Frusone con Di Maio, Segneri e Fontana con Conte. Nulla cambia in Regione

Il Movimento 5 Stelle si scinde. Le parole di Luigi Di Maio questa sera al Bristol. Con lui anche il deputato Luca Frusone ed una sessantina di parlamentari. Non ci sono né Ilaria Fontana né Enrica Segneri. per la quale "Meglio sarebbe stato se lo avessero fatto prima”. Nessuno scossone in Regione Lazio. Marcelli: "Fino ad oggi il Gruppo era compatto”

Luca Frusone ha seguito Luigi Di Maio. Le telecamere lo hanno inquadrato durante la conferenza stampa dell‘Hotel Bernini Bristol di Roma. Quella che passerà alla storia per la scissione del Movimento 5 Stelle, la divisione tra l’ala di Governo guidata dal ministro degli Esteri e quella più tradizionalista guidata dall’ex premier Giuseppe Conte.

Sotto la luce dei riflettori ed i lampi dei flash, abbraccia il ministro l’ex studente di Alatri: attivista dalla prima ora nei meet up grillini, il ragazzino che affrontò a brutto muso in tv Antonello Iannarilli dicendogli che i parlamentari potevano tranquillamente vivere con duemila euro al mese, oggi presidente della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea Parlamentare della NATO e componente della Commissione Difesa.

Le picconate del ministro

Luigi Di Maio al Bristol (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Da Sergio Battelli a Laura Castelli; da Primo Di Nicola a Carla Ruocco, passando per Francesco D’Uva, Simone Valente, Daniele Del Grosso; ma anche Simona Nocerino, Vincenzo Presutto e tanti altri. Sono tutti lì con Frusone a fare ala al ministro Luigi Di Maio. Sono una sessantina i parlamentari che hanno scelto di abbandonare il Movimento 5 Stelle per aderire a ‘Insieme per il futuro‘: è questo il nome della nuova compagine parlamentare plasmata dal titolare della Farnesina. Una rapida occhiata dice che sono 11 gli eletti in Senato e ben 51 quelli pronti a lasciare il M5S alla Camera.

Il ministro mette in chiaro la situazione. Per lui Giuseppe Conte è stato un fallimento, sta trascinando il Partito nella attuale crisi di consensi. Lo dice senza giri di parole: “Pensare di picconare la stabilità del governo solo per la propria crisi di consensi è da irresponsabili. Questa guerra non è uno show mediatico, è reale, le vittime sono reali“. Nel nome dei consensi da recuperare “In questi mesi la prima forza politica del Paese ha messo in discussione il lavoro del premier e del ministro degli Esteri”.

Per Luigi Di Maio è una questione di dignità. “Dovevamo scegliere da che parte stare della storia. I dirigenti del Movimento hanno rischiato di indebolire l’Italia per recuperare qualche punto percentuale, senza neppure riuscirci. Di fronte alle atrocità che sta commettendo Putin non potevamo mostrare incertezze“. Spiega la risoluzione. Al Senato c’è stato “un voto che delinea la posizione dell’Italia e che ribadisce la nostra appartenenza all’area euro-atlantica” e non poteva essere altrimenti. “No alle ambiguità“.

Uno non vale più uno

Luigi Di Maio (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

C’è emozione nella voce di Luigi Di Maio, il ragazzino che si è trasformato in questi anni. Da incendiario a pompiere, da rivoluzionario a uomo di governo. Deve avere imparato presto se è riuscito ad attirare l’attenzione del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov: per umiliarlo aveva detto che “ha uno strano concetto della diplomazia, serve per risolvere i conflitti, non ad andare in giro per il mondo ad assaggiare pietanze esotiche”. Una carineria che non viene riservata a tutti: a Mosca devono avere giudicato ‘non condizionabile’ il ministro. E infatti è rimasto saldo sulla linea del Governo.

Al momento di ufficializzare l’uscita dal Movimento la voce di Luigi Di Maio si incrina. “È una scelta sofferta che non avrei mai pensato di fare“. Trattiene la commozione e riparte: “Da adesso inizia un nuovo percorso. Per costruire un futuro servono soluzioni e idee realizzabili. Per avere un modello vincente da nord a sud abbiamo bisogno di aggregare le migliori capacità e talenti. Perché uno non vale uno“.

Segneri resta con Conte

Enrica Segneri

Con loro, al Bernini Bristol non c’è Enrica Segneri. La deputata di Frosinone è rimasta con Giuseppe Conte. Spiega che “La scissione era nell’aria già da parecchio. Anzi, forse sarebbe stato meglio e più “salutare” per il gruppo se fosse avvenuta prima”.

Analizza: “L’ala di ferro governista è praticamente andata via quasi tutta. Vediamo se Conte riuscirà finalmente a dare atto al nuovo corso del movimento”. È ossessionata dal Partito Democratico: non sopporta nemmeno il silenzzio rispettoso con cui i Dem hanno assistito alla drammatica rottura avvenuta in casa dell’alleato. “Mi ha lasciato molto perplessa la posizione del PD che non ha rilasciato alcuna dichiarazione né per l’uno né per l’altro. Anzi Marcucci, capogruppo del Senato, si è proprio schierato con Di Maio”.

Fosse per lei, si rivedrebbe tutto. Il clima è da ‘tanto peggio, tanto meglio’. “La situazione che si prospetta quindi non è delle più facili, anche in clima di coalizioni, ma confido che il movimento 5 Stelle con Conte, saprà uscire dall’empasse“.

Marcelli: sono nato così, muoio così

Loreto Marcelli e Ilaria Fontana

Rimane con Giuseppe Conte anche il sottosegretario Ilaria Fontana. Non fa dichiarazioni. La sua bacheca Facebook non viene aggiornata da lunedì.

Non si muove nemmeno il capogruppo in Regione Lazio Loreto Marcelli: “Sono nato così, muoio così. Per me il capo politico è Giuseppe Conte e stiamo con lui”. Nei giorni scorsi ha riunito il Gruppo. “Ci siamo sentiti: tutti i 7 consiglieri del gruppo in Regione Lazio fino all’altro giorno era su questa posizione. Poi, se ci sono state novità dell’ultimo minuto e mi sono state tenute nascoste non posso saperlo. Nelle prossime ore ci rivedremo tutti e faremo il punto”.

La linea però è già stata concordata. Marcelli assicura “Continuiamo a credere nel Movimento 5 stelle. Siamo a fianco del presidente Giuseppe Conte. Lo sosteniamo con convinzione nel percorso di rinnovamento e radicamento sul territorio del Movimento. Noi ci siamo“.