Stirpe Urbi et Orbi (di A. Salines)

Parte da oggi una nuova iniziativa editoriale in provincia di Frosinone. È “Qui Stadio”, il nuovo magazine di Ciociaria Oggi che accompagnerà il Frosinone nella sua avventura nel massimo campionato. Il pezzo forte di questo numero è l'intervista in cui Maurizio Stirpe si confida con Alessandro Salines

Alessandro Salines

Lo sport come passione

ALESSANDRO SALINES
per QUI STADIO

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Un presidente di lungo corso e plurititolato. Un dirigente ammirato in Italia e non solo, icona di quel calcio di provincia sano, sostenibile e ricco d’iniziative. Un capitano d’industria, influente vice presidente di Confindustria con le deleghe strategiche al Lavoro e alle Relazioni Industriali. Nonostante tutto questo Maurizio Stirpe, numero uno del Frosinone da quasi sedici anni, riesce ancora a emozionarsi per una partita di calcio e non fa fatica ad ammetterlo.

Stasera i sentimenti che lo assaliranno saranno tanti. Un intreccio di sensazioni, brividi e quant’altro. Il debutto in serie A nel nuovo stadio, una delle sue creature più belle, sarà un tuffo al cuore. E poi quell’arena ha un nome speciale: Benito Stirpe. Il papà del presidente, scomparso nel 2008 e che in tempi non sospetti parlava di serie A. E appunto di un nuovo stadio dove giocare.

Alla vigilia del ritorno allo “Stirpe” dopo la famigerata squalifica post-playoff, Maurizio Stirpe si confida in una lunga intervista a “Qui Stadio”, il nuovo magazine di Ciociaria Oggi che accompagnerà il Frosinone nella sua avventura nel massimo campionato.

Il presidente traccia la rotta senza enfasi o proclami. Mostra fiducia, è convinto della bontà della programmazione effettuata dalla società. Crede nella salvezza, disegna il futuro del suo Frosinone, apre una finestra sul calcio italiano. La Samp, secondo lui, si batte con le motivazioni e la “garra”. E poi lancia un accorato appello alla tifoseria: bisogna dare una risposta di civiltà dopo le strumentalizzazioni arrivate per i fatti accaduti nella finale playoff vinta con il Palermo. Ancor di più ora che si conoscono anche le motivazioni della decisione del Collegio di Garanzia del Coni.

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Presidente, finalmente l’esordio allo stadio “Benito Stirpe”. Quali sono le sue sensazioni?
«C’è attesa e curiosità di vedere all’opera la squadra nel proprio stadio. Sono convinto che abbiamo costruito un buon organico che può aspirare alla salvezza ma che dovrà naturalmente rispondere sul campo. Le potenzialità per fare bene ci sono e la gara con la Sampdoria sarà già un banco di prova importante».

 

Sarà emozionato a giocare la prima partita di serie A nel nuovo stadio che ha tanto voluto ed è intitolato a suo padre? Oppure un presidente esperto come lei ormai ha un self control a prova di bomba?
«Le emozioni ci sono sempre quando riparte un campionato, una nuova avventura. La categoria non c’entra. In serie A, B o C non fa differenza. Il pathos c’è e ci sarà. Possiamo dire che la qualità delle emozioni è completamente diversa ogni volta che ricominciamo. E poi il fatto di giocare la prima volta in serie A nello stadio intitolato a mio padre, mi regalerà sensazioni particolari. Inoltre arriviamo a quest’appuntamento dopo un’estate non semplice che ci ha visto impegnati molto impegnati dopo la promozione».

 

La marcia d’avvicinamento alla “prima” allo “Stirpe” è stata turbata dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza del Collegio di Garanzia del Coni. Cosa si aspetta dalla Commissione sportiva d’appello?

«Non mi aspetto niente. Niente di niente. Prendano atto che abbiamo già pagato ricevendo delle sanzioni che ritengo eccessive. Abbiamo subito un danno economico enorme. Senza parlare del danno d’immagine che non è quantificabile».

 

Un punto in tre partite. Il Frosinone ha mostrato cose buone e cose meno buone. Che idea si è fatto dopo le prime giornate?

«Penso che il Frosinone abbia dovuto perseguire un percorso difficile dopo la promozione. A causa dei playoff siamo partiti in ritardo nella programmazione, abbiamo dovuto smaltire le tossine di un campionato lungo e durissimo. La squadra è cambiata radicalmente e quindi è servito un periodo di ambientamento per i giocatori nuovi. Inoltre c’è stato l’infortunio di Dionisi che ci ha penalizzato in un settore del campo dove ci mancava già un elemento importante come Ciofani. Quindi a questo punto non mi aspettavo molto di più in termini di risultati».

 

Contro il Bologna comunque i 3 punti potevano arrivare. Le occasioni da gol non sono mancate…
«Ad onor del vero un po’ di rammarico c’è e non nego che mi aspettavo la vittoria. Ma non bisogna dimenticare che il Frosinone ha giocato in campo neutro e lo ha fatto nel miglior modo possibile. Alla fine è arrivato il pareggio e deve essere accettato».

 

Questa sera la sfida contro la Sampdoria. In ballo punti pesanti. Cosa si aspetta?
«Non ragiono sulle partite singole. Dobbiamo fissare l’obiettivo dei 10 punti alla decima contro la Spal. Se vogliamo salvarci dobbiamo viaggiare con questa media minima. Un andamento forse lento ma costante».

 

Tuttavia cosa ci vorrà per prevalere sui blucerchiati reduci dal successo interno contro il Napoli ma poco incisivi in trasferta?
«Ha fatto bene a sottolineare l’aspetto relativo al rendimento esterno della Sampdoria. Serviranno più voglia, carattere e forza morale dei nostri avversari. La differenza la faranno le motivazioni e la capacità di trasformarle in energia sul campo».

 

Massimo Ferrero è un presidente esuberante che ha sicuramente portato qualcosa di nuovo nel calcio italiano. Quali sono i suoi rapporti con il patron doriano?
«Abbiamo rapporti molto buoni e cordiali. Peccato che finora non siamo riusciti mai a intrecciare trame di mercato».

 

Domenica prossima a Frosinone arriverà la Juve. Pronostico chiuso?
«Pure tre anni fa ci davano per spacciati e poi abbiamo pareggiato allo Stadium di Torino. Al cospetto di certe squadre il compito sembra proibitivo ma noi abbiamo il dovere di giocare tutte le partite all’arma bianca. Contro la Lazio ad esempio potevamo pareggiare e non avremmo rubato nulla».

 

Per Frosinone sarà una vetrina mondiale. La presenza di Cristiano Ronaldo accenderà i riflettori di tutti i media sullo “Stirpe”. Un’occasione irripetibile per la Ciociaria.
«Sarà un banco di prova importante per la città che dovrà dimostrare di essere in grado di ospitare grandi eventi. Un esame importante per il sistema organizzativo».

 

Uno sguardo al campionato. Qual è il suo giudizio dopo i primi tre turni?
«La serie A riflette la cattiva distribuzione delle risorse economiche. La Juve resta la regina incontrastata. Dietro un gruppetto di formazioni come Napoli, Roma, Inter, Milan, Lazio e Atalanta che si giocheranno i posti in Champions e in Europa League. Poi c’è un cuscinetto di squadre che ormai da anni rimangono ancorate alla serie A. Infine ci sono quei sei-sette club che lotteranno per la salvezza. È una realtà ormai consolidata, una stratificazione che deve far riflettere il governo del calcio. Se non si cambia registro, la passione dei tifosi nel tempo si spegnerà. Ormai ognuno sa qual è l’obiettivo della propria squadra e non può sognare. L’imprevedibilità è il sale del calcio. Se invece il risultato è scontato l’amore per questo sport finirà. Oltre trent’anni fa il Verona vinse lo scudetto, oggi non sarebbe possibile».

 

Lei è un attento osservatore della politica sportiva che ha vissuto da protagonista. Cosa pensa della situazione della Federcalcio ancora senza una governance? Per la presidenza è tornato a circolare il nome di Andrea Abodi.

«Credo che al di là dei nomi ci deve essere la volontà di tutte le componenti di sostenere un programma. Non ho sentito Abodi che ritengo sia un manager valido. Bisognerà valutare se ci sarà una convergenza sul suo nome. Abodi si è già cimentato nelle elezioni federali e ha perso. Non so quindi se le sue tesi sconfessate all’epoca possano ora essere ora sostenute. Mi sembra uno scenario strano».

 

Facciamo un gioco: se Maurizio Stirpe diventasse presidente della Federcalcio quali sarebbero i primi provvedimenti?
«Cercherei di ricollegare le varie componenti e le leghe con un fil rouge. Oggi sono compartimenti stagni, ognuno lotta per la propria sopravvivenza. Della serie mors tua, vita mia. Non c’è un progetto comune. Serve quindi collaborazione. Inoltre cercherei d’intervenire sulla cattiva distribuzione delle risorse stabilita dalla legge Melandri. Adesso il ricco diventa più ricco, e il povero è sempre più povero».

 

Lo sport, il calcio e la serie A possono essere un volano per lo sviluppo di Frosinone e del suo territorio. È un suo cavallo di battaglia da sempre ma non le sembra che ancora manca qualcosa per il definitivo salto di qualità.
«Secondo me i grande obiettivi si raggiungono tramite piccoli obiettivi collegati in un processo di consecutio logica. Il Frosinone in 16 anni ha effettuato un percorso di crescita considerevole e solo i posteri potranno dire se possiamo fare ancora di più. Ritengo che un’ulteriore crescita sia legata a filo doppio al l’allargamento della base dei nostri sostenitori. E non parlo solo dei tifosi ma di quanti vorranno investire sulla società e sui suoi progetti. Un allargamento è fondamentale altrimenti si rimarrebbe troppo legati alla volontà o meno di un singolo di continuare a investire».

 

L’impressione è che la società vada ad una velocità mentre il resto fatica a starle dietro. È d’accordo?
«Ritengo che il nostro compito sia quello di fare da traino, cercando di allargare la base dell’interesse. Il calcio deve diventare un fenomeno che vada inserirsi in un processo più ampio di sviluppo dell’intero sport provinciale. Un tassello al quale devono aggiungersi il basket, il volley ed altre discipline».

 

Pensa a una polisportiva?
«Credo che sia più utile un meccanismo di solidarietà tra il calcio e gli altri sport».

 

Dulcis in fundo i tifosi. I supporters fremono per vedere all’opera la squadra in casa. La campagna abbonamenti è andata benissimo, lo stadio è sold out. Cosa si sente di dire ai sostenitori?

«I tifosi stanno soffrendo troppo le conseguenze dovute alla partita con il Palermo. Chiedo loro però di fare molta attenzione. L’Italia ci guarderà a torto con un occhio particolare dopo le strumentalizzazioni effettuate per i fatti accaduti nella finale dei playoff. Bisogna quindi dare una risposta di civiltà e correttezza. Dobbiamo dimostrare che Frosinone non è quella descritta in questi ultimi mesi».

 

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