Galli: «Si alla trattativa con Acea ma ognuno si assuma le sue responsabilità»

Marco Galli

Sindaco di Ceprano

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«Il fatto che si apra un confronto serio con Acea ritengo sia un grosso passo avanti, anche se l’esito non è per nulla scontato. C’è bisogno di impegnare i migliori ambasciatori da una parte e dall’altra, ma quel che è certo è che questo clima di scontro perpetuo non fa bene a nessuno»: ne è convinto Marco Galli, sindaco di Ceprano e membro della Consulta d’Ambito (il ‘parlamentino‘ composto da otto sindaci, che prepara i lavori per l’intera assemblea dei Comuni serviti da Acea Ato5).

Anche lui prende posizione sulla possibilità di riapertura del dialogo tra Comuni dopo che nelle ore scorse l’amministratore delegato di Acea Ato5 Paolo Saccani ha detto si ad un confronto (leggi qui il precedente) accettando la proposta di dialogo che era stata avanzata dal presidente della Provincia Antonio Pompeo (leggi qui il precedente).

«Nel corso di una guerra, lunga e sanguinosa, i tentativi di arrivare ad una possibile tregua, che poi si trasformi in pace, sono del tutto normali. Possono avere successo e possono fallire, ma i tentativi di interrompere le ostilità sono sempre esistiti e sempre esisteranno» dice il sindaco Galli.

Le sentenze dicono che i sindaci hanno la loro parte di responsabilità: nel 2009 impugnarono le tariffe dell’acqua, le sostituirono con altre provvisorie ma non determinarono mai quelle definitive, fu necessario l’intervento di un commissario nominato dal tribunale il quale ha riconosciuto un maxi risarcimento all’azienda (leggi qui la ricostruzione). «Con Acea – puntualizza il sindaco Galli – il conflitto è datato, affonda le radici in un rapporto difficile dall’inizio e dalla necessità della politica, anzi di una certa ma diffusa politica, di garantirsi il consenso attraverso scelte irragionevoli ma capaci di parlare alla pancia dell’elettorato. Ma è vero pure che Acea ha grandi responsabilità se un’intera provincia non vuole più che gestisca il servizio idrico, inutile girarci intorno e il problema sono, si bollette ma anche un rapporto difficile con gli utenti, spesso maltrattati o ignorati».

In mattinata il suo collega della Consulta Libero Mazzaroppi di Aquino aveva puntato il dito anche contro quei Comuni dove l’evasione delle bollette è altissima: ha ricordato che quei soldi finiscono poi sulle bollette che vengono pagate dai cittadini onesti (leggi qui il precedente). «Tutti sanno che l’acqua non è di Acea – puntualizza Marco Galli – ma è della natura, della collettività ed è un diritto essenziale delle singole persone: l’acqua è vita, per cui va bene pagare il “trasporto”, inaccettabile che il suo costo sia socialmente insostenibile senza contare la qualità indecente del servizio. Le scelte e i tentennamenti dei sindaci nel passato hanno aggravato un contesto che ormai è divenuto insostenibile».

Mazzaroppi rivendica un cambio di passo rispetto al passato, da parte dei sindaci. Marco galli conferma: «Forse la situazione di conflitto determinatasi nell’ultimo periodo, contrassegnato dalle scelte compiute dai primi cittadini dal 2014 ad oggi, che vanno dalla determinazione delle tariffe all’approvazione del piano degli interventi, nonché all’apertura delle procedure per l’eventuale risoluzione del contratto, segnano un cambio di passo che potrebbe pesare enormemente nel confronto con il gestore».

Acea in questo momento ha il coltello dalla parte del manico: il fatto che accetti il segnale di apertura offerto dal presidente Pompeo, senza averne alcun obbligo, indica la volontà di arrivare ad un accordo? «Certo, anche Acea ha i suoi assi nella manica e i 75 milioni dovuti al gestore, per il fatto che i sindaci non hanno voluto decidere le giuste tariffe per il periodo 2006/2011 sulla base dell’allora vigente (sino al 2012) “Metodo normalizzato” (Severo Lutrario è lapidario in merito), rappresentano un argomento serio da utilizzare nell’eventuale confronto».

L’ex presidente Antonello Iannarilli rimane convinto che sia stata un’operazione giusta, quella di avviare l’iter che però ci ha portato a dover pagare i 75 milioni di euro (leggi qui il precedente) «Una cosa va detta: l’accordo “Scalia”, transazione che avrebbe consentito di chiudere il contenzioso anni fà senza danni per la collettività, ad una cifra di molto inferiore rispetto agli attuali 75 milioni, dovrebbe far riflettere sull’opportunità di compiere scelte razionali, lontane dal populismo strisciante che si cela, spesso, dietro l’apparente disponibilità a venire incontro ai desiderata del potenziale elettorato, unica vittima poi degli effetti deleteri di quelle scelte. Per tutto questo dico che il confronto può starci. Anche duro, ma soltanto se da parte dei protagonisti c’è davvero la volontà di trovare soluzioni serie, a un problema che rischia di esplodere sul piano sociale, con conseguenze difficilmente immaginabili».

Ma i sindaci hanno le competenze per confrontarsi con un colosso come Acea? «Gli argomenti tecnici sono tanti e le valutazioni politiche da fare sono molte e complesse. C’è bisogno di impegnare i migliori ambasciatori da una parte e dall’altra, ma quel che è certo è che questo clima di scontro perpetuo non fa bene a nessuno. Si discuta, si facciano le proposte nella consapevolezza che in mezzo ci sono le persone e il loro diritto all’acqua. Poi si decida sulla base di reali necessità che, stavolta, non devono soddisfare l’immediato, ma devono riguardare anche e, soprattutto, il nostro futuro».

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