Il grande segno dei tempi che cambiano: dalle spiagge sono spariti i giornali. Per essere sostituiti dagli smartphone. Prima, sotto ogni ombrellone era un aprire di ali. E dalla testata capivi chi avevi di fronte.
Non lo avevo capito… Poi ci ho pensato, ripensato. Pensato ancora. C’è qualche cosa che mi manca al mare. Era come un giallo… La sabbia c’era, il mare pure, il sole neanche a parlarne, gli asciugamani sempre colorati. Ma cosa mancava? Sono anni, che ci penso, ma che manca? Poi la traccia, un indizio. Tutti guardavano lo smartphone, con cupidigia, qualcuno ci pure telefona. Ma prima dello smart come si faceva? Ed ecco la svolta alla Poirot: mancano i giornali, i quotidiani ma anche i rotocalchi.
Quando ero piccolo, anni ’60, di questi tempi al mare arrivavano anche i commenda: le mogli villeggiavano da giugno, loro si facevano questa settimana, poi di nuovo a Roma e le signore allungavano settembre.
La spiaggia era un aprire di ali ad ogni ombrellone e dalle ali che si aprivano capivi le storie dell’ospite. Se aveva Il Messaggero era come targarsi Roma in ogni parte d’Italia, era dichiararsi aperto ma moderato. Poi ogni tanto qualche Il Tempo e dietro uomi severi, con un poco di nostalgia per un ordine che non c’era stato.
Rigorosi erano quelli con L’Unità, seri, gente che aveva sulle spalle il peso del mondo. Un poco più leggeri quelli di Paese Sera. Trasgressivi quelli che osavano con L’Espresso.
Non c’era ombrellone senza la sua edicola, con le signore che andavano di Gente, Oggi, Intimità. I vicini di ombrellone si sondavano attraverso questa “targa”, brutto se quello de Il Tempo capitava con uno de L’Unità, o Paese Sera, meglio se agli ultimi due capitava un Il Messaggero.
Se avevi Il Giorno di Mattei era proiettato in un futuro che non ci fu mai, ma sarebbe stato bello. La domenica c’era anche qualche Famiglia Cristiana.
Naturalmente se avevi Il Corriere della Sera e non eri di Milano, se non eri ministro eri capo personale del Ministero .
Ora? I device sono tutti eguali, nella medesima corsa all’ovvio.
Ecco cosa mi mancava: i giornali, che poi papà con L’Unità, letto tutto, ci faceva il cappello, per lui e per noi. Roba da uomini, da edili, da muratori, fatti ed in testa avevamo una corona, ma comunista. (leggi qui tutti gli articoli di Lidano Grassucci)