Gilet azzurri, piazza vuota e la crisi dei moderati

La piazza non è nel dna di Forza Italia. Non lo era neanche per la Dc che non riempiva le piazze ma le urne. Qui però è un'altra storia. I gilet azzurri sono la dimostrazione di un limite

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Certo non erano tanti i gilet azzurri questa mattina in piazza, una Forza Italia che deve “inventarsi” una piazza che non è nelle sue corde. C’erano Pino SimeoneAlessandro Calvi, Giovanna Miele ma era come giocare fuori casa. Esiste un nodo, il rapporto tra l’evidenza (la piazza) e la sostanza (il sentire della gente). La Dc non riempiva le piazze ma le urne, l’inverso dei comunisti.

Oggi però esiste un tema “moderato”, l’idea che non c’è solo l’Italia di Matteo Salvini con le sue paure, o quella di Luigi Di Maio con la sua eterna sindrome da Peter Pan, e l’elemosina fatta legge. La povertà non è non avere, è dipendere da un altro, la povertà si batte con la dignità del lavoro, non con la pietà dell’elemosina.

Esiste un mondo normale, di gente normale. Maurizio Landini, neo segretario della Cgil, ha detto che abbiamo due viceministri che si occupano di lavoro senza che nessuno ha mai lavorato, dicono di volersi occupare dei poveri e non sono mai stati poveri. Un paese di curatori ignari di medicina, di giustizialisti con una vaga idea di giustizia, o soloni di scuola la cui conoscenza è inversamente proporzionale alla frequenza.

Il nodo moderato è qui, fin quando il delirio della disconoscenza farà premio al dilettantismo la questione resterà aperta e le piazze vuote, e la percentuale dei votanti decrescerà. 

Forza Italia faceva il pieno in una Italia che sognava, 25 anni fa, di farsi moderna con l’intrapresa delle partite Iva, oggi è tempo della sopravvivenza del reddito di cittadinanza, ieri promettevano posti di lavoro, oggi pensioni. Il mondo cambia e capisci la piazza, ma quella piazza è una storia.

Andrà così per sempre? No, fino a quando qualcuno avrà bisogno di saggezza.