G 20 e mondiali tra Amazon tax, missili e guappi di cartone

Il primo confronto con la realtà per un Governo alle prese con i conti veri. Per farli quadrare pensa a tassare le consegne di Amazon. Che scaricherà i costi sui cittadini. Intanto c'è stato il G20 e l'avvio del Mondiale in Qatar con scene surreali. Mai paragonabili a quelle dei 'guappi di cartone'

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Primo grande impegno per il governo Meloni che si appresta ad abbozzare la prima manovra economica dal suo insediamento. Tanti i temi in ballo in vista di quella che sarà la struttura portante di quel Documento di Economia e Finanza che l’esecutivo si appresta a varare. Lo farà nel Consiglio dei ministri di lunedì 21 novembre 2022 e darà ulteriori spinte per ciò che ci sarà da fare.

Dal tetto al contante che come abbiamo notato sembra essere sparito dal Decreto Aiuti quater alla tregua fiscale, passando anche per l’assegno unico e Quota 103 per la pensione, varie sono le discussioni per la manovra che verrà, con una new entry pronta a far discutere: l’Amazon tax, o meglio nota come “tassa verde”.

Una tassa sulle consegne di Amazon

Un furgone delle consegne Amazon

Come la storia ci insegna, la manovra di Bilancio difficilmente riesce ad accontentare tutti e le misure pensate dal Governo spesso sono divisive. Ecco perché prima del via libera le discussioni sono tante, con diversi incontri tra i ministri per cercare di fare la quadre per capire cosa inserire e cosa, invece, rimandare al futuro perché non urgente. Se il tetto al contante passato dall’Aiuti quater alla Manovra economica è uno di questi esempi, tra le misure da tenere in considerazione in vista del Documento di Economia e Finanza che l’esecutivo si appresta a varare c’è una tassa che il Governo ha a cuore, quella relativa alle consegne a domicilio.

Infatti, in passato, tante sono state le discussioni per cercare di porre un freno alle consegne sfrenate effettuate con mezzi non ecologici e ora la maggioranza vorrebbe spingere verso questo fronte. Se n’è parlato in una recente riunione dei capigruppo e la proposta sembra essere pronta ad essere messa sul piatto per il colloquio in Cdm che potrebbe dare o meno il via libera.

Nota come tassa verde o Amazon tax, visto che il colosso di Jeff Bezos è il leader mondiale delle consegne a domicilio, si tratterebbe di una tassa che punta a favorire il commercio di prossimità. Infatti con una ulteriore tassa sulle consegne si cercherebbe di invogliare i consumatori finali a recarsi sul posto per comprare dal negozio fisico anziché da quello online, per favorire le piccole realtà che nell’era dello shopping sul web stanno accusando non poche difficoltà.

Poi pagano i cittadini

Ora io sono uno di quelli che usa amazon ma in genere per articoli che non riesco a trovare nei negozi vicini a casa per il resto cerco sempre di comprare dalle attività locali. Pur vivendo oggi in campagna faccio ancora spesa nei negozietti del centro sotto casa dove sono nato e cresciuto. In più questi miliardari americani che ci fregano sul fisco non mi stanno molto simpatici.

Ma l’idea di introdurre una nuova tassa in un momento economico così difficile non mi sembra un’idea geniale.  Il primo effetto sarà l’aumento dei costi per i consumatori perché mi pare ovvio che la nuova tassa sarà imputata ad un ricarico dei prezzi sui prodotti. Le cineserie che si trovano spesso on line non subiranno grandi problemi perché hanno ricarichi assurdi. Mentre a farne le spese sarebbero in primis le piccole e medie imprese che si sono reinventate negli ultimi anni e hanno trovato nel digitale una risorsa strategica per lo sviluppo del loro export, raggiungendo consumatori in tutto il mondo grazie all’eCommerce.

Ma vedremo. Visto che tra gli annunci e le effettive misure spesso si nota una effettiva discrasia. Così come attendiamo con ansia l’effettiva manovra economica che dagli annunci sembra essere corposa e articolata, vedremo se anche efficace.

Come giudicare la Manovra

Io in genere ho un metodo molto empirico per giudicare le manovre economiche. Le leggo, poi vedo se una o più norme di queste ha un effetto reale immediato sulla vita che conduco io o altre persone che conosco. Anche indiretto come ad esempio l’eventuale riduzione delle bollette. Ecco se questo succede la ritengo una buona manovra altrimenti mi mantengo scettico.

Ne abbiamo sentite molte di dichiarazioni roboanti negli ultimi anni da tutti i Partiti politici ma misure veramente efficaci se ne sono viste poche. Quindi aspettiamo fiduciosi.

Di certo la nostra premier Giorgia Meloni impegnata in cento fronti  soprattutto internazionali non credo abbia visionato personalmente tutti i dossier sul tavolo forse supervisionato ma probabilmente in questi giorni darà il suo decisivo contributo.

L’oggetto della curiosità

Giorgia Meloni con Recep Erdogan

Non è stata affatto ferma la Meloni impegnata sul fronte internazionale prima sul Cop 27 a Il Cairo in Egitto poi al G20 in Indonesia a Bali. Alla Cop 27 i risultati sono ancora in attesa addirittura è stata prolungata per cercare un accordo che come sempre tarda ad arrivare. Il G20 anche è stato definito un successo. Di sicuro la curiosità nei confronti della Meloni è stata molto forte. E di certo ha fatto il massimo per rappresentare al meglio l’Italia di fronte ai grandi colossi mondiali. Vederla dibattere con Biden, Xi Jinping e gli altri leader del mondo ha fatto un effetto particolare e si palpava l’emozione di trovarsi catapultata in consessi così importanti.

In particolare mi è rimasta impressa una inquadratura del bilaterale con il turco Erdogan che mentre le stringeva la mano la guardava fissa negli occhi con quello sguardo mezzo luciferino mentre la Meloni alquanto imbarazzata sorrideva e distoglieva lo sguardo cercando di farsi mollare la mano.

Ma tutto sommato ha fatto un ottima figura. In un clima molto teso già dall’inizio In tale contesto, chi ne ha pagato le conseguenze è il presidente canadese Justin Trudeau che è stato bacchettato come uno scolaretto dal presidente cinese  Xi in un video trapelato che ha fatto il giro dei media. A Xi non è andato giù che Trudeau abbia riportato alla stampa il contenuto del colloquio privato tra i due con toni critici verso la Cina. Ma il modo con cui lo ha redarguito pubblicamente evidenziava l’atteggiamento da grande potenza della Cina che non ha mai nascosto il suo ruolo di potenza egemone. Xi guardava il povero Troudeau con uno sguardo cattivo come pochi e quello faceva le faccine balbettando. Una scena incredibile.

Xi, Biden ed i missili

I presidenti Xi Jinping e Joe Biden

Comunque il clou del meeting è stato ovviamente l’incontro tra Xi e Biden che ha fatto ben sperare tutti sulla possibilità di un indirizzo verso la pace e non verso la terza guerra mondiale. E nonostante Cina ed India siano ancora schierate a sostegno della Russia di Putin, non presente e sostituito da Lavrov, il dialogo è sempre importante e stempera gli animi.

Unica vera nota stonata è stato che mentre il clima si rasserenava, in pieno G20 scoppia il caso dei missili sulla Polonia. Ore ed ore di grande apprensione e frenesia perché l’Ucraina accusa subito la Russia di aver colpito un paese Nato che come noto a quel punto potrebbe reagire entrando in guerra. Fortunatamente dopo alcune ore si riesce a stabilire con esattezza che i missili in questione che hanno ucciso due poveri polacchi inermi erano ucraini. Allora da un fatto gravissimo che poteva causare una guerra mondiale è stato declassificato ad incidente e i due morti finiti nel dimenticatoio.

Ora io vorrei dire con chiarezza che questo avvenimento occorso proprio nello svolgimento di un G20 delicatissimo mi fa fortemente dubitare sulla reale volontà del presidente Zelensky di volere veramente la pace. Perché spedire missili contro un altro Stato e poi accusare altri di averlo fatto ben sapendo che sarebbe potuto scoppiare un conflitto ben più ampio è da completi irresponsabili. E fermo restando la completa solidarietà al popolo ucraino bisogna interrogarsi se il destino di Zelensky non rischi di diventare l’alter ego della figura di Saddam Hussein prima armato fino ai denti dagli Usa e poi inebriato dal potere tanto da entrare in conflitto con gli stessi americani con le conseguenze che sappiamo.

La stessa Meloni prima uscita con dichiarazioni al vetriolo contro la Russia ha poi modificato ma producendosi in una dichiarazione francamente discutibile che diceva: “Comunque è sempre colpa della Russia”. Ma tutto è bene quel che finisce bene.

Via al mondiale senza di noi

Comunque in tutto questo bailamme oggi iniziano i mondiali di calcio. In genere sono sempre utili a distrarre gli italiani dalle cose serie ma sfortunatamente per la Meloni come ben sappiamo l’Italia non partecipa per la seconda volta consecutiva. Che fagiani giganti.

Per cui l’aria dei mondiali si sente poco complice pure il fatto che dopo aver sborsato bei soldoni a Platini e Blatter e comprato qualche miliardo di armi dalla Francia grazie al loro endorsment i mondiali si svolgeranno in Qatar. Adesso avete capito perché si giocano d’inverno e ove possibile in notturna. Le immagini dei giocatori già sfiatati di caldo negli allenamenti stanno facendo il giro del mondo. Ma il dio denaro può tutto pure legittimare una delle nazioni più indietro nei diritti umani dell’intero pianeta.

Così ieri il presidente Fifa  Infantino si è prodotto in una delle più paradossali conferenze stampa mai ascoltate. Di fronte alle aspre critiche nei confronti del Qatar per le condizioni dei diritti umani, la morte dei lavoratori migranti e il trattamento riservato alle persone Lgbtq, il presidente della Fifa Gianni Infantino prende posizione alla vigilia della prima partita dei Mondiali 2022: “Oggi ho sentimenti forti. Oggi mi sento qatarino. Mi sento arabo. Mi sento africano. E mi sento gay, mi sento disabile, mi sento un lavoratore migrante”. Con una sequenza degna delle dichiarazioni delle partecipanti a Miss Universo.

L’equivoco sull’outing

Gianni Infantino (Foto © Presidence du Benin)

Tra l’altro nonostante parlasse per iperbole molti hanno pensato che stesse realmente facendo outing sulla propria omosessualità. Visto che il discorso non lo aveva compreso bene nessuno poi ha rincarato mettendoci al corrente che, da bambino, era stato bullizzato perché aveva i capelli rossi. Un avvenimento di una crudeltà inusitata che credo abbia commosso tutto il mondo. “Fortunatamente ora è pelato” ha concluso qualche buontempone insensibile al dramma. 

La sua affermazione è stata immediatamente criticata sui social media, con molti che hanno sottolineato che se fosse davvero gay, non sarebbe in grado di dirlo apertamente in Qatar, dove l’omosessualità è illegale secondo la legge islamica della Sharia. Altra figuraccia.

Allora per rincarare la dose il capo dei media della Fifa, Bryan Swanson, ha fatto realmente coming out in conferenza stampa. Ha detto: “Ho visto molte critiche nei confronti di Gianni Infantino da quando sono entrato a far parte della Fifa. Ed in particolare dalla comunità Lgbtq” ha spiegato. “Sono seduto qui in una posizione privilegiata su un palcoscenico globale come uomo gay qui in Qatar. Abbiamo ricevuto assicurazioni che tutti sono i benvenuti. E credo che tutti saranno i benvenuti in questa Coppa del Mondo”.

Swanson, che è entrato a far parte della Fifa lo scorso anno dopo quasi due decenni all’emittente di Sky Sports in Gran Bretagna, ha insistito sul fatto che Infantino fosse un fedele alleato per le cause Lgbtq: “Solo perché Gianni Infantino non è gay, non significa che non gli importi. Gli importa. Tu vedi il lato pubblico. Io vedo il lato privato”, ha concluso Swanson immolandosi sull’altare del politicamente corretto.

Io osservata la conferenza ho impiegato alcuni minuti a realizzare che fosse vera e non un fake. Ma cosa importa ci sono i mondiali becchiamo un sacco di soldi che ci fa che non possiamo farci una birretta portare le donne allo stadio o girare liberamente. In fondo per costruire gli impianti di questo mondiale in 12 anni sono morte più di seimila persone, ma che sarà di fronte a tanta gioia sportiva ed umana.

L’eterno Giggino

Luigi Di Maio

Su questo infatti si innesta  un caso singolare, mentre la penisola araba è al centro dei riflettori per i mondiali e le polemiche in Italia anzi in Europa si sta per compiere una scelta epocale. Manca solo la nomina ufficiale, ma l’ex ministro degli Esteri italiano Di Maio è davvero a un passo dal diventare rappresentante speciale dell’Ue nel Golfo Persico battendo il diplomatico Marlos Kyprianou.

Si tratta di un ruolo importante e al momento quasi cruciale dopo il crollo delle forniture energetiche dalla Russia. L’Ue ha infatti deciso di accelerare verso il Medio Oriente, realizzando però di non avere nello scacchiere una figura diplomatica ad hoc per poter trattare con i big del petrolio. E chi ci mandano? Gigino Di Maio alla modica cifra di 12.000 euretti al mese e spese coperte completamente. In più lo status da diplomatico che come ricorderete non può essere perquisito arrestato processato o controllato in nessun modo. Utile vero.

Un bel regaletto di Draghi per sdebitarsi della mossa fagianesca della creazione del nuovo partito, già scomparso, che poi però causò la caduta del governo. Pare che si sia accelerato molto per la nomina su richiesta di Di Maio proprio per la coincidenza dei mondiali ai quali fino all’ultimo non sa se parteciperà come bibitaro o come ambasciatore europeo. Bel dilemma no?

La sfortuna di Markos

Markos Kyprianou a sinistra

E comunque sembra tanto una legge di Murphy. Quando le cose lavorativamente vanno male, pensa sempre che potrebbero andare peggio. Ad esempio, potresti chiamarti Markos Kyprianou, e dopo esserti specializzato in Diritto Internazionale a Cambridge e aver conseguito una seconda specializzazione in Diritto Societario presso la Scuola di Legge di Harvard, potresti trovarti oggi ad essere il candidato scartato dal “panel dei tecnici dell’Unione europea” per fare spazio a Luigi Di Maio da Pomigliano d’Arco diplomato, per il ruolo di inviato speciale nel Golfo.

Dopo anni di studio e fatica, vedersi preferire un candidato che nei giorni di particolare ispirazione e fatica intellettuale coniuga correttamente il congiuntivo in italiano non è letale, ma ci si avvicina molto.

Allora vedendo questa ingiustizia mi sono ricordato l’espressione dialettale napoletana guappo ‘e cartone. Resa celeberrima dalla canzone dall’omonimo titolo di Nino Taranto. E a numerose sceneggiate napoletane e film di camorra.

‘O guappo ‘e cartone

O guappo ‘e cartone non è altro che il pallone gonfiato, cioè colui che si da delle arie senza motivo. Meglio ancora: colui che si fregia di doti o titoli o poteri che non possiede. Ecco tra poco i poveri Emirati Arabi si renderanno contro che avranno a che fare con un semplicissimo guappo di periferia e non con un vero diplomatico. Tanto che l’attuale governo sta protestando vivamente per la nomina perché non lo ritiene rappresentativo.

Ma il guappo ‘e cartone della settimana non è solo lui ce n’è un altro: Roberto Saviano. Che dopo aver dato della “bastarda” a Giorgia Meloni sta frignando da giorni perché è stato rinviato a giudizio e subirà un processo. Apriti cielo, attentato alla libertà di parola. Perché lui, pare sia questa la pretesa non espressa, ha il diritto di insultare tutti. “Singolare che si processi uno scrittore” ha dichiarato angelico alla prima udienza. Chiedendo velatamente alla Meloni di “graziarlo”. 

Difatti l’avvocato del presidente del Consiglio, prima di entrare in aula a Roma ha detto «La querela nasce dal livore utilizzato. Io ho insegnato a mio figlio che la parola bastardo è una offesa. Valuteremo comunque se ritirare la querela».

Ecco il guappo di cartone è questo. Colui che si fa grosso quando nessuno lo contrasta e diventa piccolo piccolo quando vede le brutte. Dispiace perché l’intellettuale di cartone per più di alcuno rappresenta anche un modello da seguire.

A parte che nella civiltà “cartonata” di oggi non è difficile vedere governi di cartone, politici di cartone addirittura ogni tanto vedi pure coalizioni di cartone che si presentano come se dovessero battere tutti e poi vanno a chiedere le disponibilità ai candidati degli schieramenti avversari. Strateghi di cartone! 

L’unica fortuna è che viviamo nell’epoca dell’ecologia ed il cartone si ricicla facilmente. I guappi no quelli ce li dovremo sorbire ancora. Purtroppo.

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