Generazione double face

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

 

Rita Cacciami di RITA CACCIAMI

Vice direttore de L’inchiesta Quotidiano

 

Facciamo chiarezza. Una volta si cresceva con dei riferimenti certi. Non tutti positivi. Ma granitici. Prendiamo l’infanzia e l’adolescenza. Belle. Degne di essere vissute. Anche se scandite da bollettini di guerra sotto forma di telegiornali. A partire dalla strage di piazza Fontana per finire con la strage di Bologna. Anni 70 e 80, anni di paura. E di conquiste democratiche. O eri per o eri contro. O con la Dc o lontano anni luce dai democristiani. Eskimo contro loden. Paninari contro pariolini.

A livello locale, muretto contro margiottini. E chi è di Cassino sa di cosa parlo. Liceo scientifico contro liceo classico. Bici contro vespa. Salame nel panino contro pizza bianca e mortadella. Mare o montagna. Se avevi il cane in casa il gatto era fuori. E viceversa. A 16 anni ci si chiudeva in camera a studiare. Seduti alla scrivania. E i genitori cercavano scuse assurde per entrare. Perché la porta era sempre chiusa. Figli contro genitori. Nessuna deroga.

Una mamma era riconoscibile. Non sembrava un’adolescente sfatta e maculata. Con unghie viola e piercing al naso. Così come un padre era un’autorità. Non un compagno di merende. Tatuato e con i capelli tinti. L’asilo era asilo, con i panierini profumati di merenda. E alle elementari imparavi prima la storia della tua città, stemma compreso. Poi quella dei tuoi antenati. Sulle pareti colorate c’erano le lettere dell’alfabeto. C’era perfino l’acca, questa sconosciuta. Ti insegnavano a mettere l’apostrofo. E a parlare di raspo, pampino e vinaccioli.

Poi sei cresciuto. Perché tutto questo lo hai dimenticato, con il tempo, non si sa. Anche se hai il master in tasca, apri un social e strascrivi. Ignorando le tue radici. Passando da un quoziente intellettivo medio-alto ad un bassissimo concetto di te. Almeno a giudicare da come ti esprimi. Sarà forse colpa dello struzzismo imperante. Quello che va tanto di moda. E che indossi all’occorrenza. Come quando mettevi il montone rovesciato. La pelliccia era sempre all’interno. Non potevi trasformarlo in un double face. Quello che siamo oggi.

Reversibili. Politicamente, ma anche dentro. Come adulti fasulli che fingono di essere autorevoli. E di avere un’idea, buona fino al prossimo incrocio. Mentre i nostri figli ci guardano sdraiati dalla loro stanza. Con la porta aperta.

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