Fuga dalla sconfitta, il centrodestra nella palude

A tre settimane dal voto delle provinciali nessun leader di partito ha preso l’iniziativa. Evidente la paura di dover certificare la fine della coalizione. Ma in questo modo la situazione può soltanto peggiorare

Nessuna riunione, neppure breve. Nessuna riflessione condivisa o un’autocritica vera. A tre settimane dalla sconfitta alle elezioni provinciali il centrodestra appare come al solito sfuggente.

Che potesse vincere Antonio Pompeo stava nelle cose, ma che il distacco per Tommaso Ciccone fosse di quelle proporzioni, non se l’aspettava nessuno.

 

La sconfitta è stata archiviata velocemente per evitare di farsi troppe domande. Non soltanto sui “franchi tiratori” (quello è il minimo), ma sulle ragioni di un disimpegno evidente sul territorio. Perché in provincia di Frosinone la coalizione esprime due senatori (Massimo Ruspandini di Fratelli d’Italia e Gianfranco Rufa della Lega), due deputati (Francesco Zicchieri e Francesca Gerardi della Lega), un consigliere regionale (Pasquale Ciacciarelli di Forza Italia). Oltre al presidente del Cosilam, Mario Abbruzzese e a tanti sindaci. Anche di città importanti: Nicola Ottaviani (Frosinone), Carlo Maria D’Alessandro (Cassino), Roberto Caligiore (Ceccano), Daniele Natalia (Anagni), Alioska Baccarini (Fiuggi), Anselmo Rotondo (Pontecorvo). Ma nel voto ponderato tutto questo non si è visto.

 

Perché evitare adesso un incontro per cercare di capire se ci sono le condizioni per andare avanti oppure no?

Forza Italia dovrebbe essere concentrata sulla prossima stagione congressuale. Si dovrebbe tenere entro febbraio, con la fase del tesseramento da ultimare a fine novembre.

Riusciranno gli “azzurri” a celebrare un congresso provinciale? In attesa della risposta, la situazione non cambia: da una parte Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli, dall’altra Nicola Ottaviani e Adriano Piacentini. Che potrebbe perfino decidere di andare da un’altra parte.

 

La Lega è impegnata in altre vicende: prima il caso Fagiolo (leggi qui Fagiolo si dimette, la puzza ultras sparisce dalla Lega), poi le polemiche interne (leggi qui Scontro nella Lega per il padre spirituale imposto al Direttivo provinciale) sfociate nella scoperta che il padre spirituale imposto al direttivo è una persona con la quale la Chiesa non vuole essere in alcun modo accostata (leggi qui E la Chiesa lascia a piedi il Carroccio: «Il vostro P Maurizio non è un prete cattolico»).

Con Francesco Zicchieri che non ha alcuna intenzione di sedersi allo stesso tavolo con Abbruzzese. Stesso ragionamento da parte di Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia).

Nessuno fa la prima mossa per cercare di prendere in mano la situazione a livello provinciale.

Nessuno si meravigli però se nei prossimi mesi, come al solito, saranno i livelli nazionali a decidere candidature, assetti e tutto il resto. Dalle europee a scendere.