Frusone contro l’escalation: “In Iran risposta univoca dell’Ue”

Luca Frusone, membro della Segreteria Politica Nazionale del M5S in serata è intervenuto per sollecitare un'azione corale dell'Ue in Iran. E per smentire che Sigonella sia in qualsiasi modo collegata con il raid americano in cui è stato ucciso il generale Soleimani

La situazione è seria. Al punto che in serata ha preso posizione anche l’onorevole Luca Frusone: è uno dei componenti della nuova Segreteria Politica del Movimento 5 Stelle, il gruppo chiamato ‘dei facilitatori‘. Lo scenario internazionale si fa sempre più complesso in Oriente dopo il raid americano a Bagdad e dopo l’annuncio di Ankara che sta per mandare truppe turche verso Tripoli a 40 minuti di volo dall’Italia.

Luca Frusone

Luca Frusone è presidente della delegazione del parlamento italiano presso l’assemblea della Nato. Parlava poco. Non può farne a meno ora che la sua voce è quella ufficiale della linea politica a 5 Stelle. In serata ha detto che “Purtroppo sulla difficile situazione irachena c’è chi come al solito cerca di fare speculazioni politiche. L’ultima fake news è quella del drone americano che sarebbe partito da Sigonella. Notizia falsa che viene smentita dal Ministro degli Esteri e della Difesa”.

I rischi sono quelli di aumentare il valore simbolico dell’Italia per una possibile rappresaglia iraniana. “In momenti come questi anche la stampa dovrebbe aiutare ad informare in maniera seria i cittadini e non cercare a tutti i costi il clamore. Sia la Presidenza del Consiglio sia il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e della Difesa Lorenzo Guerini stanno ponendo in essere tutte le azioni per tutelare i nostri soldati nelle zone calde”.

Luca Frusone chiede un’azione diplomatica efficace. Sollecita “una risposta univoca dell’Unione Europa per evitare una escalation, nel frattempo se si riuscisse a lavorare, in una situazione così seria, senza dover perdere tempo a smentire fake news sarebbe già una cosa buona per il Paese”.

La tensione è salita per tutto il giorno in Medio Oriente. In giornata Teheran ha annunciato che non rispetterà più i parametri stabiliti con l’accordo del 2015 per la non proliferazione del Nucleare. Significa la ripresa della ricerca e della sperimentazione per dotarsi di ordigni atomici. Quattro anni fa l‘Iran aveva accettato di rallentare il suo programma di ricerca e limitarlo solo alle parti con destinazione l’energia per scopi civili. Una concessione fatta in cambio dell’attenuazione delle sanzioni che stavano stringendo il Paese.

Il generale Qassam Souleimani (Foto: Iranian Supreme Leader Office)

L’annuncio fatto oggi significa ripresa senza limiti all’arricchimento dell’uranio necessario per fabbricare bombe atomiche. L’agenzia di stampa nazionale però ha mandato anche un segnale distensivo. Sostenendo che proseguirà la collaborazione con l’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica. E l’Iran non abbandonerà il tavolo dei negoziati con i partner europei.

Teheran ha la consapevolezza di non poter perdere la reputazione nel suo teatro geo politico. Ma ha anche la consapevolezza di non avere al momento una struttura che le consenta di impegnarsi in un conflitto globale. Per questo la Tv di Stato in serata ha confermato l’impegno a non lavorare per dotarsi di armi atomiche.

Annunci fatti mentre centinaia di migliaia di iraniani accoglievano come un martire le spoglie del comandante delle forze speciali Soleimani. I resti saranno portati in processione nelle città simbolo: Mashhad, Teheran e Qom la città santa. L’ultima tappa sarà a Kerman dove il potentissimo generale verrà sepolto.

Nel pomeriggio, in Libano il gruppo sciita Hezbollah ha dichiarato che le basi militari Usa, le sue navi e truppe in Medioriente, ora sono un legittimo bersaglio. Non solo: le città israeliane di Haifa e Tel Aviv sono state indicate tra i possibili bersagli.

Il ministro Hossein Dehghan. Foto © Tasnim News Agency

Una previsione è stata fatta in serata alla Cnn dall’alto consigliere della Guida suprema dell’Iran Hossein Dehghan: “La risposta sarà certamente militare, contro siti militari“. Per Dehghan “l’unica cosa che può metter fine a questo periodo di guerra è che l’America riceva un colpo pesante quanto quello inferto“.

In Iraq il Parlamento ha approvato la risoluzione che chiede la fine della presenza militare straniera. Tradotto è la richiesta di espulsione per i 5mila militari statunitensi impegnati contro l’Isis. Già sabato sera alcuni razzi sono caduti sulla Green zone di Baghdad dove si trovano gli uffici e le sedi diplomatiche.

Trump non accenna ad abbassare la tensione. Alla minaccia iraniana di colpire in una ventina di bersagli sensibili ha risposto in mattinata che gli Usa hanno già “nel mirino 52 luoghi iraniani, specificando che “alcuni sono di livello molto alto e importanti per l’Iran e la cultura iraniana“.

L’Unione Europea ha iniziato la sua azione diplomatica. Joseph Borrell Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, ha avuto una lunga telefonata con il capo dell diplomazia iraniana, il ministro degli Esteri Mohammad Zavad Jarif. Lo ha invitato a Bruxelles e chiedendo “moderazione”.

Lorenzo Guerini. Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

In Italia, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha risposto alle polemiche sul ruolo delle basi Usa, “smentendo categoricamente” che ne siano partiti droni usati per il raid contro Soleimani. Analoga smentita dal ministro degli Esteri, Luigi di Maio. Guerini ha anche aggiunto, dopo che la coalizione anti-Isis ha sospeso le proprie attività in Iraq per proteggere i militari dispiegati, che “sarà la coalizione, con tutti i suoi componenti, a determinarne gli sviluppi“.

Proprio per questo Luca Frusone in serata è intervenuto. Ribadendo la posizione. E chiedendo ponderatezza nell’informazione.