Un museo per Giorgio, il gigante che scoprì i nostri antenati guardando le stelle (di F. Dumano)

Giorgio Copiz è stato uno dei padri dell'Archeoastronomia. Fu lui a scoprire che le antiche città ciociare vennero edificate seguendo la posizione delle costellazioni. Si è spento sabato, senza riuscire a realizzare il museo che avrebbe voluto per la città

Un gigante. Non solo per i suoi due metri o poco più di statura. Ma per le cose che sapeva, quanto le conosceva, come le sapeva spiegare. Giorgio Copiz è stato un gigante della Cultura del nostro territorio.

Fisicamente, per raggiungerlo… altro che tacco 12 dovevi portare. Con la sua statura culturale invece… forse osservava il cielo con un’ altra prospettiva, tanto da diventare il pioniere dell’Archeoastronomia. È stato tra i primi al mondo a combinare gli studi archeologici con la passione per l’astronomia; ha intuito così che per capire l’archeologia bisognava osservare l’astronomia con lo stesso sguardo dei nostri antenati.

Friulano di origine, si stabilisce a Frosinone, una terra amara per chi si dedica alla cultura e alla ricerca. Se fosse vissuto nella Capitale oggi sarebbe il Piero Angela dell’Archeoastronomia. Come tutti i pionieri ha subito l’ostracismo da parte dei conservatori ingessati.

Invece aveva ragione Giorgio Copiz. Aveva intuito che gli antichi costruttori osservavano il cielo, tanto da formare sulla terra la costellazione dei Gemelli nelle località fondate, secondo la leggenda, da Saturno. Fu lui a scoprire le città cosmiche, cioè costruite in località che unite tra loro con un tratto di penna disegnano alla perfezione la costellazione. Una perfetta coincidenza con i luoghi del Basso Lazio. Così Castore trova posizione a Trevi nel Lazio e Polluce ad Anagni.

Una coincidenza? Per stabilirlo, il gigante Girgio Copiz si mise ad esaminare la posizione delle altre antiche città del Lazio e le mise in relazione alla collocazione degli astri nel firmamento. Scoprendo così che le corrispondenze erano molte. Troppe perché si potesse parlare di una fortuita combinazione.

Allargò allora la sua analisi cielo/terra a tutto il Lazio meridionale. Scoprendo così gli schemi di numerose altre costellazioni con un’approssimazione mai inferiore all’80%. Ha scoperto insomma, che le più antiche città del Basso Lazio sono state costruite dai loro remotissimi e ignoti fondatori in maniera da ripetere sulla nostra Terra la disposizione che hanno nel cielo le stelle di numerose costellazioni. 

Dipendente della Provincia, settore Cultura, negli anni ’80 con
un censimento delle mura arriva a dimostrare questa tesi.

Per anni ha cercato di realizzare un museo etno storico. Esperto di tradizioni ha collezionato oggetti della tradizione. Ogni tanto generosamente apriva dei locali per mettere a disposizione le sue ricerche. L’ultimo credo sia stato sotto i Portici a Frosinone. Locale che ha visto anche
esposizione di mostre.

Esperto conoscitore di erbe e di miti, sapeva raccontare e affascinare grandi e piccini con il suo parlare. Tra quei piccini incantati anche il nipotino Niccolò, oggi studente del liceo Artistico con una grande passione per la mitologia.

Ma Giorgio scriveva anche poesie. L’ultima, Preghiera, parla di un mendicante che ritorna al paese natio e sulla riva del fiume trova una vecchietta in lacrime.

L’incrociavo spesso con la sua macchina che era un trasloco perenne di ”scoperte fatte” e di materiale rinvenuto.

Se n’è andato sabato, dopo una lunga malattia, senza vedere realizzato il suo sogno del museo.

Una speranza che nasca a Frosinone un museo dedicato a lui con l’immenso patrimonio che ha curato, sarebbe il giusto riconoscimento per una vita dedicata alla scoperta ed alla conoscenza.