L’allarme di Zingaretti e Gentiloni: «C’è poco tempo per rifare il Pd»

In poche settimane di governo l'alleanza gialloverde ha già bruciato 5 miliardi di euro a causa del raddoppio dello spread. In autunno c'è il rischio di un tracollo della maggioranza. Zingaretti e le forze che non stanno con Renzi chiedono di accelerare i tempi di riorganizzazione del Pd

Giovanni VITALE

per LA REPUBBLICA

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Nicola Zingaretti, con i suoi, non ne fa più mistero: “A questo punto il congresso prima si fa meglio è, la situazione sta precipitando e noi dobbiamo farci trovare pronti in qualsiasi momento“.

I continui dissidi interni al governo, il test autunnale sulla manovra e la temuta offensiva dei mercati hanno riacceso l’allarme dentro al Pd. Tornato in queste ore a interrogarsi sulla necessità di accelerare sulle primarie per evitare di tenere il Partito a bagnomaria, impegnato in un farraginoso percorso di ricostruzione – stabilito nell’ultima assemblea del 7 luglio e appena tradotto in cronoprogramma dal segretario Martina – che dovrebbe concludersi a febbraio con le primarie per la leadership nazionale, dopo il forum programmatico di fine ottobre.

 

Un allarme rilanciato anche da Paolo Gentiloni: “Non c’è molto tempo per preparare una alternativa – avverte l’ex premier in un post su Facebook, sottolineando che in poche settimane il governo gialloverde ha fatto perdere all’Italia “5 miliardi per il raddoppio dello spread. E i costi potrebbero crescere già prima dell’autunno“.

Dunque il rischio che il congresso arrivi troppo tardi c’è, “in ogni caso non va procrastinato oltre, come qualcuno sembra volere“, è l’avvertimento che gli altri big indirizzano ai renziani, sospettati di voler rimandare tutto a dopo le Europee. Con una strategia che prevede di affermare pubblicamente l’urgenza del congresso (“Bisogna restituire al più presto la parola ai nostri iscritti ed elettori” ribadisce il deputato ultrà Luciano Nobili) salvo lavorare per farlo slittare, in assenza di un nome in grado di vincere ai gazebo. Graziano Delrio, l’unico spendibile, continua infatti a dirsi indisponibile, anche se Renzi confida di convincerlo. Ma se si scavallasse l’estate 2019, è la speranza dei fedelissimi, l’ex segretario potrebbe tornare in pista e candidarsi un’altra volta alla guida del Pd. Lui intanto si è detto convinto che “presto toccherà di nuovo a noi” e prepara la Leopolda di ottobre “che andrà oltre i confini del Pd“.

 

 

Ma l’ipotesi di un ritorno in gara di Renzi è indigesto ai più. Lo ha detto chiaro Dario Franceschini ai suoi parlamentari, riuniti a cena martedì sera dopo la chiusura di Camera e Senato: “Per noi l’ipotesi di un rinvio non sta né in cielo né in terra“, ha scandito, “il congresso serve per rilanciare il partito e noi dobbiamo farlo in tempi stretti.
A Cortona (dove a fine agosto si terrà il seminario della sua Areadem, ospiti Gentiloni, Martina e Zingaretti, ndr) formalizzeremo la nostra posizione“.

 

Gentiloni, Minniti, Franceschini, Madia: quasi tutti i big ormai parlano di una crisi di governo e di elezioni anticipate come una possibilità concreta. Zingaretti di certo non intende sottovalutare gli scricchiolii della maggioranza gialloverde. “Ci vuole un nuovo Pd per una nuova alleanza“, dice. “E per rendere credibile questa sfida serve un nuovo gruppo dirigente. Un collettivo con una diversa idea di leadership“. Non a caso non sarà un agosto di vacanze, il suo.

 

Per tutta l’estate proseguirà gli incontri con amministratori, associazioni laiche e cattoliche, ma anche reti più organizzate come “Italia in Comune” dei sindaci Pascucci e Pizzarotti. In cima ai desiderata un nome, corteggiatissimo (e sondato) anche dai renziani: Marco Bentivogli, segretario dei metalmeccanici Cisl, l’uomo che sta dando filo da torcere a Di Maio sull’Ilva. L’hanno cercato in tanti per averlo in squadra, “ma a tutti ho dato la stessa risposta: amo il mio mestiere e intendo continuare a farlo. Credo sia più utile al Paese ciò che io e il mio sindacato stiamo portando avanti: la riscrittura del sistema di tutele e del nuovo lavoro“.

In attesa magari che il Pd si chiarisca le idee.

 

 

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