Il giorno della vergogna per i sindaci incapaci e senza attributi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Ora non hanno più alibi. La maschera dietro alla quale molti sindaci si sono nascosti per anni è caduta. In tribunale a Frosinone è andato in scena il pubblico svergognamento di quei sindaci che non si presentano alle assemblee di Acea per paura di dover prendere una decisione, di quelli che non vanno all’approvazione dei conti della Saf nel timore di trovarsi di fronte ad un bilancio del quale non capiscono niente e poi la Corte dei Conti li chiami a rispondere. E’ stato lo sbugiardamento per tutti quelli che dopo essersi fatti eleggere non fanno niente per i loro paesi per paura di doverne rispondere.

A togliergli la maschera e dire che ‘il re è nudo‘ è stato uno dei principi del foro. Sandro Salera appartiene a quella generazione che ha studiato sul codice Rocco ma si è trovato meglio con quello innovato da Vassalli, è citato nei massimari della Cassazione per il Diritto del Lavoro ma difende assassini in Corte d’Assise, ha fatto l’esame di Retorica Forense ma non la usa in udienza, pare che alla figlia abbia detto «Il giorno in cui mi sentirai fare un’arringa fatta più di parole che di sostanza, toglimi la toga e le chiavi dello studio».

Con il suo stile asciutto, l’altro giorno ha messo con le spalle al muro un’intera schiera di sindaci. Dimostrando che o sono incapaci o non hanno gli attributi necessari per governare.

Lo ha fatto nel corso della sua arringa in difesa dell’ex presidente della Provincia di Frosinone Giuseppe Patrizi. E’ accusato di avere nominato un dirigente al settore Ambiente che non aveva i requisiti (leggi qui il precedente), di avere violato le norme sull’ambiente nella splendida valle di Canneto (leggi qui il caso Canneto).

Codice alla mano, l’avvocato Salera ha dimostrato che la nomina del dirigente messo a capo del settore Ambiente della Provincia di Frosinone non era illegittima e che una lunga serie di sentenze ha chiarito come la nomina di un dirigente sia fiduciaria e non debba passare attraverso un concorso. Ma questo c’entra nulla: è solo la premessa.

Il nodo sta in questo passaggio dell’arringa: «… perché, se anche per assurdo, la nomina del dirigente fosse stata illegittima, non sarebbe stato reato. La Cassazione non lascia margini ad interpretazioni: l’obiettivo primario del pubblico amministratore è quello di dare un risultato utile alla collettività.

In pratica: prima viene il bene della collettività e poi tutto il resto.

Ha proseguito l’avvocato: «Nel momento in cui è avvenuta quella nomina, tutte le istituzioni rivendicavano la necessità di un veloce smaltimento delle pratiche di autorizzazione Ambientale, perché se non fossero state completate entro il 31 dicembre 2012 decine di aziende avrebbero dovuto chiudere, con ricadute occupazionali e sociali catastrofiche per la provincia di Frosinone. Se anche il pubblico amministratore avesse fatto una illegittimità per arrivare a quel risultato di utilità generale e collettiva non sarebbe stato comunque reato».

Una lezione per i sindaci. La stessa che aveva impartito qualche anno prima, in diretta televisiva, il senatore Francesco Scalia. Erano gli anni in cui stava in Regione e Antonello Iannarilli gli era subentrato a palazzo Iacobucci. nel giro di poco tempo, l’ex presidente della Provincia si ritrovò al centro di una serie di denunce per il modo in cui erano stati tenuti e gestiti i conti (tutte archiviate, per la cronaca). Sbalordendo tutti, Scalia disse: «Lo so benissimo che le cose stanno come dice Iannarilli e che le norme dicono che non si poteva fare: ma il giorno in cui un magistrato dovesse chiamarmi a risponderne gli dirò ‘E cosa dovevo fare, lasciare tutto fermo quattro anni per rispettare la burocrazia? Le opere le ho realizzate, sono lì e tutti le possono vedere; nessuno ha sprecato un centesimo, nessuno ha avuto un soldo in più di quello che gli spettava. Mi dica lei signor giudice quale altro modo di amministrare avrei dovuto usare’».

Francesco Scalia non è stato condannato. Sandro Salera ha ribadito il concetto. I sindaci ora non hanno più alibi. A chi non ha il coraggio di fare le scelte e di governare, resta solo la vergogna.