Fumata nera a destra e grigia a sinistra: niente candidato in Calabria, via le microtasse

Fumata nera nel centrodestra per il candidato in calabria. Mentre Zingaretti è in tour con il suo Pippo Callipo. Fumata grigia sulla manovra: rinviate le micro tasse. Ma Renzi vede aria di elezioni. Il sondaggio: giù la Lega, tiene il Pd, su FdI

Vincenzo Monti, eccellenza del neoclassicismo italiano, a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento descrisse la situazione nella sua celebre opera teatrale Aristodemo: “Se Atene piange, sparta non ride“. Nicola Zingaretti, in tempi più recenti, non ha avuto bisogno di prendere dalla libreria una vecchia copia dell’opera. Gli è bastato leggere le notizie arrivate oggi da Arcore.

Nicola Zingaretti e Pippo Callipo sulle linee della Tonno Callipo

Le bizze di Luigi Di Maio? Gli sgambetti a Giuseppe Conte? Le gaffe ad orologeria dei ministri pentastellati rimasti con il cuore a destra e la poltrona a sinistra? La fumata nera che si è levata da Arcore lo ha consolato per un attimo. Assicurandogli che nelle file del Centrodestra la capacità di sintesi tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia è paragonabile a quella che in questo periodo hanno Pd e M5S.

Una notizia arrivata mentre Zingaretti visitava le linee di produzione del celebre Tonno Callipo, il cui fondatore Pippo Callipo è l’uomo scelto dal Segretario Pd per affrontare le elezioni in Calabria.

Fumate nere e fumate grigie

Nel pomeriggio il vertice a casa Berlusconi si è concluso con un Nein. Niente di fatto. Il nodo sul candidato governatore da schierare in Calabria non viene sciolto. Tocca agli azzurri esprimere il nome per le elezioni del 26 gennaio che si terranno in parallelo con quelle in Emilia Romagna.

Tre ore non sono state sufficienti per spostare d’un solo centimetro le posizioni degli ‘alleati‘. Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno respinto al mittente l’indicazione fatta dal Cavaliere. Che proponeva il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, già indagato per bancarotta e corruzione.

Matteo Salvini e Giorgia Meloni Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Fumata nera a destra e grigia a sinistra. Nello stesso momento in cui ad Arcore il tavolo saltava, invece a Palazzo Chigi un altro tavolo si componeva. “Abbiamo chiuso su tutto” ha annunciato il ministro per i Rapporti per il Parlamento Federico D’Incà. Sintonia centrata finalmente sulla Manovra finanziaria ed in particolare sulle microtasse che stavano lacerando i rapporti tra alleati.

Il sondaggio: Lega in calo, Pd stabile

A spingere verso una posizione più morbida hanno contribuito le cifre diffuse in serata dall’agenzia Dire. Ha pubblicato i risultati del sondaggio Monitor Italia, realizzato in collaborazione con l’Istituto Tecne’. Nel periodo tra il 5 ed il 6 dicembre la Lega è stato il Partito che ha perso più consensi degli italiani nell’ultima settimana. Resta al primo posto ma perde più di mezzo punto: -0,6% rispetto alla settimana precedente. 

Il Partito Democratico rimane il secondo Partito col 18,9%: si stabilizza il calo fisiologico dovuto all’uscita dei renziani ed in sette giorni la differenza è appena dello 0,2%.

Il sondaggio Dire – Tecnè

Sta al terzo posto il M5S al 15,6%, sceso dello 0,2%. Cresce invece Fratelli d’Italia, che in questa settimana fa registrare l’incremento migliore (+0,6%) confermandosi quarto partito col 10%. Forza Italia sta al 7,9%, quindi Italia Viva al 3,9%. Il movimento di carlo Calenda Azione è alle spalle di +Europa con l’1,5%.

Più della metà degli italiani non scommette sul fatto che il Governo Conte arrivi fino alla fine del suo mandato. Per il 54,2% del campione il governo cadrà a giugno 2020, con una crisi innescata dalle elezioni Regionali. È fiducioso il 26% degli intervistati, che vede una legislatura arrivare fino alla fine.

Renzi vota in anticipo

Matteo Renzi vede il voto anticipato. “Il 50% di possibilità” ha detto a Piazza Pulita, ospite di Corrado Formigli. Italia Viva in effetti ha alzato un muro sulla manovra, chiedendo l’azzeramento delle tasse sulla plastica e sullo zucchero e chiedendo modifiche forti e sostanziali sulle auto aziendali.

In questo modo ha aperto un nuovo fronte nella traballante maggioranza, che proprio in quei minuti sembrava aver trovato uno spiraglio di confronto tra Pd e Cinque Stelle sulla prescrizione.

Ma c’è di più: con questa mossa giocata in anticipo ieri sera è riuscito ad intestarsi oggi il successo centrato invece dal ministro Roberto Gualtieri che è riuscito a trovare il modo per rinviare le tasse sulle plastiche e sulle bevande zuccherate.

Ad agosto Matteo Renzi era stato decisivo per far cadere il precedente Governo Conte, quello sorretto da Lega e Cinque Stelle. Mandando all’opposizione Matteo Salvini. Poi la scissione dal Pd e tutto il resto. Ma adesso la situazione è cambiata profondamente.

Senza colla

Matteo Renzi a La7 da Formigli

Il collante fondativo del Conte bis e della maggioranza giallorossa doveva essere quello di ridimensionare Salvini. Ed il rilancio dell’Italia sullo scenario Europeo. Ma il Carroccio è stabilmente sopra il 32% e continua a crescere. Ed i 5 Stelle sono tornati a recitare la parte di quelli che stanno contro l’Ue. Mentre sul piano della manovra economica non ci sono state azioni tali da stupire davvero sul piano nazionale e internazionale.

Poi tutto il resto: le trappole quotidiane dei Cinque Stelle, le difficoltà del presidente del consiglio Giuseppe Conte, la stanchezza del Pd di Nicola Zingaretti. In questo quadro Matteo Renzi si sente sopportato. Fino a qualche settimana fa, lo ha detto lui stesso, avrebbe dato il 95% delle possibilità al Governo di durare. Ma ora no, adesso è cambiato tutto.

E alla fine la prospettiva di andare a votare con l’attuale legge elettorale non spaventa più di tanto. Perché anche un 5% può essere importante nella suddivisione dei collegi. E per Matteo Renzi la priorità è quella di far cadere i Cinque Stelle di Luigi Di Maio.