla luce sarebbero stati conservati e valorizzati attraverso un passaggio pedonale di vetro posizionato sui reperti stessi. In pratica, passeggiando su questo pavimento di vetro, si potranno vedere i reperti sottostanti ripuliti e lasciati nel loro luogo originario (a un paio di metri sotto il livello del suolo).

Infine la posizione del sindaco, Nicola Ottaviani, che sulla delibera, è stato quanto mai chiaro: «C’è solo una possibilità di dire ”no” al privato ed è quella di dire ”Io non ti dò il permesso a costruire perché cambio il piano regolatore”. Con quello vigente, infatti, questa possibilità non c’è ed il diritto va sempre rispettato. Quella zona – prosegue il sindaco – attualmente è edificabile e magari, 10-15 anni fa, poteva essere ricompresa dai passati amministratori del centrosinistra in un piano archeologico. Ma ciò non è stato fatto. Non è il primo privato che investe a ridosso della villa comunale. Per il parere archeologico è stato dato il nulla osta come per quello paesistico. Non vogliamo far condannare il Comune a pagare danni per milioni di euro. Sono stanco di pagare i debiti milionari lasciati dalle passate amministrazioni, non voglio provare questa ebbrezza del risarcimento».