Famiglie arcobaleno, la sindaca di Latina risponde a Tiziano Ferro: «Pronta a fare tutto quello che la legge mi consentirà». Ma la legge non lo consente
Tiziano Ferro le chiede di tutelare famiglie, unioni, amore, e di «accogliere la richiesta delle coppie omogenitoriali di registrare i loro bambini per concedere loro il presidio e la tutela di cui hanno bisogno». E la sindaca di Latina gli risponde che è «pronta a fare in questo senso tutto quello che la legge mi consentirà di fare, senza pregiudizi né riserve da parte mia». (Leggi qui: La lettera di Tiziano Ferro e l’anima libera di Latina).
Matilde Celentano, prima cittadina del Comune capoluogo pontino di cui il cantante è originario, ci ha ragionato sopra un paio di giorni. Poi ha preso carta e penna (digitali) e ha risposto all’appello.
Si… fa quello che si può
In primo luogo lei, che è sindaca di centrodestra, annuncia che il Comune «concederà il patrocinio al Lazio Pride, secondo le modalità e il programma della locandina protocollata in data 29 maggio, per la manifestazione che si terrà l’8 luglio a Latina». Meglio essere chiari ed evitare cambi dell’ultimo istante come quello avvenuto dopo il patrocinio dato dalla Regione Lazio: che si è ritrovata poi a patrocinare una manifestazione in favore dell’utero in affitto, ritirando l’appoggio. Indicando data e locandina, la sindaca si copre la schiena. (Leggi qui: La polpetta avvelenata sul Gay Pride che Rocca ha ingoiato).
«Mi ha chiesto di non voltarmi dall’altra parte e non l’ho fatto. Sono una donna, una madre, so cos’è l’amore e nutro un profondo rispetto per i sentimenti, le inclinazioni e le aspettative di chiunque cerchi di affermare la propria personalità e le proprie scelte usando gli strumenti del dialogo, del rispetto reciproco e dell’attenzione verso il prossimo». Giorgia Meloni sentitamente dovrà ringraziare: non poteva chiedere migliore dimostrazione di modernità da una sindaca della destra contemporanea.
«Sono anche il sindaco di tutti i cittadini della nostra città, nessuno escluso, e intendo prestare fede all’impegno assunto di rappresentare Latina in ogni sua dimensione e sfaccettatura, senza preconcetti. Torno a ribadire, nel segno del massimo rispetto, perché ritengo che la libertà sia un bene che tutti ci accomuna e che tutti, senza eccezioni, abbiamo il dovere di tutelare. Dobbiamo farlo senza ipocrisie, non soltanto pensando alla nostra libertà personale, ma a quella di tutti, anche quella di coloro le cui idee non condividiamo». Se prosegue altre due righe sorpassa il Pd a sinistra.
Ma all’atto pratico…
La sindaca di centrodestra dunque rompe gli indugi, di fronte ai diversi appelli (non solo quello di Tiziano Ferro) che le erano giunti in questi giorni. E li raccoglie, «affinché Latina continui ad essere accogliente, aperta, democratica, moderna ed europea, oggi più di ieri». E non era scontato, finora, immaginare che il Pride potesse ottenere il patrocinio del Comune.
C’è però una frase, nella sua lettera aperta, che si ferma proprio sul punto oltre il quale si passa al concreto. È quando dice, a proposito della registrazione dei bambini nati da famiglie omogenitoriali, che «è pronta a fare tutto quello che la legge consentirà di fare». Si trincera, dietro la circostanza che un sindaco non potrebbe andare contro la legge. Ed è un dato, che il Governo, già nel marzo scorso, aveva dato indicazione ai Comuni e ai loro servizi anagrafici di non registrare, nell’atto di nascita, i genitori omogenitoriali, ma solo quello che risulti essere il genitore biologico.
Arduo, dunque, immaginare che la Celentano possa aderire invece all’appello delle famiglie arcobaleno, che aveva inviato i sindaci a una “disobbedienza civile“, in favore della registrazione. Né è immaginabile un atteggiamento come quello del sindaco di Milano, Beppe Sala che, pur interrompendo le registrazioni, aveva a suo tempo in parte stigmatizzato le indicazioni del Governo.
La situazione di Latina
Ma qual è la situazione de facto a Latina, oggi? I bambini nati da famiglie arcobaleno possono essere registrati presso lo stato civile, ma – appunto – la legge non consente questo come automatismo, e dipende dal sindaco: il primo cittadino può firmare ma la Procura può anche revocare lo stato.
Se il sindaco dovesse rifiutarsi di firmare l’atto, il cittadino può impugnarlo ricorrendo alla giustizia. Ma, a oggi, non risulta che ci siano state richieste in tal senso.