Il Frosinone e le tre domande di Gauguin: «Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?»

Foto: copyright Foto Casinelli per Frosinone Calcio

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Le tre domande che molti di quelli che seguono il Frosinone (pensando di amarlo) non si pongono. Invece sono fondamentali. Per capire dove siamo. E dove potremmo arrivare.

Fabio Cortina

Alto, biondo, robusto, sOgni particolari: molti

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?

Sono queste le tre domande alla base della ricerca del significato della vita umana. Tre domande che poi il pittore Paul Gauguin nel 1897 utilizzò per il titolo di un quadro che rappresentava il suo testamento spirituale.

 

Il Frosinone è nudo

Tre domande che, scusate l’ardire nel paragone, deve porgersi oggi ogni tifoso del Frosinone o più in generale ogni appassionato di calcio che abbia a cuore le sorti della squadra del proprio territorio, pur tifando altre squadre di maggior blasone e storia (Perché questo non è un peccato mortale).

La partita con l’Empoli di lunedì sera ha messo a nudo tutte le caratteristiche della compagine di Longo, tra pregi e difetti, tra speranze e vecchi fantasmi. (leggi qui È stato molto bello, poi l’Empoli chiude la giostra e batte il Frosinone 4-2)

Un punto bisogna fissarlo: la squadra di Andreazzoli è la più forte del campionato e non lo è per una questione di individualità o di gioco eccelso. No, l’Empoli è più forte perché più squadra, perché più abituata a giocare secondo uno spartito ben preciso, perché più tranquilla, senza assilli. Ed il Frosinone chi è? Il Frosinone cosa è?

 

Chi è il Frosinone

Il Frosinone è un’ottima squadra, con una rosa ben assortita fatta di buonissimi giocatori ma altrettanti problemi di identità e tenuta caratteriale. Una bella casa che però comincia a mostrare qualche crepa sui muri portanti.

E a causare quelle crepe non è l’allenatore, non sono i giocatori che ci mettono poco impegno, no. Quelle crepe sono iniziate a nascere dal momento in cui si è insidiata nel sottobosco che si trova intorno al Frosinone una bugia, ovvero quella che se si è stati in serie A ci si deve tornare, costi quel che costi e stravincendo.

Nessuno che però fa un passo indietro e ricorda come il Frosinone andò in Serie A. Sì, in pochi lo ricordano, perché di quelli che oggi seguono e criticano la squadra, ce n’erano pochissimi quando la squadra di Stellone prendeva gol a Brescia, Bari ed Avellino. Quella squadra andò in Serie A perché la promozione neanche se la sognava. Quella squadra arrivò al Paradiso perché sapeva di essere fatta per il purgatorio, di dover scontare le pene che ogni squadra di provincia deve. E allora di chi sono le responsabilità? Di nessuno, fidatevi: di nessuno.

 

La magnifica realtà

Il Frosinone è una realtà magnifica nel calcio italiano, una donna bellissima ed ammirata da tutti e con la quale tutti vogliono andare a letto ed in molti ci riescono.

Chi è sugli spalti paga il biglietto ed è giusto che dica la sua, ma sono in pochi quelli che hanno un patentino UEFA per allenare, o una laurea per preparare atleticamente. E ancor meno sono quelli che si assumerebbero il rischio d’impresa per creare una società che vale milioni di euro e poter permettersi di invitare il Ministro dello Sport a vedere una partita in uno stadio bellissimo realizzato in pochi mesi.

Il Frosinone, se la prossima stagione dovesse giocare in Serie A come tutti immaginiamo, dovrà fare i conti con una realtà intorno che non ha ancora fatto il salto di categoria, rimanendo ferma alle critiche a prescindere nell’anonimato di un tavolo da bar o ancor peggio di un profilo social. E per fare questo salto ci vogliono tre risposte a tre domande specifiche: da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?

 

Da dove veniamo

Veniamo dal nulla, dall’anonimato. Una provincia ricca di storia e contraddizioni, fatta di gente laboriosa, schietta e sincera, ma anche di cialtroni e voltagabbana.

Una squadra che fino a poco tempo fa navigava nel guano. Pardon: nell’erba, alta un metro. Come quella che trovò nello stadio Casaleno il presidente Maurizio Stirpe quando vi mise piede la prima volta dopo avere rilevato la società. Una società che improvvisamente è diventata un esempio.

Maurizio Stirpe è un imprenditore prima che un tifoso e di questo, tutti dovremmo ringraziare il cielo. Mette a disposizione un patrimonio per realizzare un progetto tecnico, ma prima viene la salute della società. Ecco, il Frosinone viene da questo.

 

Chi siamo

Chi siamo? Siamo quei tifosi che venti minuti dopo la partita non hanno lasciato la curva ed hanno continuato a cantare, quelli sì che meritano una menzione e se mai ci fosse una patente di supporters.

Serve a nulla andare in 15mila allo stadio se poi si abbandona la nave quando il risultato non arride più a dieci minuti dalla fine. E se la squadra non mostra troppe volte di essere incline alla rimonta, all’impresa, è forse anche per il pessimismo che ruota intorno ad essa.

Ecco il Frosinone è (o meglio dovrebbe essere) quel manipolo di matti scatenati che cantano anche dopo quattro sberle, non quelli che invocano cacciate a prescindere dall’alto di una superbia immotivata.

 

Dove andiamo

Dove andiamo? Da nessuna parte se si continua così. Il pallone lasciamolo usare a chi sa farlo. Longo sostituisce Dionisi, Dionisi insulta Longo e poi se la prende con Ariaudo? Lasciamo che i panni li lavino nello spogliatoio e non prendiamo le difese dell’uno o dell’altro.

Il diritto di critica è il sale del confronto ed il pensiero unico è un male assoluto, quindi assodato ciò si eviti di pensare solo in negativo.

Ci sono quindici punti a disposizione, ci sono due squadre da superare e la massima serie da riconquistare, ma navigando a vista e senza assilli.

 

Cosa sogniamo

Il Frosinone può farcela a raggiungere il secondo, ma non deve farcela per forza, perché questa squadra è forte, ma diventa più forte se intorno a sé ha un ambiente positivo. Si punti al massimo, al meglio e poi ciò che arriva arriva.

Se saranno playoff si ricominci un nuovo campionato con l’unico obiettivo di vincerlo, ma senza dimenticare da dove veniamo, chi siamo e dove vogliamo andare.